Giorno 14 nelle Shadowlands

“Non è morto ciò che in eterno può attendere”.

Così recitava un vecchio Grimorio degli Abissi che lessi, anni fa, dalle parti della Valle dei Sacraonda. Prima di morire. Prima di nascere nuovamente. Non ho mai davvero capito cosa volesse dire. Dovevo attraversare il Velo della Morte per averne un minimo di comprensione.

Si potrebbe pensare che, una volta giunta alle Terretetre e collocata nella sua Congrega, un’anima diventi fissa, immutabile nel suo incasellamento cosmico. Dopo diversi giorni trascorsi qui mi sono convinto che non sia così, anzi. In questa eterna attesa che è l’Aldilà, non si è mai davvero morti. Pur non essendo più neanche vivi. Una condizione peculiare, diversa dalla Non-morte. Credo sia perché, se su Azeroth la forza cosmica cui è legata la materia per esistere è quella della Vita, nelle Terretetre è invece la Morte.

Molte religioni parlano dell’Aldilà come del luogo di eterno riposo. Non è così. Qui le anime sono più vive che mai. E tangibili, assolutamente reali. Non c’è niente di immateriale: l’Animum è la materia, è l’energia, è ogni cosa. Tutto è fatto d’Animum, e l’Animum rende tutto così vero e materiale da essere indistinguibile dalla materia organica cui siamo abituati. La carne degli abomini puzza di decomposizione. L’acqua di Bastione è limpida e fresca sulla pelle. La pietra di cui è costruita la Città Eterna è solida. Qui non c’è niente di morto. Tutto vive, ma in maniera… Diversa. Nuova, se vogliamo.

Qui, in questa eterna attesa, niente è davvero morto. E le anime cambiano, peggiorando o migliorando, come le entità pensanti e viventi che sono.

L’ho capito quando mi sono addentrato negli intrighi e nei problemi dei Necrosignori. La Casata dei Prescelti è vittima di lotte intestine e tradimenti. La spada runica che il Primus ha lasciato sembra interagire, per qualche oscura natura, solo con me. Draka è convinta che nel Seggio del Primus, l’antico antro dove solo l’Eterno poteva accedere e che è rimasto sigillato dalla sua dipartita, si nascondano tutte le risposte che servono per superare questa crisi.

Ma non c’è niente di facile, neanche nel regno del riposo eterno.

La spada presenta cinque rune sulla lama ed è pericolosamente simile alla leggendaria Frostmourne, alla quale s’ispirano tutte le armi runiche dei Cavalieri della Morte. Non può sicuramente essere una coincidenza. Sono dovuto morire per capire che le coincidenze non esistono. A quanto abbiamo capito, ogni runa rappresenta uno dei valori di un vero figlio di Maldraxxus. Ogni runa è una prova da superare.

E ho come l’impressione che questo sia solo l’inizio.