Una scintilla di luce, parte 10
Yazeed girò l’angolo, noncurante dell’accesa discussione che stava avvenendo poco distante da lui.
“Sarà la centesima volta che le dico di spostare il suo carro da davanti il mio laboratorio!” stava inveendo un umano che dalle vesti si sarebbe detto essere un mago.
“Io ero qui da prima che voi vi trasferiste e nessuno si è mai lamentato” ribatteva un un orco, chiaramente un mercante. “Non sacrificherò i miei affari per un vostro capriccio!”
Lo gnomo non avrebbe mai saputo come si sarebbe risolta quella questione. Le strade di Dalaran quel giorno erano particolarmente affollate. Non che negli altri giorni fosse tanto diverso. Nella città magica c’era sempre un gran via vai, e di tutte le razze anche, essendo una città neutrale e per giunta in tempi di pace.
‘Che ribrezzo questi topi dell’Orda’ pensava mentre oltrepassava la bottega di un erborista. ‘Che cazzo gli sarà venuto in mente al Concilio di riammetterli… Branco di coglioni.’
Ma a lui non importava granché alla fine. Lo gnomo era stato espulso dal Kirin Tor diverso tempo prima, solo perché, a suo dire, ogni tanto la passione per le studentesse sorpassava quella per la magia. Ed era proprio quella passione che aveva deciso di far fruttare, rilevando un vecchio locale abbandonato e trasformandolo in un’ “oasi di relax“, come la chiamava lui, sebbene tutti in città e non solo, sapevano benissimo trattarsi di un bordello, ovviamente clandestino.
Arrivato davanti alla sua destinazione, una struttura a forma di torre, Yazeed si guardò intorno, prima di entrare con passo deciso. Salì la scala a chiocciola con il pensiero rivolto alle nuove ragazze che gli sarebbero state portate quel giorno.
‘Se mi danno un’altra delusione, giuro che stavolta li mollo a quei quattro voltagabbana’, pensava mentre i suoi piccoli piedi si spostavano da un gradino all’altro. ‘Anche questa, doveva sistemarsi proprio in cima ad una torre? Elfa del Vuoto, puah! Andassero in malora, traditori della Luce, lei poi… Fa tanto la distaccata, l’algida, poi magari farebbe scuola a tutte le mie ragazze, lo so, ormai sono mesi che ci ho a che fare…’
I pensieri lo accompagnarono fino a quando non si ritrovò proprio davanti alla porta. Al centro di essa, in ottone, c’era un grosso battiporta dalla forma di testa di leone, per lui irraggiungibile. Lo gnomo lo guardò.
‘Almeno non si può dire che non sia dedita alla causa…’
Batté energicamente il pugnetto. Dall’interno non si sentiva nulla. Aspettò qualche secondo prima che il rumore dei chiavistelli non annunciassero che finalmente l’elfa si era degnata di aprire. Non lo salutò.
“Ah, sei tu”, si limito a dirgli guardandolo dall’alto in basso. Aveva i capelli sciolti, linee ondulate che Yazeed aveva sempre pensato profumassero di lavanda, un pensiero che però non avrebbe mai condiviso con nessuno. Dello stesso colore erano gli occhi, che incorniciati nel volto viola pallido di Nihilora si esaltavano come due ametiste. L’elfa del vuoto indossava degli abiti maschili, ma che non riuscivano a nascondere né le sue forme, né tanto meno la femminilità.
Tutto però contrastava con il suo carattere, che allo gnomo era sempre parso più freddo del ghiaccio, almeno nei suoi confronti.
“Si, sono io”, rispose seccato. “Hai anche intenzione di farmi entrare o dobbiamo parlare di spionaggio qui?”
Nihilora fece un sorriso che a Yazeed sembrò sgradevole e falso e si allontanò, per poi farlo entrare sospinto da una forza invisibile, la quale poi si premurò pure di chiudere la porta alle spalle dello gnomo, con tanto di chiavistelli.
“Ti senti tanto brava ad usare la magia con me?” chiese zittito lo gnomo.
Tornata ad un tavolo colmo di fiale, vuote e non, Nihilora rispose con il solito tono sprezzante che usava sempre con lui. In quella camera c’era così tanto fumo che sembrava avvolta dalla nebbia.
“Mi sento più brava a non averti toccato per farti entrare. Non voglio intaccare i miei vestiti dell’olezzo che hai addosso.”
Lo gnomo si sedette pesantemente su una sedia, non prima di aver imprecato sotto voce mentre saliva una pila di libri per raggiungerla.
“Come cazzo fai a vivere così? Questi fumi sono davvero nauseabondi! Per la Luce, pensa te se dovevo finire a lavorare con una strega del vuoto!” si lamentò nauseato.
L’elfa non si girò nemmeno a guardarlo. Restò concentrata sull’operazione alchemica che stava svolgendo, osservando da vicino con un occhio chiuso per vedere meglio e contando silenziosamente, muovendo le labbra violette, alcune gocce di un liquido verde cadere lentamente in una fumosa ampolla.
“Sono sicuramente meno nauseabondi della tua volgarità, Yazeed”, replicò con voce tagliente Nihilora. “Non che la cosa mi stupisca, vista la tua… attività.”
“La mia attività mi fa sicuramente guadagnare più di quanto non lo facciano quei cosi li con te”, replicò lo gnomo guardando i quadri disseminati per tutta la stanza. Notò che la maggior parte di essi raffigurava Stormwind, la Foresta di Elwynn e… Re Anduin. Ma non mancavano nemmeno scene di battaglie, per lo più con protagonisti elfi, del vuoto o del sangue.
“Non mi aspetto certo che tu capisca l’arte”, lo liquidò Nihilora mentre portava una fiala sopra la sua testa per osservarla con più luce, “altrimenti non avresti lasciato il Kirin Tor per andare appresso a qualche gonnellina. Però mi aspetto che la tua testa bacata capisca almeno che i clienti che mi commissionano i lavori parlano, così come parla la gente alle esposizioni, o semplicemente là fuori. E sai com’è, sono una spia, ascoltare è il mio mestiere… Ma è evidente che io ti stia sopravvalutando.” Nihilora storse un po’ la bocca. “No, non va bene, ci vuole più essenza di non morto qui.”
Tornò al tavolo con le fiale, chinandosi leggermente per cercarne una. Lo sguardo di Yazeed finì inesorabilmente sulle gambe slanciate e toniche dell’elfa, risalendo poi verso il sedere che sicuramente mantenevano il livello delle prime. Ma letteralmente un secondo dopo, la guancia destra gli si arrossò, colpita da una mano comparsa dal nulla. Una mano viola, una mano composta da magia del vuoto.
“Ehi, ma perché…!”
“Perché guardi dove non devi”, lo anticipò Nihilora col tono di chi aveva tutto sotto controllo.
“Non toccarmi più con quello schifo!” l’avvertì Yazeed.
“Se fai lo bravo gnomo…” lo schernì l’elfa del vuoto.
Il piccolo mago si massaggiò la guancia ancora arrossata. ‘Che cazzo ha, gli occhi dietro la testa, questa strega?’
Nihilora intanto aveva trovato la fiala che cercava e ne aveva aggiunto qualche goccia alla soluzione dentro l’ampolla precedente. Il liquido al suo interno era diventato azzurrino e sembrò soddisfatta del risultato.
“Allora, che vuoi, perché sei venuto qui?” chiese mentre rimetteva le fiale al loro posto.
“Cerco informazioni su una barda. Tu sai qualcosa?”
“Il mondo è pieno di bardi, Yazeed. Se magari fossi più specifico. Ho già avuto la mia dose di criptico oggi.” Lo gnomo la guardò con aria interrogativa. “Un mercante di cristalli, un elfo del sangue, un tipo strano se devo essere sincera. L’ho incontrato stamattina, mi ha…” Nihilora si fermò e sebbene non lo vide chiaramente, Yazeed avrebbe scommesso che l’elfa del vuoto stava sinceramente sorridendo, evento che lui non aveva mai visto.
“…mi ha detto che in un sogno mi ha vista Regina di Stormwind”, concluse.
Yazeed sghignazzò. “Ah, un mercante di cristalli! E non hai comprato niente? Magari voleva solo venderti la sua merce e ti ha fatto un complimento. Non ti piacevano?”
Nihilora finì di sistemare le fiale all’interno di un raffinato astuccio blu scuro, chiuso con una catenina in argento e con una pietra di lapislazzuli al centro di quest’ultima, poi si appoggiò al tavolo, rivolta al suo interlocutore.
“Oh sì, dovevi vederli, erano tutti colorati… Ma non sono una tipa da cristalli. Dunque, questa barda?”
“Lady Jalhia”, rispose lo gnomo stiracchiandosi. “Una persona che conosco ha urgente bisogno di sapere dove si trova.”
“Ah, la più celebre di Azeroth!” L’elfa del vuoto congiunse le dita davanti al volto, mentre pensava. “Se non ricordo male, qualche giorno fa ho sentito dire che doveva venire proprio qui a Dalaran. Con la compagnia teatrale, Le Voci di Azeroth. Si, sono abbastanza sicura.”
Yazeed dandosi lo slancio con le piccole mani scese dalla sedia. “Se avessi saputo che sarebbe stato così veloce mi sarei risparmiato uno schiaffo.”
Anche Nihilora si discostò dal tavolo, per prendere gli attrezzi da pittura.
“E non mi avresti fatto perdere tempo con le tue solite chiacchiere inutili. Tutto qui quello che volevi sapere?”
“Si, ed ora se non ti dispiace devo scappare, ho delle ragazze da andare a valutare. Anzi, se vuoi unir…”
Ma Nihilora, la maga del vuoto e spia fece una faccia annoiata, esasperata, disperata. “Addio, Yazeed”, disse prima di schioccare le dita.
In un battito di ciglia lo gnomo si ritrovò di nuovo all’esterno, all’ingresso della torre.
‘Fanculo, stronza…’ imprecò sommessamente mentre si dirigeva dall’altra parte della città. Davanti al bordello c’era la solita calmeria, come sempre. Tutti i clienti erano ben attenti a non farsi vedere in quelle vicinanze. Tra gli ospiti c’erano infatti personalità insospettabili.
“Salve, capo!” lo salutò l’inserviente all’entrata. “Il corriere l’attende nel vostro ufficio.”
“Era ora che quel figlio di puttana arrivasse. Mi auguro per lui e i suoi soci che almeno le ragazze siano di qualità…”
Yazeed salì le scale frettolosamente, aprendo poi la porta che lo condusse in un’ampia stanza, riccamente arredata con una grande scrivania in legno di mogano finemente intagliato, poltrone in pelle, tappeti dagli intricati disegni, e quadri che rappresentavano i grandi eroi dell’Alleanza appesi alle pareti. Sulla destra c’era anche una libreria, piena di tomi di vario genere, per lo più sulla storia di Azeroth.
All’interno c’era un non-morto dai vestiti ordinari e una schiera di giovani donne, in piedi una di fianco all’altra, con ai loro piedi una piccola pila di libri. C’erano elfe del sangue, della notte, umane, draenee, orchesse, troll e nobili oscure.
“I miei ossequi, Yazeed” lo salutò il non morto con i vacui occhi gialli che gli brillavano.
“Mi ci pulisco il culo con i tuoi ossequi, Trebor. Fammi vedere queste nuove ragazze e porta la tua fottuta, blasfema carne decaduta fuori dalla mia vista”, tagliò corto lo gnomo.
Il non morto emise un suono che su un essere vivente sarebbe stato una risata. “Non ti ruberò molto tempo, piccolo. Per questo le ho già fatte portare qui.”
“Eh, vediamole così ti levi dalle palle e mi posso riposare un po’… con una di loro.”
Si posizionò davanti alla prima, un’umana dai capelli corti, il viso dolce, gli occhi castani.
“Via i vestiti, dolce fanciulla, fammi un po’ vedere la mercanzia.”
L’umana, con visibile imbarazzo, si tolse la veste e la biancheria intima, restando poi immobile davanti allo gnomo. Yazeed salì la pila e guardò la ragazza negli occhi, prendendole il mento e girandole il viso da una parte all’altra.
“Uhm, si, lineamenti delicati… E qui invece..” passo a palparle i seni. “Merce scarsa, eh?”
La ragazza era in evidente disagio. Lo gnomo scesa dalla pila.
“Girati”, ordinò. L’umana eseguì.
“Oh, però hai un bel culo”, disse soddisfatto dando una sonora sculacciata. “Ok, lei la prendo” informò il non morto che era rimasto dietro di lui.
Lo stesso procedimento venne effettuato con le successive quattro ragazze, tre elfe ed una troll, ma quelle non soddisfecero i suoi gusti, a parte la troll che fu presa per qualcuno che magari potesse avere “gusti particolari”. Fu invece particolarmente attento alla quinta, una nobile oscura. L’elfa aveva un fisico atletico, tonico, già attraente alla vista. Lunghi capelli viola facevano da cornice a due occhi argentati e uno sguardo malizioso. Yazeed la guardò, e deglutì quasi di riflesso. La nobile oscura lo osservava con occhi severi.
“Spogliati, tesoro”, comandò per l’ennesima volta con apparente calma. L’elfa esitò per qualche istante, ma poi obbedì, fulminandolo però con lo sguardo.
Lo gnomo eseguì di nuovo la sua ispezione, poi sentenziò.
“Si, tu sei indubbiamente la migliore di questo giro, cara. Sono certo che ci divertiremo per bene” sghignazzò mentre la sua piccola mano indugiava ancora sul sedere della nobile oscura.
“Voi raggiungete le altre di sotto” disse poi all’umana e alla troll. “Mentre tu puoi levarti dal cazzo, Trebor, insieme alle altre signorine.”
“E il pagamento?” chiese il non morto mentre le altre donne si rivestivano. Lui continuava a palpare il sedere dell’elfa.
“Passa dal cassiere, ti darà tutto quel che ti deve.”
“Eccellente”, rispose l’altro fregandosi le mani ossute.
Il piccolo gruppo uscì dalla stanza, ed in quell’esatto momento a Yazeed arrivò il secondo schiaffo della giornata. Stavolta da una mano in carne ed ossa, e nell’altra guancia.
“Ora puoi anche smetterla di toccarmi il culo, piccolo maiale!” inveì la nobile oscura. Lo gnomo arretrò d’istinto, mentre lei si rivestiva rapidamente. “Non mi sembra che i patti fossero questi!” rincarò la dose la ragazza.
“Calmati, milady!” cercò di ammorbidirla Yazeed. “Dovevo fare sembrare la sceneggiata credibile, no?”
“Vaffanculo…” imprecò sottovoce la nobile oscura. “Hai ottenuto quello che ti abbiamo chiesto dal tuo contatto?” chiese poi.
“Si”, confermò lo gnomo. “I tuoi amici?”
La nobile oscura, senza rispondere, tolse un libro da una libreria alle spalle dello gnomo. Quella iniziò a muoversi, cigolando e rivelando una stretta scala che scendeva verso il basso, tra le tenebre.
“Ehi, ma come sapevi…?”
“Ce l’ha detto Xly.” Poi alzò la voce, sporgendosi verso le scale. “Ragazzi, salite!”
Yazeed vide comparire nell’ordine un possente draenei e un’elfa del sangue dai capelli rossi.
“Alucarynn!” La salutò quest’ultima. “Ma perché ci hai messo tutto questo tempo? C’è stato qualche problema?”
L’elfa diede uno sguardo eloquente allo gnomo e Yazeed vide l’altra irrigidirsi, cambiare espressione. Si preoccupò.