Il sole all’orizzonte

“Capitano, a me comunque non sembra una buona idea…”

Era almeno la quinta volta che Greta sentiva quella frase e, sebbene la sua pazienza fosse ormai al limite, si forzò a non rispondere in malo modo all’uomo che l’aveva accompagnata in quella farsa.

“Se hai pensato ad un modo migliore, Hayden, dimmelo pure.”

L’umano restò in silenzio per un minuto, prima di lamentarsi di nuovo. “Quest’isola non è nemmeno sulla mappa…”

Greta si voltò di scatto. “Ragion per cui non ti troverà nessuno quando ti lascerò qui!”

I due erano scesi dalla Cometa del Mare ed avevano attraversato la spiaggia, arrivando su un promontorio che dava su una piccola giungla verso il castello a nord. Decisero di lasciare lì i cavalli, prima di scendere.

“Quanti mesi sono che sentiamo del tesoro che si nasconde qui? E ora hai paura? Che cazzo di pirata sei!?”

“Ma capitano, il mostro…”

“Al mostro pianterò due pallottole in testa prima che se ne accorga.”

Si inoltrarono all’interno fino ad arrivare ai margini del maniero. Era un luogo del tutto abbandonato. Erbacce spuntavano dal cortile di pietra, rampicanti si erano impadroniti di stendardi della vecchia Alleanza di Lordaeron logori e sbiaditi. Al centro c’era quella che doveva essere una fontana, con un leone di pietra con le fauci spalancate. Ovviamente, da essa non usciva una goccia d’acqua. Più in là c’erano persino degli uomini impiccati. All’improvviso arrivò una forte folata di vento… ed una voce all’interno di essa.

“Andatevene…”

L’uomo che era con Greta rabbrividì.

“Capitano…” piagnucolò.

“Stai zitto e cerca un’entrata!”

Ma di nuovo arrivò la folata di vento… e con essa di nuovo la voce.

“Andatevene o morirete…”

Hayden urlò, e fece per scappare in preda al panico. Greta alzò gli occhi al cielo e con un movimento fulmineo estrasse la pistola dal fodero in cuoio che aveva sulla coscia. Sparò. A pochi metri si sentì un tonfo.

“Buffone senza palle…”

Si avvicinò, entrando nel cortile. Lo sparo però, oltre a far alzare in volo gli uccelli appollaiati sui vicini alberi, fece comparire anche una bestia proprio davanti alla piratessa. Il mostro guardò Greta con aria minacciosa, digrignando i denti. L’elfa del sangue estrasse istintivamente le pistole, puntandole contro la belva.

“Non hai sentito, piccola elfa?” ripeté ululando mentre i suoi artigli strappavano violentemente l’edera dal terreno. “Vattene o ti sbrano!” Questa volta però la voce sembrò meno minacciosa di qualche istante prima.

“Davvero una bella scena, lupetto”, rispose perplessa la piratessa, le due pistole sempre puntate contro il licantropo. “Dimmi, ha mai funzionato?”

“Eh…? Certo che ha funzionato! Perché, non hai paura?”

“Ah, dovrei?”

“Certo!” Batté i pugni animaleschi contro il terreno alzando una gran polvere. “Vedi quei cadaveri impiccati? Li ho messi lì tutti io!! Sono un tremendo assassino!”

“Non mi dire…” Greta abbassò le pistole. “Sto tremando dalla paura…” Fece qualche passo in avanti. “Senti, mi dici se davvero c’è un tesoro qui? I miei uomini mi aspettano, non voglio che perdano tempo. Né tantomeno ne voglio perdere io.”

“Tesoro dici…?” Il lupo si trovò chiaramente spiazzato. Greta capì che non era abituato a quella reazione. “Forse, però…” Annusò l’aria, avvicinandosi a lei.

“Si, lo so, l’odore del mare è un po’ forte ma…”

“Ah, per le tette di Elune, al diavolo! Alla fine sei anche abbastanza carina, non è che vuoi entrare nel castello? Non ho ospiti da molto tempo!”

Greta accennò un sorriso ironico. “Ma come, non dovevi sbranarmi?”

“Lo vuoi il tesoro o no?” fece il mostro spuntando per terra.

Greta rimise le pistole nel fodero. “Si.”

Il licantropo saltò dalla gioia. “Benissimo! Allora, seguimi, seguimi!” disse mentre si voltava e, camminando con postura ingobbita, faceva cenno alla piratessa di andare dietro di lui.

Era davvero un rudere, anche all’interno. Porte rotte, pavimenti a cui mancavano mattoni, ragnatele nel soffitto…

“Ma tu stai da solo qui?” chiese Greta mentre salivano una rampa di scale i cui gradini scricchiolavano ogni passo.

“Che te ne frega a te?” rispose il lupo girando a destra.

“Che piratessa sarei se non fossi curiosa?”

“Non ti interessa.”

Arrivarono ad una stanza fatiscente. Larga ma che non era sfuggita allo stato di abbandono del maniero. Sul lato nord c’era un grande camino, spento, e davanti ad esso un tavolo altrettanto grande con tre candelabri d’argento, uno al centro e due ai lati. Il lupo batté le zampe e sullo stesso tavolo comparirono vassoi ricolmi di carne arrosto e bicchieri di vino. Allo stesso tempo, il camino si accese, così come i candelabri da cui colava cera indurita.

“Hai fame, Fuoco del Mare?”

Greta abbozzò un mezzo sorriso. “Vedo che quel nome è arrivato anche qui…. Si, ho un po’ di fame e sicuramente voglia di vino.”

“Perfetto!” La risposta del mostro gli fece colare la saliva dalla bocca, finendogli sul pelo irsuto che aveva sul petto. “Serviti pure!” la invitò mentre con una zampa agguantava un cosciotto di montone e iniziava a sbranarlo con gli aguzzi denti.

Greta non si fece impressionare, e prese anche lei un cosciotto con una mano, ed una coppa di vino con l’altra. Quest’ultima, così come i vassoi, erano incredibilmente puliti rispetto al resto della sala o… di tutto il resto. Sorseggiando il frutto della vite, lo sguardo di Greta si posò sui lati alti del camino, dove campeggiavano dei piccoli quadri con dei ritratti. In uno c’era il volto di un uomo paffuto dai folti capelli ricci. In un altro quello di una donna dalla chioma nera. Altri ancora erano nascosti dalle ombre, più lontani, e la piratessa non riusciva a distinguere bene chi fosse rappresentato in essi.

“Quelli chi sono? La tua famiglia?”

“No, i signori che servivo.”

“Oh…” Greta posò la coppa sul tavolo e raccolse un teschio da terra, vicino alla sua sedia. “E sono andati via, o…?” chiese con noncuranza mentre lo rigiravano sulla mano.

“È successo tanti anni fa.” Ogni volta che il lupo parlava, era come se ruggisse.

“E perché non mi racconti un po’ la storia?”

“Perché non ti interessa, tu sei qui per il tesoro, magari poi mi ucciderai pure.”

“Anche… Ma voglio sentire la storia prima.”

Il mostro tirò su col naso. “Davvero?”

Greta annuì mentre addentava nuovamente il cosciotto. “Si”, disse mentre doveva ancora deglutire il boccone. “Per esempio… Tu sai chi sono io… Ma tu chi sei? Qual è il tuo nome?”

“Lightwrath.”

La piratessa svuotò la coppa di vino. “Un nome piuttosto insolito per un mostro.”

“Una volta ero un paladino.”

“Non mi dire…” Greta aveva avuto il sospetto quando aveva visto una vecchia armatura arrugginita poggiata sul lato destro del camino. Si vedeva ancora, sebbene incrostato, il simbolo del Silver Hand. Ai piedi della stessa armatura c’era un tomo, anch’esso ormai consumato e con parte della copertina strappata e sudicia. Si riusciva a leggere solo la parola “luce”. “E cos’è successo?”

“È una lunga storia.”

“Non mi pare che qualcuno ci stia mettendo il pepe al culo.”

Il mostro sospirò. “Un giorno di tanto tempo fa, il mio signore mi ha mandato in pattuglia nella Foresta di Silverpine.” Iniziò il lupo con la sua voce animalesca. “Ero solo un giovinetto a quei tempi, ero entrato nell’Ordine del Silver Hand da pochi mesi. Tutto normale, sai, Fuoco del Mare…”

“Greta.”

“Eh?”

“Mi chiamo Greta.”

“O-oh.. si… Greta. Dicevo, tutto normale, nulla che non sembrasse solita routine… Poi, mentre stavamo tornando per prendere la nave, sono stato morso da un licantropo.”

“E non hai detto niente?”

“Che figura ci avrei fatto? Ero così voglioso di dimostrare il mio valore, e poi mi mettevo a frignare come una signorina per un morso?”

“Continua.”

“Siamo tornati, ma per tutto il viaggio sentivo la spalla bruciare. Ho pensato non fosse nulla, e di chiedere qualcosa il mattino dopo al sacerdote del castello, magari inventando una scusa… ma…”

Seguì qualche attimo di silenzio. Greta non disse nulla.

“Il mattino dopo mi svegliai proprio qui, in questa sala. Mi guardai le braccia ed erano tutte ricoperte di peli. Ed anche le gambe, ed il petto, e la testa… Non riuscivo nemmeno a stare dritto. Non avevo più le mani, o i piedi… Intorno a me era tutto distrutto, c’erano cadaveri dappertutto, sangue sul pavimento, sui muri, corpi dilaniati, arti mutilati… mi feci un giro per il castello nel silenzio assoluto, ed in ogni sala lo scenario era lo stesso.”

Alzò la testa e guardò Greta.

“Non bevi più?”

“È finito.”

“Cosa?”

“Il vino…” La piratessa rovesciò la coppa vuota. “È finito.”

“Oh, che sbadato!” Lightwrath batté le zampe, e la coppa si riempì di nuovo da sola. Greta riprese a bere.

“Ho passato i due anni successivi senza uscire dal castello, affranto dal dolore”, riprese il lupo. “Nei sotterranei erano rimasti tutti gli averi dei miei signori. Generazioni e generazioni di averi… Pietre preziose, ore, gioielli… Ovviamente la notizia si sparse ed il castello divenne meta di curiosi e avventurieri.”

“Cercavano gli averi del tuo signore.”

“Ma grazie a qualche trucco che avevo imparato dal mago di corte da ragazzino…”

“Mmh..?”

“Niente di che, qualche folata di vento come quelle di poco fa, qualche palletta di fuoco… O questa cosa del cibo! Decisamente la più utile! All’inizio li uccidevo, ma grazie a quelle robe poi riuscivo a cacciarli via e man mano si diffuse la voce del mostro nel castello abbandonato. Poi però si fecero più furbi e tornarono chi con la moglie, chi con le figlie…”

“Per impietosirti?”

“Per offrirmele! In cambio di qualche sacco di pietre preziose.”

“E tu?”

“Accettavo!” Rispose Lightwrath battendo le zampe sui polverosi braccioli della sua sedia. “Sono un mostro, Greta, mica un ipocrita!”

“E queste donne erano contente di quella prospettiva?”

“Ti direi il falso se ti dicessi di sì, almeno tutte o nei primi momenti… Perché ad alcune alla fine piacque stare con me. Con due o tre spaventavamo gli avventurieri insieme, era anche divertente! Con altre ci sono addirittura finito a letto… eheh.”

Greta bevve di nuovo. “Quasi quasi mi dispiace essermi persa quella parte.”

Ma la risata di Lightwrath fu breve. “In realtà però, nessuna voleva quella vita, e chi prima, chi poi, finivano tutte per andarsene.”

“E tu le lasciavi andare?”

“Che dovevo fare, ucciderle? A che pro? Ho già ucciso abbastanza. Certo, ogni volta gli averi nei sotterranei si assottigliavano… Ormai non c’è più quasi niente…”

Un altro lungo attimo di silenzio. Greta si mosse il cappello da pirata con un dito. “Non c’è mai stato nessun tesoro, vero?”

“Vero. È una diceria che hanno messo in giro quelli che hanno preso i sacchi di pietre preziosa. Mi andava bene. Portava altre mogli, altre figlie… Ormai, l’unico vero tesoro che mi è rimasto è andare sulla torre più alta e guardare il sole all’orizzonte. Ricordare la Luce, il castello, i miei signori, quello che ero una volta.”

“C’è una cura per gli Worgen, lo sai, Lightwrath? Potresti ritrovare il tuo aspetto umano. Posso indicarti dove andare.”

“Io non voglio tornare umano, Greta. La mia vita è questa ormai, sono passati troppi anni, ho fatto troppo per tornare indietro. Non voglio il tuo aiuto. Ti invidio solo la libertà, quella sì che è un tesoro.”

Il terzo lungo attimo di silenzio. Greta decise che sarebbe stato l’ultimo. Si alzò dalla sedia.

“Io me ne vado, Lightwrath.”

Il lupo restò sorpreso. “Come, non mi uccidi?”

“E perché dovrei? Non c’è nemmeno il tesoro! Sono un pirata, non un’assassina!”

Il capitano Greta uscì dal castello, e raggiunto il promontorio, si mise in sella per tornare alla sua nave. Fece qualche decina di metri, prima che una voce animalesca la raggiungesse.

“Greta!” La piratessa voltò il cavallo all’indietro. Lightwrath la stava raggiungendo a grandi balzi felini.

“Cosa vuoi, Lightwrath?” gli chiese quando arrivò sotto di lei.

“Non c’è nessun tesoro, vero?”

Greta capì. “No, Lightwrath, nessun tesoro.”

Il lupo annuì. “Addio, Greta.”

“Addio, Lightwrath.”

Il lupo tornò al castello, senza mai voltarsi.

“Allora, capitano, avete preso il tesoro?”

 Quando tornò alla nave, ogni membro della sua ciurma le faceva la stessa domanda. Ma Greta aspettò di arrivare sul ponte di comando per rispondere a tutti.

“Ascoltate, canaglie! Le voci che abbiamo sentito erano false! In quel cazzo di castello, non c’è nemmeno una pietra!”

“Allora ci hanno preso per il culo!” le rispose uno.

“Si, ci hanno preso per il culo! Ora mollate gli ormeggi e lasciamo questo posto di merda!”

I pirati si misero subito all’opera, e pochi minuti dopo la Cometa del Mare iniziò a prendere il largo. Mentre fissava il sole all’orizzonte che stava tramontando, il capitano Greta si arrampicò su una delle reti che salivano verso l’albero maestro. Guardando il castello abbandonato che si andava rimpicciolendo dietro di lei, nella torre più alta del maniero vide una piccola macchia scura.

“Libertà!!!” urlò Greta.

“Libertà!!!” rispose la sua ciurma.

Illustrazione in evidenza di nozomi-M