Una scintilla di luce, parte 13
“Alucarynn, svegliati, dobbiamo tornare da Kentel… Oggi finalmente metteremo fine a questa storia.”
Reyra pronunciò quelle parole con voce assonnata, mentre stiracchiava gambe e braccia nel letto della locanda di Dalaran. I raggi del sole filtravano dalla finestra come sottili fili dorati nell’aria frizzante del mattino.
“Alucarynn, mi hai sentito?”
L’elfa del sangue si portò la mano sinistra sugli occhi ancora chiusi per strofinarli, restii a voler abbandonare l’oscurità per aprirsi alla luce, mentre con la destra iniziò a tastare l’altra parte del letto, trovandola vuota. Si girò di scatto, notando l’assenza della nobile oscura. Reyra si guardò ansiosamente intorno, alla ricerca di qualche indizio e il suo sguardo si posò subito sulla piccola mensola sopra la quale aveva poggiato il cristallo di Ulaër dato loro da Jalhia. Non c’era. Né lei, né le sue cose.
‘Idealista testarda!‘
Scese dal letto e si vestì in fretta, assalita da pensieri, soppesando tutte le possibili destinazioni verso le quali la strega avrebbe potuto dirigersi.
‘Sei una stupida, Alucarynn, una stupida bambina…’ pensava mentre freneticamente finiva di allacciarsi gli stivali. ‘Testa a posto… col cazzo che ha messo la testa a posto…’
Recuperò tutto il suo equipaggiamento e le bisacce e si diresse velocemente verso la porta. L’aveva già aperta e si trovava sull’uscio quando si fermò improvvisamente. Si voltò di nuovo verso il letto, lasciato sfatto. Sul comodino dalla parte in cui lei aveva dormito, c’era ancora la spilla che Alucarynn le aveva regalato la sera prima. Reyra stette a guardarla per qualche istante mentre i raggi del sole facevano brillare il suo argento. Esitò, ma poi tornò indietro e la prese, mettendosela all’altezza del cuore. Scese le scale, pagò e chiese se qualcuno avesse visto la nobile oscura uscire, ma nessuno seppe dirle qualcosa di utile. Con crescente rabbia mista a preoccupazione, lasciò la locanda.
Era da poco passata l’alba e le strade di Dalaran non erano ancora affollate come sarebbe certamente state qualche ora più tardi. Impiegò circa mezz’ora per percorrere il tragitto dalla Canti e Incanti alla Brocca Capovolta, l’altra taverna in cui era rimasto Kentel, quella in cui si erano sistemati dopo l’incontro con lo gnomo Yazeed. Durante la strada, Reyra aguzzò gli occhi e tese le orecchie, sperando di vedere o sentire da un momento all’altro la sua amata nobile oscura. Girando l’angolo alla sua destra vide un erborista intento ad aprire la sua bottega, proseguendo dritto sentì il pianto di un bambino provenire da un appartamento sopra di lei, svoltando ancora a destra il verso di un colomba fece capolino dall’insegna di un’altra bottega, questa volta di un incantatore. Ma di Alucarynn, nessuna traccia.
Raggiunse infine la Brocca Capovolta, trovandola ancora semideserta, fatta eccezione per due inservienti, uno che spazzava il pavimento e l’altro che puliva i tavoli con uno straccio. L’oste, un’elfa del sangue come lei, le diede un’occhiata indagatrice, ma Reyra ignorò tutti i presenti, salendo le scale con passo svelto. Non bussò nemmeno alla porta.
“Alucarynn?”
Kentel era chino su una pergamena, già vestito. La stanza era in perfetto ordine. Della nobile oscura nessuna traccia nemmeno lì.
“Hai visto Alucarynn? È passata di qui?” chiese la paladina con tono urgente.
Kentel si voltò e poi si alzò, i suoi lineamenti inizialmente si rilassarono alla vista di Reyra, ma poi l’ansia sul volto dell’elfa del sangue lo misero in allarme.
“Reyra! Alucarynn? Non eravate insieme? Ma soprattutto, dove eravate finite? Avete avuto problemi con Lady Jalhia?”
Reyra imprecò sommessamente.
“Non abbiamo tempo per discutere, Kentel, Alucarynn è sparita! Dobbiamo trovarla il prima possibile!”
“Come sarebbe a dire sparita?”
“Non lo so! So solo che oggi quando mi sono svegliata non c’era, e anche venendo qui non l’ho vista da nessuna parte!”
La paladina era sempre più agitata, tanto da non riuscire a stare ferma. Kentel fece qualche passo verso di lei, cercando di calmare l’elfa.
“Reyra, calmati, dimmi cosa è successo o non potrò aiutarti.”
Reyra spiegò al draenei l’accaduto. Di come avevano recuperato il cristallo da Jalhia, della presenza di Korax nella taverna, di come Alucarynn avrebbe voluto riconsegnare il cristallo a Xly e della decisione di riposarsi lì per quella notte.
“Aver visto Korax lì mi inquieta, Kentel, non c’è tempo da perdere, dobbiamo trovarla! Torniamo da Xly, ha preso il cristallo quindi si sarà diretta lì! Magari avrà preso un portale, o se lo sarà fatto creare da qualche mago, qui…”
Lo sciamano distolse lo sguardo, facendosi pensieroso.
“Da quel poco che ho conosciuto Alucarynn, sarà certamente andata da Xly con il cristallo. Ma con Korax in giro… hai ragione, Reyra, dobbiamo tornare lì il prima possibile. Raccolgo le mie cose e andiamo, ci faremo creare anche noi un portale.”
Si affrettarono a lasciare la locanda, con Kentel che lanciò una manciata di monete che aveva valutato fossero più che sufficienti per il pagamento della permanenza. Se il loro numero fosse stato superiore, non gli importava.
Non fu difficile trovare un portale per Suramar. Dopo tutto, Dalaran era la città dei maghi, e un elfo della notte si offrì di buon grado di crearne uno per loro. Ovviamente, dietro il pagamento di 20 monete d’oro.
L’attraversamento lì scombussolò un po’, come fanno sempre i portali magici, specie per coprire una lunga distanza come era quella tra la città magica e la patria dei Nobili Oscuri. Ma nemmeno questo frenò la corsa di Reyra e Kentel, che arrivarono alla dimora di Xly quando il sole era ormai alto, sebbene velato dalle nuvole.
I giardinieri erano già a lavoro, intenti ad intagliare siepi o curare alberi e viti. Con passo svelto, la paladina e lo sciamano entrarono di slancio nelle stanze di Xly, ignorando totalmente il maggiordomo Boren che aveva iniziato a parlare loro. Trovarono il tauren seduto alla scrivania, che sobbalzò vedendoli entrare in quel modo. Reyra non perse tempo.
“Alucarynn è qui?” La sua voce era tornata agitata, o forse non aveva mai smesso di esserlo.
“Ehi, per mille fulmini…! Vi sembra questo il modo di presentarvi? Avete recuperato il mio cristallo?”
L’elfa del sangue si sentì avvampare. Avanzò, dando rabbiosamente un calcio ad un tavolino su cui erano sistemati dei fogli, facendoli volare per aria. Afferrò Xly per la camicia azzurrina che indossava.
“Sei sordo!? Ti ho fatto una domanda! Alucarynn è qui!?”
Il tauren non perse la sua compostezza. “No”, rispose con tono impassibile. “Qui la vostra amica non si è vista.”
“Fanculo!” Imprecò Reyra lasciando andare Xly e spingendolo in avanti.
“Sei sicuro?” Lo incalzò di nuovo Kentel con tono allarmato. “Non l’hanno vista nemmeno i tuoi giardinieri qui intorno?”
“E che ne so io, mica mi metto a discutere con quegli elfi pezzenti!”
“Reyra, potremmo chied…” aveva iniziato Kentel, ma la paladina stava già lasciando di gran carriera la stanza, in direzione dell’esterno della tenuta. Sia il draenei che il tauren la seguirono.
Quando uscirono, le nuvole si erano diradate e il sole era tornato a splendere. Reyra stava interrogando un elfo del sangue, quando Xly si schiarì la voce.
“Giardinieri, ascoltatemi!” Cominciò alzando il tono per farsi sentire da tutti i presenti. E tutti si fermarono. “Qualcuno di voi ha visto da queste parti una nobile oscura, in queste ultime ore?”
Gli elfi si guardarono tra loro, ma scossero il capo.
“Mi dispiace…” disse Xly voltandosi verso Kentel, il cui sguardo era invece rivolto verso Reyra. La paladina era caduta in ginocchio portandosi le mani alla testa. All’altezza del suo cuore, qualcosa che il draenei non aveva notato fino a quel momento luccicava.
“Presumo non abbiate recuperato il cristallo di Ulaër”, disse amareggiato Xly. “Sei ancora marchiato Kentel…”
“È una lunga storia”, disse il draenei a cui poi il tauren porse una pergamena sigillata. Kentel guardò Xly con aria interrogativa.
“È arrivata qualche giorno fa, avrei voluto consegnarvela in un clima più… sereno. Insieme a questo.” Estrasse dalla tasca un pugnale, custodito in un fodero riccamente adornato con rubini e argento.
Il draenei lo guardò, poi tolse il sigillo, srotolò la pergamena ed iniziò a leggere ad alta voce, affinché anche Reyra potesse sentire.
‘Kentel, amico mio,
sono ormai diverse settimane che sono qui a Northrend. Ho girato in lungo in largo il tetto del mondo, e come temevo gli Elementi sono inquieti…’
“È di Cadun…” disse piano Kentel, mentre continuava a leggere.
‘…e non solo loro. Ultimamente anche il Flagello sta iniziando a comportarsi in modo strano. Sembrano più aggressivi, più… pericolosi. Alcuni dicono di aver visto Sylvanas qui, ma nessuna notizia certa. Eppure, non riesco a togliermi la sensazione che stia per accadere qualcosa di terribile. Per fortuna nostra e di Azeroth, la Crociata d’Argento continua a vigilare attentamente in queste terre. Siamo davvero fortunati ad averli dalla nostra parte. Resterò qui ancora un po’ prima di far ritorno, ma intanto ti invio questo pugnale, che i nostri Crociati mi hanno gentilmente donato. Dallo alla nostra amica Reyra. Chi se non una paladina è più adatta per quest’arma così bella? Sono sicuro che lo userà per proteggere…’
Qui Kentel si bloccò. Una forza misteriosa gli impedì di pronunciare la parola successiva. Il nome successivo. Smise di leggere, abbassando lentamente le braccia. In quel preciso istante, guardò Reyra, che si era alzata. Il suo viso era una maschera di rabbia, di disperazione.
L’elfa del sangue si diresse velocemente, con passo deciso verso il compagno draenei… estraendo la spada dal suo fodero. Era la prima volta che lo faceva da quando Kentel l’aveva conosciuta. Lo sciamano fu sorpreso, ed ebbe l’istinto di alzare le mani ed indietreggiare, così come indietreggiò Xly. Ma fu ancora più sorpreso quando si vide puntare quella spada contro, la sua punta che gli premeva la gola.
“R-Reyra, cosa stai facendo?! Sei impazzita!?”
Ma l’elfa del sangue lo ignorò.
“Korax!!” gridò con tutta la rabbia che aveva in corpo. “Lo so che puoi sentirmi, so che questa è opera tua!! Ridammi Alucarynn o io ti porterò via il tuo ultimo giocattolo!! Hai capito!?? Lo ammazzo!!”
Nessuna risposta, l’aria in mezzo a loro restò ferma, sospesa.
“Korax!!!” urlò ancora più forte Reyra. “Pensi che non faccia sul serio!!?”
Reyra iniziò a muovere la lama, procurando un piccolo taglio sulla gola di Kentel. Un rivolo di sangue bagnò la spada della paladina. Kentel strinse i denti e mugugnò.
“R-Reyra…”
“Bene, bene…” disse una voce divertita. Il sole si oscurò lievemente. I presenti alzarono lo sguardo, coprendosi gli occhi con una mano. La sagoma di un elfo stava letteralmente venendo giù dal sole, come se stesse scendendo una scala invisibile.
“Se avessi saputo che bastava così poco per risvegliare la Lama Gentile…” Korax scese l’ultimo gradino che non si poteva vedere, fermandosi a qualche metro da Reyra e Kentel. “…avrei sicuramente giocato a questo gioco prima.”
“Dov’è Alucarynn?!” Reyra avrebbe voluto lanciarsi contro di lui. Il mercante le fece un sorriso beffardo.
“La dolce Alucarynn ha tentato di derubarmi, e sai…”
“Dov’è!!?”
Korax si interruppe, assumendo un ghigno fintamente dispiaciuto, che poi si tramutò in malvagio quando estrasse dalla tasca un cristallo. Emetteva una luce violetta molto intensa.
“Presumo che tu sappia di chi sia questo, Reyra…”
La rabbia nella paladina del sangue crebbe ancora di più. Ed insieme a lei un senso di angoscia, di paura, di smarrimento.
“Puoi lasciarlo andare ora. Io sono qui, no?”
Reyra abbassò la lama da Kentel, iniziando a muoversi verso Korax.
“Cosa le hai fatto, figlio di puttana…”
“Aspetta, Reyra!” le disse il draenei. “Potrebbe essere un bluff! È un ingannatore, ricordarlo!”
L’elfo del sangue si rammaricò a quelle parole, almeno questo è quello che diede a vedere.
“Kentel! Mi offendi se pensi questo! Io sono un uomo di parola, lo sai…” Iniziò a camminare verso di loro, incurante della minacciosità di Reyra.
“Anzi, dato che voi avete recuperato il cristallo che mi era stato rubato, nonostante i capricci della nostra amica strega, permettetemi di tener fede al nostro accordo..”
Korax si limitò a guardare Kentel, il quale sentì un lieve bruciore nella parte superiore del suo corpo. Digrignò i denti per un secondo, prima di dare uno sguardo alle sue braccia e al suo petto. Il marchio era sparito. Guardò il mercante di cristalli, il quale gli stava benevolmente sorridendo.
“Se da oggi sentirai ancora bruciare il petto non sarà il mio marchio, ma il richiamo di casa. Presto ci tornerai.”
Kentel sobbalzò interiormente a quelle parole, mentre Korax lo fissava con gli occhi di qualcuno che sapeva qualcosa che non avrebbe dovuto sapere.
“Io non ti credo!” inveì poi Reyra contro di lui. “Dimmi dove hai nascosto Alucarynn!!”
I lineamenti di Korax si indurirono di colpo.
“Io non mento mai, Reyra.”
Fece un ampio gesto verso terra, e il cadavere di Alucarynn si materializzò davanti gli occhi di Reyra, Kentel e Xly. Il corpo della nobile oscura aveva ustioni e lividi in diversi punti. Sangue ormai rappreso poteva essere visto sulle mani, sulle ginocchia, sulle spalle, sulle gambe, sul viso. A quella vista, il cuore di Reyra si fermò. Sentì raggelare il suo corpo fin nel più profondo del suo intimo. Gli occhi le tremavano, la sua voce si spezzò.
“A-Alucarynn… Alucarynn…”
Korax guardava la strega con distacco. “Tutti voi mortali di Azeroth avete dentro di voi questo senso di giustizia… Umani, Elfi, Troll, Nani, Orchi, persino i Non-Morti! Davvero non capisco, me lo dovrete spiegare un giorno…”
Reyra strinse i pugni, fino a farsi male.
“Cosa ti succede, Reyra? Dovresti capirmi, sei una paladina, tu più di tutti dovresti avere quel senso di giustizia! La dolce Alucarynn mi aveva derubato…”
“Ti farò pentire di essere nato…”
“Che toni severi, Lama Gentile! Ti rammarichi di non aver potuto salutare la tua amata? Posso aiutarti, se vuoi! Ecco qui!”
Korax schioccò le dita ed in un battito di ciglia Reyra si trovò Alucarynn davanti. Riconobbe subito l’occasione. Era la festa in cui si erano rilassati un po’ tutti insieme a Tarren Mill alcune settimane prima. L’elfa del sangue stava osservando la nobile oscura ballare davanti a lei. Era piena di vita, allegra come sempre… così diversa da quel freddo cadavere.
“Alucarynn!” Reyra tentò di chiamare la sua amata, ma lei continuava a ballare, a guardarla sorridendo e con gli occhi che le brillavano, come aveva fatto quella notte, come faceva sempre.
“Alucarynn!! Rispondimi, sono qui!! Alucarynn!!”
Tentò di avanzare, ma sbatté contro una parete fatta come di vetro invisibile. Stava guardando quella scena da dentro la sé stessa di quella sera spensierata. Le faceva ancora più male vederla in quel modo.
“Alucarynn, ti prego!! A-Alucarynn…!!” Sbatté i pugni contro quel vetro invisibile mentre i suoi occhi iniziavano a lacrimare. Non seppe mai che in quello stesso istante, quella sera dal suo occhio sinistro era scesa una lacrima.
Tornò al presente con la stessa immediatezza.
“Contenta adesso?” le chiese Korax. Ma Reyra era furiosa. Furiosa e spezzata.
“Io ti…”
Ma si sentì immediatamente immobilizzare.
“Oh, non ti distrubare, Reyra. Nessuno di voi può nuocermi. In verità, nemmeno uno dei vostri Titani potrebbe.” Rivelò l’elfo del sangue con disinvoltura. “Ora… Lasciate che sistemi un’ultima questione…” La sua attenzione si rivolse a Xly.
“È arrivato il momento che tu venga punito per aver provato a prenderti gioco di me, amico mio..”
Si avvicinò al tauren con passi lenti. Xly indietreggiava, visibilmente impaurito.
“Cosa vuoi ancora da me? Ti sei ripreso il tuo cristallo, cosa vuoi ancora!?”
Xly, iniziò a sudare, mentre indietreggiava ancora, fino a quando non inciampò, finendo a terra.
“Lasciami stare, io non ho più niente a che fare con te…!”
Korax lo guardava con sguardo malizioso. “Ci aspetta un lungo viaggio amico mio…”
“Aspetta, ho una proposta per te…”
A parlare era stata Reyra. Korax si voltò lentamente verso di lei.
“Stanne fuori, paladina, o vuoi fare la fine della tua Alucarynn?”
“Ascoltami almeno…” insistette l’elfa del sangue. “A te piacciono i patti, giusto? Ne ho uno per te…”
Il mercante di cristalli assunse una un’espressione interessata, ma era ancora diffidente.
“Deve essere punito per quello che ha fatto…”
“Ascolta la mia proposta e potrai guadagnarci il doppio”, ribatté Reyra.
“Cioè? Saresti disposto a prendere il suo posto?”
“No, ma posso mettere in palio qualcosa. Ho capito che non potrei ucciderti, ma… ti voglio sfidare. Se vinco, mi consegnerai il cristallo di Alucarynn e sparirai, non ti farai vedere più ne da noi, ne da nessun altro su Azeroth.”
“E se vinco io?”
Reyra guardò prima Xly, poi tornò su Korax. “Allora punirai lui… ed io ti farò riempire un altro dei tuoi cristalli… con la mia luce.”
“Reyra!” la chiamò Kentel, ma l’elfa lo ignorò.
Korax ci pensò su qualche istante, poi si convinse.
“Uhm, va bene, accetto. Ma…” Afferrò il braccio di Reyra. “Faremo a modo mio.”
I due sparirono sotto gli occhi attoniti di Xly e Kentel. Prima di svanire verso un luogo sconosciuto, l’ultima cosa che Reyra vide fu il freddo viso di Alucarynn.