Nyx scese le scale facendo ben attenzione a dove metteva i piedi. Non era facile percorrere quei gradini con tutti i libri che stava portando tra le mani. Erano davvero tantissimi, una colonna che le impediva persino di vedere davanti a lei.
Ma ormai ci aveva fatto l’abitudine. Il suo maestro era sempre immerso tra quei libri, rotoli di pergamene, lettere… Amava essere sempre aggiornato sugli ultimi avvenimenti di paesi vicini e lontani.
“La conoscenza è la nostra vera forza, Nyx!” Le diceva sempre. “Essere informati ci rende liberi e soprattutto pronti a prendere una posizione in questo disgraziato e bellissimo mondo.”
Nyx lo ammirava anche per quel suo modo di fare.
“Maestro Kentel, qui ci sono i libri che avevate chiesto.”
Lui rimase chino sulla pergamena che stava consultando alla luce di una candela. “Grazie, Nyx”, le disse con quel suo tono profondo e affabile. “Poggiali pure qui davanti.”
Lei fece quello che le era stato detto.
“Hai provato quella parte di cui abbiamo discusso ieri?” Chiese poi lui.
“Si”, rispose Nyx sicura. Chi poteva pensare che il motivo per cui si trovasse lì non fosse un addestramento o una missione diplomatica o qualsiasi altra cosa? Invece no, Nyx si trovava in quella piccola casa in legno per affinare un’arte diversa. In un certo senso, sia lei che Kentel partivano sempre per le più disparate avventure… anche se in un modo diverso da come si poteva pensare.
Maestro ed allieva giravano di villaggio in villaggio per dare vita alle grandi storie di Azeroth, ai suoi personaggi, ai suoi drammi e alle sue commedie, ai suoi pianti e alle sue risate. Lo scopo di Nyx e Kentel non era quello di ottenere gloria e onore. Loro indossavano maschere che facevano danzare nelle ombre, rapendo il popolo per un tempo che, seppur breve, gli faceva dimenticare i problemi che lo affliggeva. Non era sempre facile, ma sapere di portare quel sollievo, allietava i loro cuori. E alla fine, storie e personaggi avevano fatto avvicinare le persone. Kentel e Nyx avevano instaurato una bellissima amicizia che andava oltre i loro ruoli.
“Questo è il ruolo di un buono, mi sta venendo abbastanza facile”, concluse Nyx.
Kentel alzò lo sguardo sulla sua allieva. “Eppure che fatica è essere buoni. Non possono deludere, non possono sbagliare… Non possono nemmeno redimersi. Ed ecco che per i menestrelli i buoni diventano personaggi non interessanti e piatti…”
Si sentì il vento ululare fuori dalla casa. Uno spiffero fece tremolare le fiamme delle candele.
“I cattivi hanno sempre avuto quel fascino in più per le persone”, rispose Nyx.
“I cattivi…” ripeté Kentel. “Che non aspettano altro di veder passare l’eroe dalla loro parte, per rinfacciargli che anche lui non era diverso da loro…”
Nyx ascoltò quelle parole con attenzione, come faceva sempre quando il suo maestro le parlava degli aspetti della loro arte. Erano sempre momenti preziosi che lei usava per migliorarsi, così come per i suoi consigli su come interpretare questa storia o quel personaggio. Non che Nyx non fosse brava. Aveva del talento, e parecchio, Kentel gliel’aveva detto diverse volte. Era una situazione di reciproca soddisfazione. Nyx era entusiasta di aver un maestro come Kentel e allo stesso modo lui era entusiasta di avere un’allieva come lei.
Kentel prese uno dei libri che Nyx aveva portato.
“Preparati per domani allora”, disse il maestro aprendo il tomo e tornando a curvarsi su di esso. “Ancora una volta dovremo centrare il nostro obiettivo.”
“Si, maestro Kentel”, rispose Nyx voltandosi per risalire le scale. Mentre la luce della stanza del maestro si affievoliva dietro di lei, pensò proprio a quell’obiettivo, che come le aveva detto Kentel e lei aveva imparato a fare suo, era sempre lo stesso: portare la magia al popolo.