Capitolo 6: Una resistenza disperata

Arthas si presentò così alle porte di Silvermoon, chiedendo agli Elfi di aprire i loro cancelli e di consentirgli il passaggio. Ad accoglierlo fu Belo’vir Salonar, il Gran Magistro di Quel’Thalas, il quale aveva assunto la difesa della città al posto di Sylvanas. L’atteggiamento di Belo’vir fu tutt’altro che rinunciatario o arrendevole, ed egli rimarcò ad Arthas come nessun esercito fosse mai entrato nella capitale degli Alti Elfi.

Per tutta risposta, il cavaliere della morte ordinò che venisse mostrato il cadavere di Sylvanas, e lo fece sfilare davanti a Silvermoon come testimonianza del destino che attendeva i suoi nemici se non si fossero arresi. Ma gli Elfi non vacillarono. Con l’Alto Sacerdote Vandellor e la sua più talentuosa apprendista, Liadrin, a curare le ferite dei soldati, Belo’vir e le sue forze tentarono di bloccare l’ingresso della città, mentre Arthas ed il Flagello si preparavano per un assedio. La vista del cadavere Sylvanas e delle altre atrocità commesse dai non-morti, i quali avevano distrutto la parte meridionale dei Boschi di Cantoeterno, si rivelò scoraggiante persino per i più stoici tra gli Elfi, ma nonostante le sfavorevoli probabilità, essi erano fiduciosi che il grande scudo magico potenziato dal Pozzo Solare chiamato Ban’dinoriel – “Guardiano” in thalassiano – sarebbe stato sufficiente per impedire agli invasori di avanzare nella capitale.

Tuttavia, anche in quest’occasione, Arthas si dimostrò essere un passo avanti ai suoi nemici. Rivelando i cristalli lunari che aveva rubato, dissolse la barriera aprendosi così la strada per Silvermoon. Davanti al pericolo imminente, il Gran Magistro Belo’vir ordinò ai suoi maghi di informare immediatamente la Convocazione di Silvermoon, il principale organo di governo di Quel’Thalas, di ciò che era accaduto. Contemporaneamente, diede il Gran Magistro diede l’ordine ai suoi uomini di innalzare la barriera magica manualmente. Cogliendo l’occasione, il Flagello iniziò un pesante assalto alla città, schierando i loro gargoyle contro i dragofalchi e facendo avanzare i carri dei morti per demoralizzare ulteriormente gli Elfi. Ma nonostante gli ordini di Belo’vir riguardanti lo scudo magico, nessuna barriera venne eretta. Gli alleati nerubiani del Flagello infatti, approfittarono della situazione e si rintanarono sottoterra, provocando enormi danni enormi alle mura di Silvermoon dall’interno. Non passò molto tempo prima che, proprio come Sylvanas prima di lui, Belo’vir capisse che difendere la capitale da quell’attacco fosse impossibile.

Il Gran Magistro incaricò l’Arcimago Rommath di evacuare la città, ordinandogli di condurre quanti più Elfi possibile alla sicurezza all’isola di Quel’Danas, cuore del regno degli Alti Elfi e sede del Pozzo Solare. Accompagnate dall’apprendista di Liadrin, Galell, diverse navi (cariche per lo più di bambini) salparono dal porto, sperando di trovare un rifugio sicuro. Ma la strada che percorsero molte di quelle navi non fu lunga. Molte di esse furono attaccate e distrutte dai gargoyle del Flagello. La maggior parte dei bambini annegò; i sopravvissuti arrivarono alle sponde di Quel’danas… ma solo per trovare il nemico. La maggior parte di quegli elfi venne uccisa.

IN ALTO: Arthas conduce gli eserciti del Flagello. Illustrazione di MY NAME IS ZG.