Una scintilla di luce, Parte 2
Il sole era alto nel cielo quando all’orizzonte comparve la città di Suramar. La Fanciulla di Azeroth li aveva portati fin lì senza troppi intoppi. Il mare era stato clemente, e per tutto il viaggio il mercantile aveva navigato scivolando dolcemente sulle onde e sospinto dal vento.
“Ci sei mai stato?” chiese Cadun al suo compagno accanto a lui, mentre osservava attento l’orizzonte.
“No”, rispose Kentel. “Ma so che è una tipica città eflica. Certo, non sarà stato facile per loro restare isolati per più di diecimila anni…”
“Un isolamento voluto”, osservò il tauren.
Kentel annuì. “Ora però dobbiamo pensare a trovare questa Reyra… e non penso che sarà facile.”
“Beh, almeno sappiamo con certezza che è qui”, rispose Cadun mentre Suramar prendeva sempre più forma davanti ai loro occhi. “Certo, potrebbe essere ovunque, e non abbiamo idea di chi sia quella A della lettera… ma essere qui è comunque un inizio.”
Il draenei diede una pacca sulla spalla del tauren. “Hai ragione, amico mio. Ora andiamo, prepariamoci allo sbarco.”
Quando misero piede a terra, gli occhi dei due sciamani si riempirono di meraviglia. Suramar, la capitale dei Nobili Oscuri, era magnifica nella sua imponenza ed eleganza. Ovunque volgessero lo sguardo, Kentel e Cadun vedevano alte strutture dallo stile raffinato degli elfi, strade adornate da bellissime piante di colore violetto, blu e rosso. E poi ponti che collegavano un distretto all’altro e soprattutto un gran numero di barche. L’acqua era certamente un elemento centrale di quel posto, con diversi canali e fontane che potevano essere viste in diversi punti della capitale.
“Iniziamo a farci un giro”, propose Kentel. “Siamo arrivati nelle ore centrali della giornata, magari siamo fortunati e troviamo Lady Reyra in una di queste strade.” Cadun approvò, e i due sciamani si misero in marcia. Le strade di Suramar erano affollate quel giorno, tanto da far chiedere al tauren e al draenei se quella fosse la normalità per la capitale. Si vedeva gente praticamente ovunque. I due provarono a chiedere in giro se qualcuno conoscesse Reyra, e sebbene diversi risposero affermativamente, nessuno seppe dire loro dove si trovasse precisamente. Alcuni si stupirono persino nel sapere che la paladina si trovasse proprio lì a Suramar.
Arrivarono così ad una grande piazza, a nord della quale erano poste due enormi statue di elfi che sorreggevano nelle mani due libri aperti. Anche lì, la gente non mancava. Anzi, sembrava essercene addirittura di più che nelle altre strade. L’attenzione di Kentel e Cadun fu catturata da una bacheca, posta sul lato apposto della piazza rispetto a quello in cui si trovavano i due sciamani.
“Diamo un’occhiata lì”, disse Kentel. “Potremmo leggere qualche annuncio che ci porti a Reyra.”
“Buona idea”, concordò Cadun. “Magari qualcuno può aver bisogno d’aiuto e può dirci dove si trova…”
Sulla bacheca c’erano gli annunci più disparati. Chi cercava una scorta per andare a Northrend, chi organizzava tornei, chi si offriva per fare da guida turistica in città… Ma niente che potesse essere in qualche modo riconducibile a Reyra.
Kentel e Cadun stavano ancora leggendo quando furono affiancati da un elfo del luogo, dalla pelle di un viola scuro e dai lunghi capelli bianchi legati in una coda.
“Scusate…”, disse con voce sommossa. Aveva in mano un rotolo di pergamena, che affisse in bacheca. I due sciamani lessero.
“Rimozione marchi magici e maledizioni. Offro i miei servigi a chiunque mi aiuti con una certa faccenda. Non mi fido di scrivere in queste righe i dettagli, se interessati, raggiungetemi nella mia dimora.”
Kentel e Cadun lessero anche il nome di chi aveva fatto quell’annuncio. Un nome certamente non comune, che nessuno dei due aveva mai sentito prima. “Xly“.
“Questi elfi sono davvero fissati con la magia”, disse Cadun dopo aver letto l’annuncio. Ma la risposta dell’elfo accanto agli sciamani lo spiazzò.
“Xly è un tauren, non un elfo”, disse con tono infastidito. “Siete forse interessati? Se così fosse trovate la sua residenza poco fuori città.” Concluse prima di voltarsi ed andare via, senza dare ai due sciamani modo di replicare.
“Non sembra essere il nostro giorno fortunato, dopotutto…” sentenziò Kentel con rammarico, quando un urlo proveniente dal centro della piazza fece scattare i due.
Un’elfa stava gridando aiuto mentre un bambino era accasciato vicino a lei. Sembrava disperata. Immediatamente un gran numero di persone si raccolse attorno alla donna e al bimbo. Kentel e Cadun non ci pensarono due volte e corsero verso di loro, sgomitando e cercando di farsi largo tra quei curiosi.
“Fateci passare!” urlava prima uno e poi l’altro. “Possiamo aiutare quel piccolo, fate largo!”
Ma quando riuscirono ad attraversare la folla, trovarono già qualcuno che stava prestando soccorso. E non una persona qualunque.
Una giovane elfa del sangue dalla corporatura snella ed agile e dai lunghi capelli rossi era inginocchiata accanto al bimbo. Gli teneva la mano, mentre l’altra era a qualche centimetro dalla fronte del piccolo, ad emettere una luce dorata. L’elfa stava anche cercando di tranquillizzarlo. Ed in pochi secondi, il bambino tornò ad avere un respiro regolare e ad aprire gli occhi.
“Va tutto bene, adesso”, disse in tono dolce l’elfa del sangue accarezzando il volto del piccolo mentre gli regalava un sorriso. La donna abbracciò il figlio, rivolgendosi poi alla colei che l’aveva salvato.
“Grazie, grazie!” disse mentre lacrime le scendevano dagli occhi. “Vi devo la vita di mio figlio!”
L’elfa del sangue si alzò, mentre la folla di curiosi iniziava a disperdersi. Non era vestita con l’armatura tipica dei paladini, ma indossava invece delle brache rosse ed una camicetta bianca. Due occhi di uno sfavillante verde smeraldo le impreziosivano il volto dai lineamenti un po’ severi ma che non avevano perso la grazia tipica degli elfi.
“Non dovete ringraziarmi”, esordì l’elfa del sangue rivelando una voce dal tono deciso. “Curare è il dovere dei paladini, ho fatto solo il mio dovere. Ma prestate attenzione! Presto vi farò avere delle pozioni per eliminare definitivamente il problema del vostro piccolo, ma state attenta a non esporlo a fonti di magia.”
La donna annuì, e dopo altri ringraziamenti afferrò la mano del figlio e andò via.
“Dovete essere più veloci se volete aiutare le persone”, disse l’elfa rivolta a Kentel e Cadun mentre la piazza di Suramar tornava ad animarsi.
“Abbiamo fatto più in fretta che potevamo”, rispose il draenei. “Di certo tutte queste persone qui intorno non hanno aiutato…”
“Siete voi Reyra?” Intervenne il tauren, cercando la conferma di ciò che i due sciamani avevano già intuito.
“Chi lo vuole sapere?”
“Io sono Cadun, e lui è Kentel. Siamo due sciamani del Circolo della Terra. Vi stavamo cercando.”
L’elfa del sangue li guardò brevemente, poi rispose. “Lady Reyra. Si, sono io. Perché mi cercavate?”
“Ho una strana ferita al braccio”, intervenne Kentel. “Abbiamo provato con le nostre arti a curarla, ma qualsiasi incantesimo o pozione che abbiamo provato non ha sortito effetto. Sappiamo che siete una guaritrice rinomata, abbiamo pensato che potevate aiutarci.”
Quelle parole dovevano aver in qualche modo incuriosito Reyra, poiché i due sciamani notarono l’interesse comparire sul suo volto.
“Presumo che la ferita in questione sia sotto quella fasciatura” disse l’elfa indicando il braccio del draenei. “Fatemi dare un’occhiata.”
Kentel si stranì. “Qui…? Adesso?”
“Si”, rispose Reyra avanzando verso di lui. “Ho bisogno di controllare una cosa”. Lo sciamano si tolse quindi le bende e scoprì la strana ferita composta da neri cerchi concentrici sul suo braccio. Reyra lo afferrò, osservandola attentamente.
“Questo è davvero curioso…” disse con un sussurro di voce mentre passava un dito sui cerchi. Poi lasciò la presa.
“Puoi togliere quelle bende”, disse rivolgendosi a Kentel. “Venite con me, parleremo di questa cosa altrove.”
“Da A?” chiese Cadun.
Reyra si fece sospettosa. “Come sapete…?”
Il tauren allora porse la lettera che avevano trovato ad Orgrimmar all’elfa. “L’abbiamo trovata nella vostra abitazione di Orgrimmar.”
Reyra afferrò la missiva e la guardò. “Forse sarebbe stato più prudente bruciarla… E come sapevate che mi trovavo qui a Suramar?”
“Ce l’ha detto un mercante di cristalli”, rispose Kentel.
“Un mercante di cristalli?” Ripeté la paladina visibilmente stranita. “Non importa”, disse poi con un cenno della mano. “Venite, andiamo”, concluse voltandosi e iniziando a camminare.
Percorsero diverse strade, parlando poco. Cadun tuttavia non riuscì a non porre una domanda.
“Chi è A?”
“Una mia amica”, rispose Reyra senza rallentare il passo quando arrivarono ai piedi di una lunga scalinata. “Piuttosto, vi avverto che è un’elfa insolita rispetto a quello a cui potreste essere abituati a vedere.”
“Che intendi?” Chiese Kentel.
“Che è una ragazza un po’ sopra le righe… Lo vedrete voi stessi. Ma non dite che non vi avevo avvisato.”
E quello che videro in cima alla scalinata fu effettivamente qualcosa di certamente insolito. Sull’uscio di quella casa che trovarono alla fine dei gradini, i due sciamani videro una nobile oscura dal corpo tonico, snello e slanciato. Aveva la pelle chiara, i capelli di un colore viola, lisci come la seta, negli occhi due perle d’argento. Le forme ben definite, con un seno ben proporzionato. Ma se quello era tutto sommato nella norma, ciò che stupì Kentel e Cadun fu tutto il resto. L’elfa, indubbiamente molto attraente anche per gli standard della sua razza, indossava solo un seducente body di colore nero.
Il tauren e il draenei notarono che la ragazza aveva un tatuaggio in entrambe le cosce, anche se da quella distanza non riuscirono a distinguerli. In una mano teneva un calice di vino rosso mentre nell’altra… un teschio.
Stava cantando sulle note di una musica proveniente dall’interno della casa, quando una voce rude la interruppe. Era quella di un orco, di rientro in un’abitazione poco distante.
“Copriti, stupida lealista! Qui non siamo nel dominio della tua Regina traditrice!”
La risposta della nobile oscura non tardò ad arrivare, né nei tempi, né nel tono.
“Fottiti, ribelle del cazzo! Non ti piace che abbia solo questo addosso o sei dispiaciuto di non potermelo strappare?”
L’elfa del sangue insieme ai due sciamani scosse la testa, poi chiamò l’altra elfa per nome.
“Alucarynn!”
Quest’ultima si voltò verso il trio e sorrise alla vista della paladina.
“Reyra!” esclamò. Guardò l’orco, poi di nuovo l’elfa del sangue. Lanciò il teschio che teneva in mano all’interno della casa. “Vieni”, disse poi, prima di svuotare il calice di vino rosso in bocca. Si avvicinò a Reyra, le prese il volto tra le mani e la baciò, facendo contemporaneamente il dito medio in direzione dell’orco.
“Assaggia il vino.” Disse poi alla paladina quando le loro labbra si staccarono.
Reyra accettò quel bacio passivamente. “Datti un tono!” disse poi all’amica con voce di rimprovero. Alucarynn sembrò non ascoltare le sue parole. Guardò Cadun e Kentel.
“E questi due?” Oltrepassò Reyra, dirigendosi verso i due sciamani. Essi allora videro che i due tatuaggi erano una rosa sanguinante e un demone avvinghiato ad a un’elfa.
“Ciao, bel torello…” disse la nobile oscura rivolgendosi a Cadun mentre un suo dito percorreva dal basso verso l’alto il petto dello sciamano. Poi si spostò da Kentel.
“E che abbiamo qui? Un draenei pieno di muscoli…” l’affusolato dito ripeté il gesto, stavolta lungo il braccio di Kentel. Alucarynn si girò e tornò da Reyra.
“Addirittura due? Ce li dividiamo, vero? Non vorrai tenerti tutto questo ben di dio, per te! Al massimo ci divertiamo tutti insieme!”
La paladina sbuffò. “Piantala, Alucarynn! Questo draenei ha lo stesso marchio del tuo amico, per questo l’ho portato qui.”
Kentel e Cadun si presentarono. La nobile oscura sembrò delusa.
“È già arrivato il momento di rovinare tutto conoscendoci veramente?” Si diresse verso la casa. “Dai, forza, entrate.”
La casa di Alucarynn non era particolarmente grande. Ma era davvero piena, di oggetti comuni quanto di altri… lugubri.
Kentel e Cadun videro teschi, candelabri, cristalli… Il colore predominante era il nero.
“Quante volte ti ho detto di lasciar perdere quell’orco? Lo sai come la pensano sui lealisti…” disse Reyra rivolta all’amica mentre si sedeva ad un piccolo tavolo, invitando i due sciamani a fare lo stesso, nella sua voce c’era esasperazione.
“Ed io quante volte ti ho detto che taglierei il cazzo a tutti i ribelli e glielo appenderei al collo? Almeno si ricorderebbero di avere le palle, forse!” Rise. “Vado a farmi una doccia, tu parla pure con i tuoi ospiti”, annunciò prima di sparire dietro una porta.
Seguì qualche attimo di silenzio.
“Decisamente sopra le righe”, disse Cadun con dell’imbarazzo nella voce. Kentel nel frattempo stava pensando alla questione dei lealisti e della ribellione. Si erano ripromessi di non toccare temi politici fino a quando si potesse evitare, ed aveva intenzione di mantenere quella linea.
“Hai parlato di un marchio… di un’altra persona che lo aveva…” Il draenei voleva andare subito al punto.
“È così”, rispose Reyra appoggiando le braccia sul tavolo. I suoi occhi verdi guardarono dritti in quelli di Kentel. “Sono venuta qui perché ad un amico di Alucarynn è comparsa una cosa simile sul collo. Ho indagato, cercato di curarla, ma nulla. Sono arrivata alla conclusione che si tratta di un marchio magico. Lui non mi ha saputo dire chi gliel’ha applicato, né fornirmi indizi utili. Voi potete aiutarmi a capire?”
Kentel scosse la testa. “Mi sono ritrovato questa cosa da un giorno all’altro. Non ho avuto contatti con nessuno in particolare, né arrecato torti o danni ad alcuno. Ed ora tu mi dici che è un marchio… veramente, non capisco.”
L’elfa del sangue prese una moneta che era sul tavolo e la lanciò contro il muro, in un gesto di stizza. “Maledizione!” La rabbia era presente nelle sue parole. “Quando ho visto che anche tu avevi il marchio, speravo di riuscire a capirne di più! E invece ancora niente! Sono giorni che provo di venirne a capo. Ho consultato tomi, fatto ricerche, nulla! Non c’è traccia da nessuna parte di una…”
Ma la paladina non riuscì a finire la frase che venne interrotta.
“Reyra, sai per caso dove sono i miei vestiti?” Alucarynn era tornata… con niente addosso. Kentel e Cadun abbassarono quanto più rapidamente poterono lo sguardo, ma non abbastanza da non accorgersi della totale assenza di peluria nella nobile oscura. L’elfa del sangue invece prese un lungo panno che si trova lì vicino e lo lanciò all’amica.
“Ci potevi pensare prima invece di presentarti qui in questo modo! Sei sempre la solita!”
Alucarynn afferrò il panno, ma invece di coprirsi, lo usò per asciugarsi i capelli. “Ma rilassati, Reyra! Non sarà mica la prima volta che i nostri amici vedono una donna nuda!” Sorrise maliziosamente. Kentel e Cadun continuavano a fissare il pavimento.
“Allora, questi vestiti?”
“L’ultima volta che li ho visti erano di là, tieni sempre tutto in disordine…”
“Parli tu…” rispose sarcastica la nobile oscura mentre fece per muoversi verso una stanza vicina. Ma l’elfa del sangue la fermò.
“Ferma lì!” intimò. Poi si rivolse al tauren. “Cadun, ti dispiace?”
Lo sciamano se possibile si sentì ancora più in imbarazzo. “N-no, certo…”
Si alzò ed entrò nella stanza attigua. Il caos regnava sovrano. Libri, oggetti vari, vestiti… Tutto era in confusione. Cadun prese quelli che giudicò essere i vestiti di Alucarynn, poi il suo sguardo cadde sulla piccola scrivania in fondo alla stanza. Su di essa c’era un singolo libro, molto piccolo in realtà, ed aperto. Non doveva farlo, ma la curiosità lo vinse. Sporse lo sguardo. Le pagine erano indicizzate per data, scritte mano. Cadun capì si trattasse di un diario. Provò a leggere.
“Elfa di luce, persa in un buio labirinto, mi chiedo se tu vedi me come io vedo te. Quei tuoi dolci ma così oscuri occhi, tormentati da un sonno senza sogni… È il tuo fantasma che vedo nello specchio? Sogno mio più caro, ti sento mentre provi a toccarmi… Ti prego, apri i tuoi occhi e dimmi che stai bene. Questo calice si rompe al tocco più delicato, come te, bellezza prigioniera della notte eterna…”
La voce di Alucarynn lo raggiunse dall’altra stanza.
“Tutto bene, lì dentro, bel torello?”
“S-si, arrivo!” Cadun si affrettò a prendere i vestiti ed uscì, poi li porse alla nobile oscura, sempre con lo sguardo abbassato, cercando di non guardare. Ma i suoi occhi colsero una frase incisa su una natica dell’elfa.
“I demoni sono i migliori amici di una ragazza.”
Il tauren si sentì arrossire, e cercò subito di distogliere la sua mente da quella situazione.
“Kentel, ho pensato che potremmo andare dal tipo dell’annuncio. Parlava di rimozione di marchi magici e maledizioni…” Guardò Reyra. “E potrebbe essere d’aiuto anche per te!”
“Di che parlate?” chiese la paladina. “Abbiamo letto un annuncio poco prima d’incontrarti. Un tipo, un tauren a quel che ci è stato detto, offre i suoi servigi gratuitamente se lo si aiuta con una certa faccenda non meglio specificata…”
Reyra si portò la mano sul piccolo mento, ed assunse un’aria pensierosa. “Sembra qualcosa di losco… Ma da qualche parte dovremo pure iniziare. Rimozione marchi magici eh? Sapete anche dove si trova?”
“Ci hanno detto che ha una residenza fuori città”, rispose Cadun che intanto era tornato a sedersi.
“Allora andiamo!” disse impaziente Alucarynn, che intanto aveva finito di vestirsi. “Non ho intenzione di starmene qui da sola a rompermi le palle con i fottuti ribelli.”
Trovandosi tutti d’accordo il gruppo si mise in marcia verso l’uscita della città.
“Come mai c’è tutta questa gente in città?” Chiese Kentel stupito da quel gran numero di persone in giro per le strade, mentre giravano l’angolo. Ne aveva già visto di tutte le razze dell’Orda. Orchi, Elfi del Sangue, Forsaken, Troll, Tauren… Tutti affollavano i luoghi centrali di Suramar, con una particolare concentrazione davanti ad un alto edificio.
“Vanno alla mostra”, rispose Reyra.
“Mostra?” Cadun si chiese che genere di mostra potesse attirare tutta quella gente.
“Si, c’è una mostra artistica, qui a Suramar, in questi giorni”, spiegò ancora la paladina.
“E chi sarebbero questi artisti?” chiese curioso Kentel.
“Artiste!” Lo corresse Alucarynn. “Nihilora e Minrhael… due che vedrei bene nel mio letto!” disse con il desiderio nella voce, accompagnato da una risata.
Reyra sbuffò, scuotendo il capo.
Kentel e Cadun avanzavano dietro le due ragazze. Il tauren continuava a pensare a quelle frasi lette nel diario di Alcarynn. Cosa significavano? A chi erano riferite? Fece un cenno a Kentel.
“Cosa te ne pare?” chiese a bassa voce.
“Sembrano degne di fiducia…” rispose il draenei guardando le due elfe.
“Questa Alucarynn… Non ti sembra… strana?”
“Beh, Reyra ci aveva avvertito che fosse sopra le righe…”
“No, intendevo… Secondo te non nasconde qualcosa?”
Kentel guardò l’altro sciamano. “Sospetti qualcosa?”
“Non lo so… Ma c’è qualcosa che…”
“Ed eccoci qua!” Annunciò Reyra. Erano arrivati alle porte di Suramar. “Andiamo un po’ a vedere che faccia ha questo Xly…”
Illustrazione in evidenza di TamikaProud.