Un tempo parte del vasto Impero degli Elfi della Notte, la regione di Feralas custodisce molte antiche rovine e la grande città ora conosciuta come Maglio Infausto che da tempo è stata invasa dalla vegetazione del luogo.
Una possibile spiegazione per la sua abbondante flora e fauna potrebbe risiedere nel fatto che Feralas fu una delle pochissime regioni di Azeroth ad essere poco sconvolta dalla Separazione, l’evento apocalittico che divise l’allora unico continente di Kalimdor nei quattro oggi conosciuti.
Feralas è una regione molto abitata sebbene le rappresentanze di Orda ed Alleanza non siano molto presenti. Presenza che è invece molto forte nelle creature selvagge. In questa regione è probabilissimo imbattersi in Gnoll, Arpie, Giganti di montagna e di mare, Driadi, Naga e, soprattutto, Ogre.
Feralas è stata largamente esplorata e studiata da Brann Bronzebeard, uno dei più grandi esploratori di Azeroth, e proprio da Brann si ha notizia di una leggenda che riguarda questa foresta lussureggiante.
Stiamo parlando de “La Leggenda di Feralas”, un racconto che Brann ha sentito mentre soggiornava alla Fortezza di Primaluna, durante uno dei suoi innumerevoli viaggi.
Si narra che nei giorni precedenti alla Separazione, Feralas facesse parte di una grande valle che si estendeva attraverso tutta la zona centro-meridionale di Kalimdor fino alle Piane Scintillanti. Gli Eletti, i servitori d’elitè della Regina Azshara, vivevano qui, nella loro città e capitale chiiamata Eldre’Thalas. Tra di loro c’era un gruppo di potenti arcanisti chiamati Shen’dralar. Quando il Pozzo dell’Eternità implose su stesso durante la Separazione, questi elfi, così come tutti gli altri, furono tagliati fuori dalla loro fonte magica divenendo così apatici, apparentemente condannati ad una vita di stenti.
Il loro principe, Tortheldrin, era però risoluto a cercare per i suoi uomini una nuova fonte di magia e l’unico modo per ottenerlo era rubarlo ai Demoni, i grandi nemici degli Elfi. E così venne costruita una prigione per intrappolare un potente demone. Essa consisteva in una rete di piloni che imbrigliavano forze magiche, creando così un campo di forza che rendesse i demoni innocui. Il piano di Tortheldrin funzionò: gli evocarono ed intrappolarono un demone di nome Immol’thar e assorbirono le sue energie per secoli.
Tuttavia, sebbene il demone non potesse fuggire dalla sua gabbia, il suo potere non era di certo infinito e quindi destinato ad esaurirsi. E questo era qualcosa di cui il Principe Tortheldrin non aveva tenuto conto.
Così, quando il potere di Immol’thar iniziò a svanire dopo migliaia di anni, Tortheldrin – ora impazzito nella sua sete di potere – risolse il problema uccidendo la maggior parte dei suoi stessi arcanisti, costringendo gli altri a continuare a canalizzare energia nella prigione di Immol’thar per mantenere il demone dentro la sua gabbia.
Ma anche con questo, Tortheldrin non si ritenne soddisfatto. Il Principe proibì agli altri arcanisti di assorbire l’energia del demone, canalizzandola tutta su sé stesso. Ciò aumentò la forza di Tortheldrin a livelli quasi inimmaginabili, ma questo inevitabilmente indebolì gli altri abitanti di Eldre’Thalas. E così, quando la città venne invasa dagli Ogre, Eldre’Thalas si trovò senza difensori ed il solo Tortheldrin non fu in grado di respingere l’attacco.
Da allora, gli arcanisti continuano ad essere schiavi di Tortheldrin, e la città di Eldre’Thalas, un tempo bellissima, divenne una rovina infestata dagli Ogre.
Illustrazione in evidenza di Jorge Jacinto