Reyra si alzò di scatto, portandosi una mano sulla fronte. La testa le girava un po’. Mentre si alzava si guardò intorno. Si trovava in un posto grigio e sconfinato, fatto di rocce altrettanto grigie in un terreno irregolare che si estendeva a perdita d’occhio. La terra e il cielo si mischiavano in quel grigiore, spezzato solo dalla luce rossastra che si intravedeva uscire fiocamente da alcuni crepacci. La vegetazione era praticamente assente, salvo per qualche erbaccia secca e senza vita. In lontananza, in cima ad una collina, si ergeva una struttura solitaria a forma di arco. L’elfa del sangue era sola, di Korax nessuna traccia, almeno fisicamente. Ma era lì, Reyra lo sapeva, non poteva essere altrimenti.
“Korax!! Cosa vuoi che faccia? Sbrighiamoci e facciamola finita!”
“Subito al punto, Lady Reyra non perde tempo!”
Reyra non seppe dire se la voce del mercante di cristalli rimbombasse nel cielo o solo nella sua mente. O entrambe le cose.
“Cosa devo fare!?!” chiese di nuovo.
“Un compito semplice. Trova il cristallo di Alucarynn e sarai libera. Sia tu, che Xly.”
“Trovare il cristallo di Alucarynn?” Reyra girò la testa a destra e sinistra, guardando l’immensa distesa davanti a lei. “Ma potrebbe essere ovunque!”
“Confido che tu sia un’abile giocatrice di caccia la tesoro”, le rispose beffardamente Korax. “Hai tempo fino al sorgere del sole.”
“E quando sarebbe!?”
“Chi lo sa! Tra cinque minuti? Un’ora? Due? Sei? Bisogna aggiungere sempre un po’ di brivido ad un gioco, no?”
Reyra strinse i pugni e digrignò i denti.
“Maledetto bastardo…” borbottò tra sé e sé mentre scendeva di gran carriera verso la valle.
“Dove ci troviamo? Che posto è questo?”
“Ti piace?” Le rispose la divertita voce di Korax. “O avresti preferito il deserto che ho creato per Alucarynn? Avresti dovuto vederla, ha tentato di uscire da lì fino alla fine. Un peccato che non potesse farlo in nessun caso.”
Reyra sentì una vampata di rabbia bruciarle il petto, ma non rispose. Doveva trovare il cristallo.
Si mosse velocemente, ma prestando attenzione ad ogni angolo, guardando ogni piccolo dettaglio, ogni leggero luccichio che i suoi riuscivano a cogliere in quella oscurità cremisi.
‘Da dove posso iniziare?’ si chiedeva Reyra mentre avanzava. ‘L’avrà sicuramente nascosto in luogo preciso, non qui in mezzo al nulla. Magari in quella struttura in cima alla collina…?’
Si accarezzò la spilla che portava al petto. L’ambiente continuava ad essere surreale. Nessun rumore, nessun suono, nessuna voce… almeno fino a quando Reyra non arrivò in prossimità di una roccia dietro la quale un sentiero girava a sinistra. In quel momento l’elfa del sangue sentì dei lamenti provenire da lì dietro. Lamenti che appartenevano ad una voce che lei conosceva bene. Scattò subito, girando il sentiero senza prestare troppa attenzione al resto.
“R-Reyra…Re..y…ra… Aiu…ta…mi…”
Implorava la nobile oscura che la paladina si trovò davanti. Era piena di lividi e tagli, con i capelli violetti rinsecchiti, gli abiti strappati, il volto agonizzante.
“Alucarynn!” esclamò Reyra mentre si precipitava verso di lei. “Sono qui, sono qui!”
Ma l’elfa si fermò di colpo a pochi passi da quella che sembrava la nobile oscura, quando l’espressione sul volto di quest’ultima cambiò, passando in modo innaturale dall’agonia ad un ghigno malvagio e divertito. La figura che aveva le sembianze di Alucarynn estrasse allora un pugnale ed iniziò a trafiggersi il petto ripetutamente, fino a sparire nel nulla.
Il cielo e la mente di Reyra si riempirono di nuovo della voce di Korax, nella forma di una diabolica risata maniacale.
“Ahahahahah!! Non ci credo che tu ci sia cascata veramente! Forse ti sopravvaluto, Reyra! Sbrigati, il tempo passa…”
L’elfa del sangue non rispose. Batté invece con forza il pugno nel punto in cui fino ad un attimo prima si trovava l’illusione dalla forma della sua amata nobile oscura. Si alzò e proseguì la sua ricerca con ancora più impazienza e più foga.
Reyra guardò in cunicoli, caverne, sentieri che finivano in vicoli ciechi, ma non trovò nulla. Non si fermò mai mentre l’ansia cresceva dentro di lei, mentre i suoi occhi e la sua attenzione andavano sempre più spesso all’orizzonte, con la paura di vedere dei raggi luminosi che montava. Non ebbe nemmeno la lucidità di pensare a quanto ironica fosse quella situazione. Una paladina che temeva la luce.
Arrivò ad un’altura, quando la sua ricerca venne ostacolata da due ombre che le si pararono davanti. Due ombre con le sembianze di un draenei e un tauren. I due non persero tempo e si lanciano all’attacco di Reyra, la quale fu costretta a fare un balzo all’indietro per evitare i colpi.
“Non si era parlato di combattere, Korax!” disse a voce alta.
“Casa mia, regole mie, Lady Reyra. O vuoi rinunciare?”
Senza pensarci, l’elfa del sangue estrasse dal fodero la spada che si era ripromessa di non usare più. Chiuse gli occhi per un istante, facendo un profondo respiro e la sua figura venne circondata da una sfera di calda, pulsante luce dorata. Reyra non avanzò verso i suoi avversari, ma aspettò che fossero loro ad avvicinarsi a lei. Aspettava i loro attacchi. E quando i due si lanciarono su di lei con le loro spade fatte d’ombra come loro, l’elfa del sangue deflesse entrambi i loro attacchi, con movimenti rapidi ed eleganti, spostandosi a destra e sinistra in quelli che non erano movimenti da combattimento, ma una danza. La deflessione di Reyra era stata tanto precisa da sbilanciare i suoi avversari, facendoli rovinosamente cadere a terra. Fu a quel punto che un movimento fulmineo, la paladina colpì le ombre dove avrebbe dovuto esserci la loro gola, nell’unico colpo che lei sferrava in combattimento ai suoi nemici, quello mortale, quello che le aveva dato il titolo di Lama Gentile.
‘Non ho tempo da perdere con voi…’ pensò subito dopo mentre rinfoderando la spada avanzò verso l’ennesimo sentiero.
‘Dov’è quel cristallo? Dov’è quel cristallo?’ continuava a chiedersi ossessivamente. A peggiorare la situazione c’era il tempo che scorreva inesorabile, e che Reyra non riusciva più a quantificare. Sul suo cammino intanto erano iniziati a comparire degli inquietanti scheletri, abbandonati al grigiore di quel luogo arido, immobili sui sentieri o appoggiati alle rocce, con i loro teschi a fissarla. Uno in particolare, poco distante da lei, catturò la sua attenzione. Era seduto ad un masso solitario, con la schiena appoggiata alla sua pietra.
Reyra si avvicinò allo scheletro e al piccolo tomo che giaceva impolverato nelle ossa che una volta formavano la sua mano. Lo stato del libro era pessimo, l’elfa del sangue era certa che se l’avesse maneggiato troppo, le si sarebbe sbriciolato tra le mani. Sporse la testa in avanti per leggere delle parole che si potevano ancora miracolosamente leggere.
“Diario di Mitzrael, il mistero di Korax.”
Si disse di non perdere tempo a leggere, ma un dubbio si insinuò in lei.
‘Magari ci potrebbe essere qualcosa che mi può aiutare…’
Si decise a girare delicatamente la pagina, con il foglio che scricchiolò tra le sue mani.
“Io sono Mitzrael, uno studioso. Scrivo questo diario con la speranza che possa essere d’aiuto a chi incapperà in quello in cui sono incappato io. Vivevo una vita tranquilla, nella mia casa, a Stormwind, quando un giorno un nano ha bussato alla mia porta. Mise sul mio tavolo una borsa traboccante di monete d’oro, con la richiesta di indagare su un certo Korax, un essere di un altro mondo che gli aveva rovinato la vita, sosteneva. Erano anni che non mi veniva assegnato un compito così stimolante e ingolosito anche dall’oro, accettai. Oggi dico, sia maledetto il giorno in cui quel nano ha bussato alla mia porta. Ho iniziato le mie ricerche nelle biblioteca reale di Stormwind ma non ho trovato nulla riguardante il mio obiettivo. E lo stesso risultato ho avuto ad Ironforge, Silvermoon, Darnassus, ovunque sia andato. Fino a che un giorno, non sono riuscito ad intrufolarmi alla Torre di Karazhan (solo la Luce sa come ne sono uscito vivo da lì, un luogo pieno di demoni e fantasmi) e raggiungere la biblioteca del Guardiano, Medivh. Dopo non aver trovato niente nei più grandi serbatoi di sapere del pianeta, mi sono convinto che quel posto leggendario potesse essere l’unico in cui risolvere quel mistero. E le mie speranze si sono rivelate ben riposte. Dopo giorni interi passati a leggere accompagnato solo da fioche luci di candela, nella biblioteca dell’ultimo Guardiano di Tirisfal ho trovato un vecchio tomo, l’unico che contenesse una piccola traccia dell’essere chiamato Korax. Ho scoperto che la sua figura risale a millenni fa, presente in diverse società e culture. I Troll, gli Elfi della Notte, i Nani e tanti altri. All’interno di questi popoli è conosciuto con diversi nomi ma Korax ricompare spesso, così come Mercante di Cristalli. Se tu, che leggi questo diario, sei stato così sfortunato da incontrarlo e così sciocco da fare un patto con lui, fa’ solo quel che vuole, e poi dimenticati di lui. Perché Korax non è un uomo o qualunque aspetto lui assuma, Korax è il Male incarnato. Alletta i mortali con dei patti, che sembrano piacergli molto. E questi patti possono sembrare inizialmente innocui e anzi esaudire i desideri, ma chi li stipula è destinato ad una sorte peggiore della morte, perché sebbene Korax non menta mai, lui trasforma i desideri delle persone in incubi senza uscita e poi si appropria della loro anima trasferendola in cristalli che splendono luminosi dell’essenza delle sue vittime. Non sfidarlo mai, perché nessuno può ucciderlo, nemmeno i Titani che hanno dato la vita ad Azeroth. L’altro giorno è anche venuto a farmi visita. Io so che era lui, anche se le mie giornate passate a leggere a Karazhan mi hanno quasi privato della vista. Mi ha detto che ammirava il mio lavoro e che presto mi avrebbe portato in un posto dove la luce non avrebbe più infastidito i miei occhi. Per questo ho sentito il bisogno di scrivere questo diario. Temo che il mio tempo su questo mondo stia per finire, ma spero davvero che tu che stai leggendo possa salvarti da questo essere proveniente da chissà quale luogo. Adesso, devo prepararmi, non gli permetterò di portarmi via.”
Reyra chiuse il diario, con un pezzo di pagina che le restò tra le dita. Riflettendo su quello che aveva letto, riprese la sua ricerca, ormai correndo da un posto all’altro. Il cuore le batteva forte nel petto, la paura di finire come Mitzrael lo studioso iniziò a incunearsi nella sua mente. Era ormai nei pressi della struttura che aveva visto da lontano, l’arco in mezzo al nulla.
‘Se solo avessi un minimo indizio…’ pensava mentre oltrepassava l’ennesimo sentiero, facendo finta di ignorare le figure elfiche che si erano avvicinate a lei. Elfi della notte che le rinfacciavano la sua colpa, mentre il fuoco li avvolgeva davanti ai suoi occhi. ‘Alucarynn.. dove sei?’ Di nuovo, la sua mano cercò istintivamente la spilla.
Fu in quel momento che nella sua mente, non seppe nemmeno lei come, riaffiorò il ricordo del sogno fatto nei pressi di Tarren Mill e del canto della voce della sua amata nobile oscura, proveniente da non si sa dove.
“E se andrò via, vieni sulla Luna
Se li mi cercherai, tu mi troverai
E le nostre anime saranno di nuovo una.”
“La luna…” ripeté sommessamente Reyra. “La luna!” esclamò di nuovo alzando la voce. I suoi occhi saettarono verso il cielo, ma incontrarono solo un infinito mantello grigio. La voce di Korax tornò nell’aria.
“Cerchi qualcosa, Lady Reyra? È un peccato che questo sia un cielo senza stelle, non trovi?”
Reyra sentì il panico e la frenesia crescere in lei. Pensò a mille cose diverse, a mille modi diversi per cercare di vedere una luna, corse come una forsennata di qua e di là, ma alla fine cadde in ginocchio davanti alla struttura ad arco. Un qualcosa di imponente che non dava sull’altra parte della collina, ma su un altro luogo, quasi fosse un portale con increspature nere come la notte. Sentì un nodo alla gola e gli occhi inumidirsi, mentre all’orizzonte si iniziavano ad intravedere i primi bagliori di luce. L’alba era prossima, quando ad un tratto il portale si animò e le increspature nere assunsero forme delineate.
“Cos’è questo…?”
“È quello che succederà domani su Azeroth.”
Questa volta, la voce di Korax non era un eco. Era chiara e proveniva dalle spalle di Reyra.
L’elfa si mise subito in piedi, girandosi verso di lui. L’elfo aveva i soliti vestiti da mercante, la solita espressione da elfo qualunque.
“Domani?”
Korax si avvicinò a piccoli passi. “Dovresti guardare lì, non me. Non sei interessata al futuro del tuo pianeta?”
Reyra tornò cautamente a guardare l’interno dell’arco. Una figura femminile saliva dei gradini in una roccaforte situata in un ambiente oscuro e ghiacciato. Una figura che Reyra conosceva molto bene.
“Cosa succede?”
“Sylvanas.” Le rispose Korax che le orbitava vicino. “Sta andando ad Icecrown. Toglierà e spezzerà l’elmo al Re dei Lich e squarcerà il Velo tra Azeroth e il Regno della Morte. Una nuova guerra, Reyra, altre migliaia di vittime, anche tra il tuo popolo. E in quanto a Sylvanas, la tua eroina finirà nel più profondo dell’inferno per i suoi crimini.”
La paladina taceva. Korax continuò.
“Che peccato, se avessi rinunciato a questa follia, avrei potuto fermarla. Anzi…” Si fermò, e guardò Reyra dritto negli occhi. “Sei ancora in tempo per farlo.”
L’elfa del sangue contraccambiava il suo sguardo, il suo volto sembrava una maschera impenetrabile.
“Rinuncia al cristallo, Reyra, ed io fermerò Sylvanas. Avanti, Lama Gentile. Ti sto offrendo la possibilità di redimerti per Teldrassil, di dare un’opportunità di salvezza a quella che è stata la tua figura di riferimento per tutta la tua esistenze, di salvare migliaia di vite… La nobile Lady Reyra non vorrà sacrificare la salvezza di Azeroth per una scintilla di luce…!”
Reyra tacque per qualche istante, poi parlò.
“Va all’inferno, Korax, tu e i tuoi patti.” Rispose con livore nella voce e nel corpo.
Il mercante di cristalli, scosse sconsolato la testa.
“Ho provato a salvarti la vita, Reyra. Ma tu hai…”
L’elfo del sangue le comparve dietro, mentre lei si girava di scatto più velocemente che poteva, a pochi passi dall’arco che nel frattempo era tornato nero e lucido come uno specchio. Le afferrò saldamente il collo, alzandola da terra.
“…testardamente e stupidamente rifiutato.”
E mentre diceva quelle parole, la paladina vide il cielo illuminarsi timidamente.
“È arrivata l’alba, Lady Reyra”, le annunciò Korax. “E tu non hai trovato il cristallo della tua nobile oscura. È arrivato il momento di pagare.”
Reyra si dimenava con tutte le forze che le erano rimaste, ma non riusciva a liberarsi dalla presa. Un cristallo trasparente uscì dalla bisaccia di Korax e fluttuò fino a posizionarsi davanti al petto dell’elfa.
“Dammi la tua luce!” disse in tono avido e malvagio Korax e un piccolo fascio di luce fuoriuscì dal centro del petto di Reyra iniziando a dare al cristallo un’intensissima luce dorata. “Sei stata una sciocca, Reyra, una sciocca!”
Reyra sentiva le forze che la abbandonavano. Per un attimo si chiese se quelle fossero state le stesse sensazioni che aveva provato Alucarynn, quando avrebbe dovuto essere con lei, ma non c’era stata. Ripensò alla canzone.
“E se andrò via, vieni sulla Luna
Se li mi cercherai, tu mi troverai
E le nostre anime saranno di nuovo una.”
Quell’ultima frase la sentì più volte, fino a che, capì quello che doveva fare. L’ultimo disperato tentativo. Con uno sforzo sovrumano, Reyra riuscì a deviare dal cristallo il fascio di luce che le usciva dal petto, indirizzandolo verso l’arco. La luce colpì la sua superficie e si stagliò su di essa, formando una sfera le cui dimensioni ricordavano… la luna.
E proprio da lì, dall’unico frammento di luce in un luogo d’oscurità uscì un cristallo dalla luce violetta, il cristallo con l’anima di Alucarynn.
Reyra tentò di allungare il braccio e di afferrarlo, ma Korax strinse la presa sul suo collo.
“È tardi, Reyra. È tardi ormai.”
Ma proprio in quel momento successe qualcosa di totalmente inaspettato. La spilla che Alucarynn le aveva regalato la notte prima, la notte della sua morte, iniziò ad illuminarsi di una luce abbagliante. Reyra sentì un calore dolce, come quello di un abbraccio, avvolgerle le spalle. La sorpresa comparve sul volto di Korax mentre un incantesimo stordiva il mercante di cristalli e faceva perdere la sua presa su Reyra. Il cristallo che fluttuava davanti a lei, cadde per terra, andando in frantumi e si svuotò della luce dorata che tornò all’interno dell’elfa del sangue. Quest’ultima cadde a terra ma trovò la forza per rialzarsi ed afferrare il cristallo dalla luce violetta, mentre respirava affannosamente.
Korax intanto era ancora stordito e i suoi occhi saettarono subito sul cristallo nelle mani di Reyra. Incredibilmente, non si scompose, almeno in apparenza.
“Sei ancora in tempo, Reyra! La mia offerta è ancora valida! Dammi quel cristallo e salva Azeroth!”
L’elfa guardò per qualche secondo il cristallo che brillava di luce nelle sue mani. Si avvicinò con passo lento verso Korax, allungò la mano, ripensò alle parole scritte nel diario di Mitzrael…
“Non mente mai”
…e spinse con forza il mercante di cristalli all’interno dell’arco.
“Hai perso Korax! Vattene, e non tornare più su Azeroth!”
Korax emise un grido ed iniziò a parlare una lingua a Reyra sconosciuta, mentre la sua pelle diventava nera e su di essa si formavano crepe. Gli occhi invece diventarono un fuoco selvaggio. Poi, il mercante di cristalli scomparve nel nulla.
La paladina stette qualche secondo lì, in mezzo al nulla, a riprendere fiato. Si guardò il petto. La spilla era tornata com’era sempre stata. Reyra appoggiò dolcemente la mano su di essa.
‘Ti ho sempre detto che ti avrei protetta io. Alla fine, tu hai protetto me…’
Quando tornò nel giardino di Xly, Reyra, ancora con l’affanno, trovò Kentel che passeggiava nervosamente su e giù.
“Reyra!” esclamò, appena la vide e precipitandosi verso di lei. “Che è successo? Come stai?”
“Lady Reyra” gli ricordò scherzosamente la paladina. “Te lo sei dimenticato? Sto bene, sto bene…”
L’elfa del sangue si alzò lentamente prima di dirigersi verso Xly, fermo in piedi poco distante.
“Sei salvo, nobile tauren. Per oggi la tua anima non finirà in nessun cristallo.”
Lo stupore comparve sul volto di Xly, che allo stesso tempo si sentì sollevato, liberato da un peso immane.
“Lui? Che ne è stato?”
“È andato. Per un po’, credo che non sentiremo parlare di mercanti di cristalli ad Azeroth.”
“Ecco… mi dispiace.” Xly era sincero. “Quello che ho detto… non lo penso più. Meriti davvero la tua fama, Lady Reyra. Non so come ringraziarti.”
Ma l’elfa del sangue aveva invece le idee chiarissime.
“Io lo so, invece. Avevi detto che il tuo amico alchimista avrebbe potuto riportare in vita la persona la cui anima era stata catturata nei cristalli di Korax, vero?”
“Si, o almeno lui mi aveva detto che poteva farlo, ma non so se…”
“Portami da lui.”
Solo allora il tauren notò il cristallo dalla luce violetta in mano a Reyra. Incontrò per un istante gli occhi di Kentel.
“S-si, certo, abita qua, sopra la collina, ti porto subito da lui. Seguimi.”
Xly si voltò e si incamminò, seguito a breve distanza da Reyra, che dopo qualche passo però, fu fermata dalla voce di Kentel.
“Reyra!” la richiamò. La paladina si fermò, girandosi. “Non ci credo che è andato tutto così liscio, dove sei stata? Korax non è un tipo da sparire così. Hai visto qualcosa? Ti ha proposto qualche patto?”
L’elfa del sangue Reyra, la Lama Gentile, fissò gli occhi del draenei Kentel e rispose senza la minima esitazione.
“No.”
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“Una scintilla di luce” è un storia originale ideata e scritta da Davide “Kharonte” Cipolla, riportata in formato podcast dal team di Lore is Magic.
Interpreti e personaggi:
Micaela Negri
è Lady Reyra
Silvia Selene Raspini
è Alucarynn
Angelo Buttigé
è Korax
Alice Palma
è la narratrice
Pietro Ranieri
è Kentel
Enrico Favaro
è Xly
Marco Palladino
è Cadun
Nicoletta Rosellini
è Lady Jalhia
con la voce di Francesco Radoani
nel ruolo di Relance
Sound Design
Ferruccio Clodomiro
Un grazie a
Nihilora, per aver amichevolmente e gentilmente prestato il suo personaggio alla nostra storia, interpretato per il nostro podcast da Roberta Cappelli.
Filippo Ranieri, per aver prestato la voce a diverse comparse.
Tutti gli amici che si sono prestati pazientemente alla trasposizione di questa storia per i nostri podcast
I nostri patreon per il continuo supporto
tutta la community di Lore is Magic per aver seguito insieme a noi questa lunga avventura iniziata un anno e mezzo fa.