Capitolo 8: Evocazione
Subito dopo essersi lasciati alle spalle le rovine di Quel’Thalas, Arthas, il redivivo Kel’Thuzad e le armate del Flagello avevano ben chiara la loro prossima meta: la città magica di Dalaran. Quest’ultima, dopo il regno elfico, era il più importante centro magico dei Regni Orientali nonché la prima città-stato che si formò da quello che era stato un tempo l’Impero di Arathor. Dalaran era la sede di un’incredibile biblioteca contenente antichi e preziosi tomi di magia, oltre ad essere la casa dei più grandi arcanisti come ad esempio l’arcimago Antonidas, Khadgar, la stessa Jaina Proudmoore, Arugal e Kel’Thuzad. La città magica era anche il sito della cripta dove era custodito il leggendario bastone magico di Medivh, Atiesh, portato qui dopo la morte del Guardiano. A quel tempo, la maggior parte dei maghi umani e degli alti elfi contemporanei era sotto la diretta giurisdizione di Dalaran e del Kirin Tor, l’organo governativo della città. Tuttavia, nessuno poteva mai immaginare che proprio a Dalaran sarebbe avvenuta l’evocazione che avrebbe cambiato la storia di Azeroth.
Quando Arthas ed il Flagello si presentarono davanti alle porte della città, la notizia della caduta di Quel’Thalas era già arrivata e la maggior parte dei civili era già stata evacuata, lasciando solo una piccola ma potente resistenza formata da soldati (per lo più maghi). Le difese arcane e le gilde magiche della città cercarono disperatamente di resistere al Flagello, con gli arcimaghi che eressero persino un’aura anti non-morto per distruggere gli invasori, ma niente di questo si dimostrò sufficiente per arrestare quell’inesorabile avanzata.
Ma perché il Flagello si era diretto a Dalaran? C’era un motivo ben specifico, ovvero un tomo, il Libro degli incantesimi di Medivh, un tomo su cui era molta della sconfinata conoscenza del Guardiano riguardo ai Demoni. E tra questi incantesimi ve ne era uno in particolare, quello dell’evocazione dei demoni su Azeroth. Tutti i difensori di Dalaran vennero brutalmente uccisi, compreso il leader del Kirin Tor, l’arcimago Antonidas, il quale venne personalmente ucciso da Arthas. Quest’ultimo era quello che potrebbe definire un “cavaliere della mente”, uno studioso quasi unico della magia, autore anche di diversi libri e studi, come quello sull’apatia degli Orchi, della quale l’arcimago era stato il primo a capire la causa.
Una volta ottenuto il libro, Kel’Thuzad iniziò un complesso rituale d’evocazione, al termine del quale, il potente eredar Archimonde e la Legione Infuocata arrivarono su Azeroth. Il primo atto del comandante demoniaco arrivò nel mondo fu quello di distruggere Dalaran con il suo grande potere, affinché i mortali venissero puniti per essersi impossessati della Fiamma della Magia, che secondo l’eredar non gli apparteneva.
Quel giorno, la città magica di Dalaran venne letteralmente cancellata dalla faccia della terra. Da questo punto e per il resto della guerra, Archimonde, il comandante sul campo della Legione Infuocata, guidò personalmente quella che sarebbe stata la seconda invasione di Azeroth e progettò di prendere il controllo del secondo Pozzo dell’Eternità sotto l’Albero del Mondo di Nordrassil.
IN ALTO: L’evocazione di Archimonde. Illustrazione di Bayard Wu.