La razza draconica nell’universo di Warcraft si riferisce a delle gigantesche e potenti creature, che sono state “create” dai proto-draghi grazie al potere dei Titani e dei Custodi millenni fa.
“Draghi” è il nome che si usa nella lingua comune, ma non è il sole conosciuto per indicare queste leggendarie creature. Ad esempio, gli Orchi di Draenor usavano l’appellativo “nelghor” che si significa “bestia fedele”. Questo nome deriva dal clan Fauci del Drago, che proprio sul pianeta Draenor era solito chiamare così le proprie cavalcature, i Rylak, e che venne “applicato” ai Draghi quando l’Orda giunse su Azeroth. Da allora, tutti gli Orchi chiamano i giganteschi rettili con il nome di nelghor.
La storia di come i proto-draghi divennero delle creature superiori è ormai arcinota, ma vale la pena spendere qualche parola su delle recenti scoperte. L’esploratore Brann Bronzebeard infatti ha recentemente scoperto prove, corroborate da rapporti di avventurieri a Deepholm, che proverebbero il fatto che proto-draghi e draghi potrebbero aver avuto origine da delle creature elementali (come draghi di pietra o draghi delle tempeste). Inoltre, sembrerebbe proprio che i Draghi condividano una discendenza comune sia con i Grifoni che con le Viverne, ma non è tuttavia chiaro in che punto della fase evolutiva le tre specie si siano “scisse”.
Ma andando nello specifico? Come sono fatti i Draghi di Warcraft? E qual è la loro cultura, se ne hanno una?
Com’è fatto un drago?
Per quel che riguarda l’aspetto fisico, possiamo dire che generalmente più un drago invecchia, più cresce e – grazie al loro piuttosto marcato dimorfismo sessuale – è facilmente possibile determinare se un esemplare sia maschio o femmina in base al suo aspetto. Ad esempio, i maschi spesso riconoscibili poiché hanno creste più grandi delle femmine.
Ovviamente, essendo delle creature incredibilmente potenti, i Draghi di Warcraft sono dotati di sensi acuti che superano di gran lunga persino quelli degli Alti Elfi, tra cui un udito eccezionale e vista, visione notturna e olfatto impareggiabili. Sono infatti in grado di riconoscere gli odori dei singoli mortali, e alcuni affermano addirittura che essi possano, entro certi limiti, “annusare” la Magia.
Parlando del lato purament estetico, I Draghi sono ricoperti di scaglie, ma sono vulnerabili nella parte posteriore del cranio e possono essere uccisi se colpiti lì. La scaglia di drago in particolare è un materiale estremamente forte e durevole, e piccole quantità di essa possono essere incredibilmente preziose per una lavorazione. Una delle poche cose in grado di squarciare queste scaglie sono gli stessi artigli dei Draghi e quando uno di essi scuote il proprio corpo, le sue squame sferragliano ritmicamente. Generalmente le scaglie vengono perse nello stesso modo in cui le altre creature perdono la pelliccia. L’area esposta alla fine si indurisce e si trasforma in nuove scaglie, ma fino ad allora la carne morbida è vulnerabile alle armi o al veleno.
Ciò che invece pochi sanno è che possedere una scaglia o un’altra parte di un drago garantirebbe al possessore una parte del loro potere. A confermare questa teoria sono state la parole del mago umano Rhonin, il quale affermò che “possedere un pezzo del più grande dei leviatani significa avere un controllo sul loro potere“, e quelle dello stesso drago Korialstrasz, che un giorno, osservando una gemma che aveva modellato magicamente da una delle sue scaglie, affermò che essa aveva proprietà che avrebbero sbalordito qualsiasi mago se solo egli avesse saputo come lanciare la “magia draconica”, cosa che pochi sanno fare.
C’è poi una curiosità riguardante il sangue di drago, che è di colore scarlatto. La maggior parte degli animali non può tollerare l’ingestione di questo, con la curiosa eccezione dei crocolischi, i cui stomaci sono protetti come un’armatura a piastre.
Non bisogna dimenticare ovviamente che i Draghi sono nati nel cielo e nonostante le loro dimensioni, possono spiccare il volo con meno sforzo di molte altre creature volanti, volare molto più velocemente degli ippogrifi e della maggior parte delle altre creature, e percorrere diverse miglia in pochi minuti, raggiungendo persino la stratosfera di Azeroth, a migliaia di chilometri dal suolo.
In questi giorni ci stiamo divertendo molto con il dragonriding, ma le corse sono sempre state una competizione popolare tra i Draghi di Azeroth, che spesso giocano a gare di velocità tra impervie catene montuose.
Qualcosa invece di assolutamente insospettabile è il fatto che i Draghi siano anche degli abili nuotatori. Alcuni sono più nati per l’acqua di altri, ma anche i membri dello Stormo Rosso, sono particolarmente bravi nel nuoto, basti pensare che Korialstrasz aveva la capacità di trattenere il respiro per più di un’ora.
Spostandoci su altri aspetti, come ad esempio la soglia del dolore, alcuni Draghi possono sopravvivere all’immersione nella lava, ma solo per un breve periodo. Ci sono tuttavia delle eccezioni a questa cosa, infatti se gravemente feriti, i draghi Rossi e Neri possono tuffarsi nella lava e usare il suo calore per rianimarsi, ma questa è più una peculiarità dello Stormo di Neltharion ed è un’esperienza molto spiacevole per quello di Alexstrasza.
Di norma, i Draghi di Azeroth non hanno bisogno di tanto sonno quanto la maggior parte delle altre razze. Essi possono dormire per minuti, giorni o settimane alla volta, a seconda delle circostanze, o anche… non dormire affatto. Per esempio, la consorte di Deathwing, Sinestra, rimase per più di un secolo senza dormire, anche questo va preso come un caso eccezionale.
Chiudiamo questa parte del nostro approfondimento parlando degli effetti della Magia sui Draghi. Come tutti sappiamo, quello più in sintonia con essa è lo Stormo Blu, tuttavia è corretto dire che tutti i Draghi sono delle “creature magiche”. Di conseguenza, prosciugare la Magia da loro è ancora più letale che affondare una spada nella loro gola, e per questo queste creature mantengono sempre diverse difese magiche naturali su se stesse.
Come pensa un drago?
Le menti dei Draghi sono molto più complesse e avanzate di quelle delle razze la cui vita è assai più breve. Essi pensano su una scala più ampia e possono far fronte a impressioni sensoriali che i mortali troverebbero travolgenti, come un incantesimo per espandere la propria vista in tutte le direzioni.
È però innegabile che parecchi draghi considerano con arroganza le razze mortali che chiamano le “razze minori“, anche se alcuni ne sono incuriositi e si divertono a mescolarsi tra loro assumendo forme umanoidi.
Una comune dimostrazione d’affetto draconico è quella di accarezzarsi delicatamente l’un l’altro. Queste creature inoltre si possono anche abbracciare piegando le ali intorno al corpo dell’altro ed esprimono rispetto o obbedienza chinando il capo (un gesto che può anche essere fatto come un saluto educato). La gratitudine viene invece mostrata facendo scorrere la coda avanti e indietro e le orecchie si drizzano quando prestano attenzione mentre si appiattiscono contro il cranio quando sono arrabbiate.
Inoltre, sembrerà strano, ma gli incoraggiamenti dei Draghi sono descritti come musicali, e la loro risata è stranamente dolce e simile al suono di una campana.
Curiosità: nonostante siano ricoperti di scaglie, i draghi arrossiscono visibilmente quando si sentono in imbarazzo.
Parlando brevemente dei nomi, ogni drago ha un nome univoco; tra loro vige la regola che “un nome è concesso a uno e uno solo“. La maggior parte degli stormi dei draghi ha modelli di denominazione unici, come il suffisso “-gos“/”-gosa” per lo Stormo Blu e “-strasz“/”-strasza” per quello Rosso.
Com’è la vita di un drago?
La vita di un drago è parecchio più complessa di quel che si può immaginare. Quando sono giovani, i Draghi di Azeroth sono noti per la loro sete di sangue, che alla fine smettono di avere quando diventano più grandi e più saggi. Inoltre, una volta che un drago ha raggiunto la maggiore età, è accettabile che si scelga un’identità di genere diversa da quella con cui si è nati, se lo si desidera.
Una discussione a parte merita poi il capitolo della riproduzione draconica. Dalla caduta di Deathwing alla fine del Cataclisma, i principali stormi dei draghi hanno perso la capacità di deporre le uova.
Secondo Sinestra, era possibile che i Draghi di diversi Stormi si incrociassero, ma quest’ultimi tendevano a mantenersi strettamente legati ognuno al proprio a causa della tradizione e del pregiudizio. Tempo fa, quando i draghi potevano ancora riprodursi, solo la metà di tutte le uova si schiudevano e solo la metà di quelle che si schiudevano sopravvivevano fino all’età adulta: un duro inizio per una vita di meraviglia e gloria. Le uova di drago possono variare dalle dimensioni del pugno di un elfo ad essere grandi quasi quanto un elfo adulto e quelle appena deposte sono lisce e di forma quasi rotonda. Man mano che si avvicinano alla schiusa, assumono una forma ovale e i loro gusci diventano ruvidi e squamosi. A questo punto, brillano di un bagliore pulsante dall’interno e hanno vene che scorrono attraverso i loro spessi gusci. Importante poi il dettaglio che i Draghi sono già coscienti mentre sono nelle loro uova ancora non schiuse.
I cuccioli della stessa covata di uova si riferiscono l’un l’altro come “fratello/sorella di covata” e questi sono considerati i fratelli più stretti. I Draghi sono inoltre soliti usare anche il termine “il mio sangue” per gli individui con cui hanno stretti legami; non solo compagni o membri dello stesso gruppo, ma anche quelli ancora più vicini, come tra fratelli o tra genitori e figli.
Come (e perché) cambia aspetto un drago?
I Draghi di Azeroth ed alcuni altri dragonidi come i Dracthyr hanno l’innata capacità di essere dei mutaforma, ed assumere quindi delle sembiaze diverse da quelle di un drago, con quelle delle varie razze umanoidi che sono la scelta principale. Alcuni draghi, come Wrathion, possiedono quest’abilità sin da quando sono dei giovani cuccioli.
La trasformazione avviene generalmente per una serie di motivi, il principale è che è più facile comunicare, lavorare e vivere tra i mortali mentre si assumono le loro sembianze mortali. Quando gli Aspetti si resero conto per la prima volta che i Draghi erano destinati a condividere Azeroth con le razze più giovani, fu chiaro che dovevano imparare a vivere al loro fianco. Così, ognuno di loro assunse una forma che gli permettesse di vedere il mondo come fanno le razze giovani. Gli Stormi dei Draghi tengono spie travestite collocate tra ciascuno dei popoli di Azeroth, i quali (secondo i Draghi) hanno la tendenza a causare disastri se lasciati a se stessi. Anche quando i mortali con cui interagiscono conoscono la loro vera natura, alcuni draghi scelgono di usare la loro forma umanoide per apparire meno minacciosi come dimostrazione di cortesia. Altri motivi includono muoversi inosservati attraverso aree in cui un essere grande come un drago sarebbe facilmente individuabile, adattarsi a spazi più piccoli, o semplicemente per… motivi amorosi. Uno dei grandi piaceri delle forme umanoidi per i Draghi è il fatto che la loro pelle sia molto più morbida e sensibile al tatto rispetto alle squame della loro forma “naturale”. Secondo il drago verde Desharin, la razza draconica generalmente non usa il suo potere di mutaforma per assumere posizioni di potere i popoli mortali, con, come ben sappiamo, alcune eccezioni. I draghi neri hanno infatti spesso usato quest’abilità per manipolare gli affari dei mortali (con Deathwing e Onyxia entrambi notoriamente coinvolti nella politica dei regni umani) e Korialstrasz divenne un membro del Concilio dei Sei di Dalaran con il nome di Krasus. Fino alla Seconda Guerra, era considerato un segreto anche tra i maghi che i draghi avessero tali poteri di trasformazione.
Tutti i draghi però sono degli individui con delle preferenze personali. Quando un drago diventa adulto, egli si sottopone a una cerimonia nota come Giorno della Sembianza e lancia uno speciale incantesimo che definisce la loro principale forma mortale. La scelta è profondamente personale e la dice lunga sulla personalità del drago in questione, in quanto non si tratta solo di come desiderano che gli altri lo percepiscano, ma anche di come vedono se stessi e di come vivono il mondo insieme agli altri. Le sembianze degli Aspetti ad esempio sono elaborate e formali, poiché incutono il rispetto sia ai loro compagni che ai mortali, e molti draghi seguono il loro esempio con i propri volti. Altri come Kalecgos scelgono intenzionalmente forme più umili in contrasto con quanto appena detto, dal momento che vogliono camminare tra i mortali come amici. Altri ancora, come Onyxia, vedono quest’abilità esclusivamente come uno strumento per manipolare le altre razze e prendere ciò che vogliono, il che si riflette nella scelta della figlia di Deathwing di prendere una forma che fa appello alla vanità umana. Altri ancora hanno gusti prettamente estetici, come il drago blu Tyrygosa, la quale si rifiuta di assumere la forma di un essere umano dal momento che trova gli Elfi esteticamente più gradevoli.
Mentre tutti i draghi decidono da soli quale forma vogliono usare, ognuno dei principali stormi tende comunque a “scegliere” una determinata forma per tutto lo Stormo. I Verdi ad esempio preferiscono apparire come elfi della notte a causa della loro relazione d’amicizia con l’arcidruido Malfurion Stormrage. I Rossi preferiscono gli Alti Elfi/Elfi del Sangue, i Blu hanno una preferenza per gli umani e i Bronzi (sebbene il loro compito richieda una varietà di forme) sembrano divertirsi ad apparire come gnomi.
Inoltre, anche dopo aver scelto una forma, i draghi non sono limitati a quella singola scelta e possono assumere qualsiasi “apparenza” desiderino, come mostrato più volte durante la storia da Deathwing, Korialstrasz, Acidostrasz, Kairozdormu e Vaelastrasz che assumono tutti forme diverse in diverse occasioni. Tuttavia, se usano una forma diversa da quella a cui sono abituati, ciò potrebbe essere evidente con movimenti dall’aspetto innaturale.
Ma attenzione, perché l’abilità di mutaforma non si limita ovviamente alle sole razze umanoidi. Si può assumere anche l’aspetto di proto-draghi o camuffarsi come parte di un albero o persino in forme di vita nemmeno realmente esistenti. Un esempio di quest’ultimo caso, si ebbe quando un drago rosso assegnato a spiare Cenarius prima della Guerra degli Antichi prese la forma di un essere somigliante a uno strano incrocio tra un rettile e un elfo. O ancora, durante la sua lunga follia, Malygos mantenne per diverso tempo la forma di una strana creatura umanoide simile a un insetto, e in un’occasione Nozdormu usò una forma simile a un elfo con la faccia di un gufo. Inoltre, i Draghi non hanno bisogno di trasformare l’intero corpo tutto in una volta, e possono invece scegliere di alterarne solo alcune parti, come allungare un sorriso a una lunghezza disumana e rivelare minacciosi denti draconici.
La trasformazione è normalmente un processo rapido che avviene nello spazio di un battito di ciglia, con il corpo del drago che cambia più velocemente di quanto l’occhio possa seguire. A volte, il processo è accompagnato da un vortice di magia che avvolge il drago mentre si sposta, come una nuvola di magia dorata per Nozdormu e Chronormu, vortici di magia arcana per Kalecgos o una nuvola di cenere per Onyxia. Tuttavia, spostarsi rapidamente avanti e indietro può essere molto doloroso ed estenuante.
Come abbastanza intuibile, i Draghi sono più vulnerabili in forma mortale, essendo per esempio più sensibili al veleno, ma possono comunque sopravvivere a ferite che ucciderebbero o renderebbero gravemente indisposti gli umani e altre razze mortali. I loro sensi, inclusi vista, olfatto e visione notturna, rimangono molto più acuti di quelli degli esseri di cui assumono le sembianze anche se l’ultima può essere leggermente più debole. Diverso invece il discorso per il sostentamento, poiché quando sono in forma mortale, richiedono anche molto meno cibo rispetto a quando sono nella loro forma di drago.
Si è poi diffusa l’abitudine per i Draghi di prendere un “soprannome”, che usano quando sono in compagnia dei mortali, dato che i loro veri nomi possono suonare “un po’ formali” e strani per le razze più giovani.
Altra curiosità riguarda il vestiario. Gli abiti che i Draghi indossano nelle loro forme umanoidi non sono dei vestiti veri, ma piuttosto un’illusione evocata dal drago stesso. Ciò significa anche che sono molto più durevoli dei veri indumenti, in quanto, tecnicamente, sono nudi.
Se tali (falsi) vestiti vengono danneggiati, il drago può rimetterli in sesto con un semplice gesto della mano e ovviamente, quando riprendono la loro vera forma, l’illusione svanisce nel nulla vengono o le vesti vengono fatte a pezzi, volano in aria e si depositano sul loro corpo per diventare squame. Per tutti questi motivi, se un drago è ferito, quando assumerà la forma mortale la ferita sarà visibile e se viene ucciso mentre è in quella forma, non potrà tornare alla sua vera sembianza dopo la morte.
Esistono infine vari fattori che possono intrappolare i draghi nelle loro sembianze mortali. Durante il Cataclisma, il drago verde Ysondre apparve esclusivamente come elfo della notte poiché era troppo debole per assumere la sua vera forma, mentre tempo ancora addietro l’elfo traditore Dar’Khan Drathir usò un collare incantato per tenere Kalecgos intrappolato nella sua forma mortale. O ancora anni dopo, quando il Martello del Crepuscolo fece lo stesso con Kirygosa usando una catena magica.
Come muore un drago?
Quando i draghi si avvicinano alla fine della loro vita, essi hanno l’istinto di volare al centro della regione di Dragonblight a Northrend per morire e arricchire la terra con il loro passaggio. Di conseguenza, quel posto è un luogo di potenti energie magiche lasciate dagli spiriti dei draghi morti, e alcune delle loro ossa detengono ancora questo potere. La razza tauren dei Taunka crede fermamente che questa magia possa essere esercitata da coloro che gli spiriti dei draghi ritengono meritevoli. Ma perché proprio lì? Il motivo per cui volano specificamente verso Dragonblight è probabilmente perché è il sito del Tempio della Lega dei Draghi e della Camera degli Aspetti, dove gli Aspetti Draconici avrebbero ricevuto i poteri dal Pantheon tramite i Custodi. Molti scelgono di collocare i loro corpi vicino al luogo di riposo di Galakrond, poiché si ritiene (erroneamente) che sia stato il progenitore dei draghi.
C’è inoltre la credenza secondo la quale le anime dei draghi siano in qualche modo diverse da quelle delle altre razze ed esiste anche un che di religioso nella morte draconica. Poiché sono creature del cielo infatti, la dea selvaggia Aviana considera i Draghi sotto la propria protezione. Prima della Guerra degli Antichi, le anime dei draghi morti venivano portate nel regno di Aviana, il grande albero G’Hanir nel Sogno di Smeraldo, per trascorrere l’aldilà insieme alle altre creature alate. Non è chiaro se sia ancora così; G’hanir morì infatti insieme ad Aviana durante la Guerra degli Antichi, ma la stessa dea decise di restaurare l’albero dopo la sua risurrezione durante il Cataclisma. Alcuni draghi credono che gli spiriti dei loro cari morti “salgano” alla Camera degli Aspetti, mentre altri affermarono di poter sentire la voce della defunta Sintharia che le sussurrava dalla Grande Oscurità.
Come abbiamo recente appreso tuttavia, dopo la morte di Ysera, la sua anima fu inviata nel regno delle Shadowlands, a Selvarden, per rigenerarsi all’interno di un semebrado, mentre Sapphiron fu evocato da Kel’Thuzad sotto forma di un drago non morto a Maldraxxus. Lo stesso reame ospita anche altri draghi non morti come Xantuth e Rotwing, anche se la loro origine non molto chiara.
Finisce così il nostro viaggio su quel che significa essere un drago nell’universo di Warcraft, e come si sviluppa la vita di queste sempre affascinanti creature sul pianeta Azeroth.
Speriamo che questo approfondimento vi sia piaciuto, e nel darvi appuntamento al prossimo, vi invitiamo a unirvi ai nostri canali Telegram, per perdervi nessun aggiornamento (trovate i link qui e qui.) Alla prossima!
IN ALTO: Alexstrasza, la Regina dei Draghi. Illustrazione di Bayard Wu.