Capitolo 14: Reunion
POV: Lily
Quell’elfo, che Lily sapeva essere Zihark, rimase immobile. Non reagì, al suo abbraccio, subendolo passivamente. L’elfa del sangue si staccò da lui dopo qualche secondo, guardandolo negli occhi.
Della luminosità di una volta non era rimasto nulla. La fulgida luce dorata era sparita, appassita nelle iridi del mago. Da vicino, se possibile, le sue condizioni sembravano ancora peggiori. Il corpo di Zihark si andava dissolvendo, come la sabbia che cade in una clessidra. Alcuni punti erano già vuoti, sostituiti da ombra e fumo nero che mantenevano la forma delle parti che avrebbero dovuto essere di carne e ossa. Quello sinistro sembrava il lato del corpo più affetto da questa condizione.
“Non mi abbracciare, Lily”, disse poi Zihark. “Non merito il tuo abbraccio, né quello di nessun altro.”
Sentire quella voce provocò in qualche modo dolore al comandante dell’Ordine della Fiamma.
“Dove sei stato, Zihark?” domandò. “Per due anni… per due interi anni ti abbiamo cercato ovunque. Kharonte, Kharonte è…”
Il volto tormentato del mago si indurì. Lily ebbe l’impressione che la causa fosse stata sentire il nome dello stregone.
“Lo so”, si limitò a rispondere Zihark distogliendo lo sguardo. Il corvo di mana, che era atterrato sul ramo di un albero vicino, gracchiò.
“Vi spiegherò tutto”, continuò dopo qualche secondo. La sua voce sembrava ad ogni parola più sofferente. “Tutto quello che volete sapere.”
“Lily, sei sicura che sia Zihark?” La domanda provenne da dietro i due elfi, ed aveva il tono possente e freddo di Kentel.
“Si.” La voce dell’elfa del sangue era sicura. “Te lo posso assicurare con assoluta…”
Ma mentre parlava, Lily fu superata da Zihark, che con il suo andamento incespicato, appoggiandosi al suo bastone, si diresse verso Kentel, fermandosi infine davanti al draenei. I due si guardarono per qualche istante. Per qualche motivo, Lily avvertì tensione nell’aria.
“Avevi ragione”, esordì infine Zihark, mantenendo sempre il contatto visivo con lo sciamano. “Quel giorno avrei dovuto ascoltarti e non andare con gli uomini di Kael’thas. Ero ingenuo, Kentel, guidato dalla speranza. O forse ero solo tanto cieco da rifiutarmi di guardare in faccia la realtà che avevo intorno. Ma alla fine, anche io sono stato tradito dal mio Principe. Avevi ragione tu, aveva ragione Kharonte… avevate ragione tutti.”
Voltò il capo, e con un immenso sforzo alzò la voce. “Ascoltatemi, io sono Zihark. Sono l’amico di Lily, l’amico di Kentel. O meglio… una parte di lui. Voglio che sappiate che la vostra attuale condizione, e quella di Azeroth… è colpa mia. La mia altra parte ha causato tutto questo.” Iniziò ad avere il respiro affannoso. “È… colui che conoscete con il nome di Lord dell’Infinito. Io sono… la sua parte umana, mentre lui detiene la quasi totalità del potere che avevo e che… avevo acquisito. Anche lui ha… una sua personalità. Si fa chiamare… Torrhen… Torrhen lOmbra.” Si fermò, ormai in preda a pesanti spasmi. Poi tentò di riprendere a parlare.
“Ascoltate… per tutto quello… che ave…”
Zihark non finì la frase, poiché il suo muso incontrò un pesante pugno che lo fece cadere a terra.
“Bastardo pezzo di merda!! Hai ammazzato Æthelweard!”
A sferrare il colpo era stata Rhenya, gli occhi pieni d’ira. “Comandante chiedo il permesso di uccidere questo figlio di cagna!!”
Lily le si parò davanti.
“Tranquilla, credo di… meritarmelo…” intervenne intanto Zihark da terra mentre con una mano si massaggiava la mascella.
“Calmati, Rhenya”, disse Lily alla paladina. “Lui non è Torrhen, è un nostro alleato! Capisco la tua rabbia, ma capisci che Zihark può aiutarci contro quel mostro!”
Rhenya abbassò il braccio con cui aveva colpito, ma la rabbia era restìa a lasciarla.
“Vado qui intorno, vedo di cacciare qualcosa. Non voglio vederlo”, decise infine.
“Vengo con te!” intervenne ad un tratto Greta. “Ho come la sensazione di essere di troppo qui.”
Le guardarono allontanarsi senza voltarsi indietro nemmeno una volta. Il vento ululò.
“Zihark, vieni, riposati”, intervenne poi Lily aiutando il mago ad alzarsi per poi condurlo lentamente sotto l’albero in cui si trovava il corvo di mana. Kentel e Greta seguirono, senza parlare o muovere un dito.
L’elfo del sangue appoggiò la schiena al suo tronco, con suo grande sollievo.
“Riprenditi, respira…” disse Lily rivolta all’amico.
“Grazie Lily, ma… non merito questo”, la voce ora stava tornando regolare. Fissò Kentel per qualche secondo, ancora ansimante.
“Ti devo qualcosa, Kentel.”
“A me non devi niente. Se c’è qualcuno a cui devi qualcosa è Lily. O Rhenya… O Azeroth.”
Lo sciamano era ancora freddo. Lily capì che ancora non si fidava.
“Invece sì”, insistette Zihark. “Avete incontrato pochi Infiniti fino ad ora, vero? Sapete perché?” Tornò a fissare Kentel. “Stanno attaccando le Terre Esterne, hanno già conquistato quasi tutto.”
L’animo del draenei si accese di colpo. “Relaha? Come sta Relaha?”
“Relaha… combatte… ha avuto un ottimo maestro. Sta tenendo Nagrand, che è l’ultima regione non ancora in mano agli Oscuri. Ma… non so quanto resisteranno ancora.”
Il draenei imprecò, si girò rabbiosamente, strinse i pugni. “Devo andare ad aiutarla”, annunciò poi in tono deciso. “Ma.. come ci arrivo nelle Terre Esterne? Il Portale Oscuro è stato distrutto durante la Rovina…” Imprecò di nuovo.
“Kentel.. ho ancora abbastanza potere da aprirti un portale. Sarà… il mio modo per fare ammenda.” Disse Zihark dopo qualche attimo di silenzio.
“Non se ne parla, stai a pezzi!” lo riprese Lily.
“Posso farlo”, confermò il mago. “Come ho detto prima, devo qualcosa a Kentel. Ma prima… c’è qualcosa che entrambi dovete vedere.”
L’elfo del sangue alzò lentamente la testa. “Amico mio…” chiamò con voce leggera. Il corvo di mano spiccò il volo e planò atterrando sulla spalla di Zihark, il quale gli accarezzò il petto con un dito.
“Hai aspettato questo momento quanto me…” Kentel e Lily si scambiarono un’occhiata interrogativa. “Mi hai accompagnato fin qui. Mi assistito in questi anni di solitudine, da fuggiasco.”
Il corvo di mana gracchiò sonoramente.
“Si, è arrivato il momento”, disse Zihark come a rispondere a quel verso. “Lily, Kentel. Ricordate che quello che state per vedere non è reale. È il frutto di un ricordo mio e di Torrhen. Ma non è reale. È solo una proiezione. In carne ed ossa, si… ma pur sempre una proiezione. Lui.. lui è morto due anni fa.”
Dopo quella frase, l’intero corpo di Lily fu attraversato da un brivido. Sentì un’ondata di calore propagarsi in tutto il suo corpo.
Zihark accarezzò un’altra volta il petto del corvo. “Vai, amico mio…”
L’animale volò di nuovo, compiendo qualche giro intorno allo spazio davanti ai presenti. Lily notò che aveva iniziato a brillare. Il corvo fece un altro giro, e quando atterrò davanti a loro brillava ormai di una luce blu accecante, tanto che sia lei che Kentel furono costretti a coprirsi gli occhi con le mani, cosa che invece non ebbe bisogno di fare Zihark.
Quando l’elfa riaprì gli occhi, si sentì mancare il fiato. Davanti a lei, in piedi, si trovava un elfo del sangue dai lunghi e lisci capelli bianchi. Era giovane, con gli occhi verdi come smeraldi. Indossava una veste rossa e portava degli stivali di cuoio ai piedi.
“Ragazzi…” li guardò uno ad uno, gli sorrise. Le sorrise. Fu come se al centro le fosse esplosa una palla di fuoco.
“K…K…” Non riuscì nemmeno a parlare. Con la coda dell’occhio vide un’espressione incredula dipinta anche sul volto di Kentel.
“Kharonte…” fu il draenei a pronunciare il nome per primo. Lo sciamano si avvicinò all’albero in cui Zihark era appoggiato. “Cosa vuol dire tutto questo?” chiese piegandosi verso di lui. “Mi stai dicendo che Kharonte era un corvo di mana?”
“Vi ho già detto che è un ricordo. Ce ne sono altri come lui, nella Torre Nera. Tutti coloro che non sono morti con la pace nel cuore durante la Rovina. Paradossalmente sono proprio loro che impediscono all’altra mia parte di girare libero per Azeroth, tranne in rare occasioni a seguito delle quali ha bisogno di un lunghissimo riposo. Sono questi ricordi che lo tengono bloccato, come se delle catene gli impedissero i movimenti.” Sorrise amaramente. “Che ironia.”
Kentel si rialzò. Guardò lo stregone a pochi passi da loro. Poi tornò a rivolgersi a Zihark.
“Resterà sempre con noi?”
“No, Kentel.” A rispondere fu direttamente Kharonte. “Fuori dalla Torre Nera quelli come me hanno una durata limitata… una durata che non conosco.”
Lily lo stava ancora osservando, non gli aveva tolto gli occhi di dosso nemmeno per un istante. Aveva percepito quelle frasi ovattate.
‘La voce… è quella sua. È la sua voce, è la sua voce…!’
Lo stregone si avvicinò a lei. Se lo ritrovò ad un palmo dal viso. Si sentiva tremare. Kharonte le accarezzò la guancia con il dorso di un dito. Era caldo.
“Lil…”
Avrebbe voluto urlare, abbracciarlo, stringerlo… ma si sentiva come pietrificata. Non riusciva a fare niente.
‘È davvero lui… è davvero lui…’
“Ora mi credi, Kentel?” stava intanto chiedendo il mago allo sciamano. “Chi altro conosci che avrebbe fatto questo?”
Il draenei sospirò. “Adesso apri quel portale… Zihark.”
Il mago sorrise con non poca fatica. Si concentrò, e per un piccolissimo istante i suoi occhi luccicarono di una luce dorata. Poi distese il braccio destro di lato, e nel nulla si aprì uno squarcio che dava su un paesaggio verdeggiante, con isole fluttuanti.
“Sbrigati..” lo esortò Zihark. Aveva la fronte madida di sudore, la voce era tornata affannosa. “Non posso mantenerlo a lungo…”
Kentel annuì. Guardò i due elfi del sangue vicini a lui. “Lily, Kharonte…”
L’elfa girò solo la testa, ancora attonita. Lo stregone rivolse al draenei uno sguardo di fiducia.
“Ci vediamo alla Torre Nera, amico mio. Lì…” guardò di nuovo tutti i presenti. “…finiremo quello che abbiamo iniziato a Tarren Mill. Insieme, come avrebbe sempre dovuto essere. Ti aspettiamo.”
Kentel accennò un mezzo sorriso, poi si voltò ed entrò nel portale. Un istante dopo, Zihark fece crollare il suo braccio a terra, gemendo per la stanchezza.
Kharonte si mosse per dargli aiuto, ma il mago lo fermò con un cenno della mano.
“Andate voi due. Prendetevi un po’ di tempo per voi. Avrete molto di cui parlare, d’altronde il villaggio qui dietro è abbandonato… Io aspetterò qui che tornino le altre due. Magari riesco a spiegarmi anche con quell’irruenta paladina…! Appena saremo di nuovo tutti vi racconterò tuto.” ridacchiò a fatica.
“Che dici, Lil? Tu hai qualcosa da dirmi?” chiese lo stregone sorridendole. Non riuscì a rispondere. Si avvicinò, e le prese la mano, portandola verso il villaggio. Lo lasciò fare, guardando i suoi movimenti mentre avanzava davanti a lei.
‘Mi sta… tenendo per mano…’
La lasciò quando arrivarono alla locanda. Era completamente abbandonata, buia se non per la luce naturale che entrava dalla porta e dalle finestre appena socchiuse.
“È successo proprio un disastro…” commentò Kharonte guardandosi intorno. “Ma allora? Come sei divent…”
Lily lo abbracciò, stringendolo. Affondò la testa tra il collo e la spalla dello stregone, il quale si sentì colto di sorpresa. Posò dolcemente le mani sul suo capo, l’accarezzò. L’elfa del sangue iniziò a singhiozzare.
“Khar…” finalmente era riuscita a dirlo. A dire quel nome che aveva disperato di ridire ancora. “Mi dispiace”, continuò mentre il petto le sobbalzava per i singhiozzi. “Se..se quel giorno fossi rimasta con te… non saresti… non saresti…”
Lo stregone la strinse a sè, e Lily sentì quel calore che aveva quasi dimenticato ma che allo stesso non avrebbe mai dimenticato. Il suo calore. Si sentì tornare quella piccola, timida sacerdotessa di quattro anni prima. Quella che arrossiva quando lui le faceva un complimento, quando giocavano insieme.
“Lil, tranquilla…”
‘Solo lui sa essere così rassicurante con me…’
“…non è stata colpa tua. Non lo sapevamo, non eravamo preparati.”
Si staccò da lui, lo guardò. I suoi occhi tremolavano, si inumidirono.
“Ho passato gli ultimi due anni a darmi la colpa della tua morte. Mi maledicevo per non riuscire a non pensarti, mi maledicevo per il dolore che mi causava pensare a te. Perché ti avevo perso. Ed era colpa mia, che non ero lì, non ero lì…”
Kharonte le sorrise, ed un’altra palla di fuoco esplose nel suo petto.
“Eppure io sono orgoglioso di quello che sei diventata, Lil. Non potevo sperare di meglio.” Le prese le mani nelle sue, se le portò alla bocca, le baciò con dolcezza. “Ti ricordi quella luce alle Paludi Grigie? Quella luce brilla ancora dentro di te, Lil, e ci brillerà sempre. Quella luce che ho così amato… che amerò sempre…”
Lo stregone si allontanò di qualche passo indietro e la guardò. “Però, ehy, non avrei mai pensato di vederti in armatura! Non ti ci immaginavo proprio” le disse ridendo.
E rise anche lei, di un riso strano perché si mescolava alle lacrime che le stavano rigando il volto.
“Più di quanto immagini! Non sai quante volte la mia mente è andata indietro, a quando volavamo liberi sui nostri Netherwing in giro per il mondo. Quando sentivamo quella brezza che ci accarezzava il viso, a quando facevamo a gara a chi arrivava primo. E ora, guarda come si è ridotto Azeroth… guarda come sono ridotta io!”
“Deve essere scomodo andare in giro con quella addosso! Ti ricordi quando…”
Ma Lily lo fece tacere, buttandogli le braccia al collo, baciandolo. Fu un bacio di quelli per ricordarsi com’erano, se avevano ancora lo stesso sapore di prima, dei giorni insieme, della festa di Mezza Estate. Buttando indietro tutta la tensione, tutta l’ansia, tutte le paure di quei quattro anni. Tutto via. Le lacrime ora si mischiarono alla saliva. Di lei. Di lui.
‘Solo un ricordo… solo un ricordo…’
Si staccarono. Lily guardò gli occhi del suo stregone. Ora stavano sorridendo, quelli di entrambi.
“Toglimela”, gli disse con voce in cui il desiderio stava crescendo.
“Cosa…?”
“Aiutami a toglierla.”
Lily iniziò a muovere le mani freneticamente, cercando di slacciarsi l’armatura.
Kharonte la guardò stupito per un solo secondo, poi la assecondò. Le loro mani si toccarono più volte, ansiose di togliere quella barriera tra di loro. Si muovevano velocemente, tanto velocemente da sbagliare i punti d’aggancio, da non riuscire subito a slacciarli.
“Preferivo quando dovevo toglierti solo la veste…!” disse Kharonte ridendo mentre le toglieva i pesanti gambali.
Lily rise. La prima risata di gusto dopo anni.
‘Solo un ricordo… solo un ricordo…’
Poi famelicamente tolse la veste a Kharonte. I due elfi si abbracciarono, si baciarono nuovamente. Questa volta lasciandosi trasportare da quella passione per troppo tempo sepolta da troppa morte, da troppa oscurità.
Lily affondò la mano tra i capelli del suo stregone, spinse la sua testa contro quella di lei, affondò la sua lingua nella bocca di lui, lo assaggiò, lo assaporò. Tastando all’indietro con la mano si mosse verso un tavolo sopra il quale vi erano brocche rovesciate, bicchieri, piatti, posate. Kharonte con un singolo gesto lo sgombrò, la fece sedere mentre lui discendeva il corpo dell’elfa del sangue con i baci, tastando i suoi seni, rimuovendo la biancheria intima.
Arrivò a mettersi in ginocchio davanti a lei, affondando la testa in mezzo alle sue gambe. La lingua dello stregone si mosse rapida, proprio come Lily ricordava essere capace di fare. L’elfa prese una delle sue mani, la tastò, la baciò, si portò un dito in bocca. Si sentiva fremere, iniziò ad avere il respiro affannoso, a gemere sommessamente. L’altra mano si precipitò verso la testa di lui, per accarezzarla, per far sì che quel momento non finisse. Lily stava riscoprendo cosa significava la parola “godere”. Una sensazione che poi volle ricambiare allo stregone.
Poi Kharonte si alzò, tornò a baciarla a far incontrare le loro lingue che sembravano essere attratte come calamite, desiderose di recuperare il tempo perduto, danzando insieme dopo così tanto tempo. La spostò in avanti, facendola sdraiare sul tavolo, adagiandosi sopra di lei.
“Khar…” gemette piano Lily.
Lo stregone le sorrise, accarezzò dolcemente la sua guancia con il dorso della mano, poi affondò la testa sul collo di lei per baciarlo, mentre il suo bacino si iniziava a muoversi ritmicamente su di lei. Lily si avvinghiò a lui, incrociando le gambe dietro la sua schiena, abbracciandolo, volendo sentire ogni istante di quel momento.
‘Solo un ricordo, solo un ricordo…’
Sentiva quella sensazione di lussuria che le dava percepire Kharonte che le entrava dentro, una sensazione che per troppo tempo le era stata negata. Ma non era solo quello. Lily sentì il freddo di quegli ultimi anni lasciarla, per far posto ad un calore da troppo tempo dimenticato. Si sentiva completa, viva. Si lasciò andare completamente, ansimando, gemendo, pronunciando sommessamente il nome di Kharonte, fino a quando non arrivò il culmine del piacere. Per lei e per lui.
Si ritrovarono nudi, esausti, sudati, immobili, sopra il tavolo della locanda abbandonata. Lily giaceva distesa da un lato, una gamba oltrepassava quella di Kharonte che si trovava in posizione supina, mentre la testa di lei era appoggiata sul petto dello stregone. L’elfa sentiva il dolce respiro affannoso di lui, che le accarezzava ritmicamente la testa con una mano.
‘Solo un ricordo, solo un ricordo.”
Lily chiuse gli occhi, abbandonandosi a quella dolce agonia. Tra qualche minuto si sarebbero rivestiti e sarebbero usciti da quel posto, per stare di nuovo sotto il grigiore di un mondo spezzato e senza luce, ma non ancora. Si sentì egoista, ma in quel momento non le importò nulla.
Azeroth aveva perso da due anni il sole, ma lei aveva ritrovato il suo, anche se era solo un ricordo…
Fine prima parte
Illustrazione in evidenza di Isbjor