“Zihark!”
Æthelweard urlò quella parola mentre lasciava il mondo dei sogni per ritornare nella piccola stanza del Leone Addormentato. Un risveglio brusco, non certo quello che si era augurato. Cercò di riprendere fiato, si sentiva davvero agitato. La vista si fece man mano più chiara. Dalla piccola finestra il paladino vide le dita dell’alba che iniziavano ad allungarsi sul nuovo giorno, ricacciando ancora una volta indietro l’oscurità.
“E chi è ora questo Zihark?”
La domanda venne da Rhenya, già in piedi. L’arciera aveva indossato le brache e si stava sciacquando il volto. La parte superiore del suo corpo era ancora scoperta.
Æthelweard si sedette sul bordo del letto e si toccò la fronte. Era sudato.
“Non lo so… Ho rifatto quel sogno, ma stavolta sono riuscito ad intravedere qualcosa, quei quadri… Era come se raccontassero una storia.”
“Una storia? Che storia?”. Rhenya si stava ora asciugando.
“Non ne ho idea. I volti di quelle persone, non riuscivo a distinguerli. Alcuni erano strani.. non ho mai visto esseri simili. E poi c’era questo nome, “Zihark”, che mi rimbombava in testa.”
“Un’altra stranezza! Dovremmo consultare qualcuno per questa storia. Magari un alchimista? O un mago..”
Æthel si mise in piedi. “Prima cerchiamo di risolvere questa di storia.” Andò anche lui vicino la tinozza di cui avevano fatto cambiare l’acqua la sera prima. Come aveva fatto Rhenya, anche lui si dette una rinfrescata al volto, poi si fece passare il panno per asciugarsi.
“Dammi una mano con l’armatura”, disse poi rivolto all’elfa. Sarebbe stata una giornata intensa, di questo il paladino era sicuro.
‘Per quel che ne sappiamo potrebbe anche essere il nostro ultimo giorno. Come ogni volta del resto…’
Indossò i gambali, poi Rhenya gli diede una mano con la parte superiore.
“Hai pensato a cosa faremo una volta finita questa storia di Stormwind?” chiese l’elfa mentre allacciava una cinghia al braccio del paladino.
“Ci prendiamo una casa a Quel’Thalas e stiamo un po’ lì.”
Rhenya si fermò di colpo. “Ma tu odi Quel’Thalas!”
Æthelweard si limitò a sorridere. “Pensa che influenza hai avuto su di me.…”
“E la tua missione di paladino?”
“Non la dimentico. Voglio solo starmene qualche settimana senza pensare a tradimenti, intrighi politici, Orchi e Non-Morti. E soprattutto voglio non pensare a tutte queste cose stando con te.”
“Ma io ti ho già detto che non sono una lady….”
Æthelweard rise. “Come se potessi dimenticarlo. Non ti preoccupare Rhenya, non ho intenzione di farti stare ferma. Andremo a caccia, o a esplorare magari! Non mi vuoi fare vedere la tua terra?”
L’arciera finì di sistemare l’armatura del paladino, poi lo abbracciò. Æthel prese quell’abbraccio come un “si”.
“Così mi racconterai magari di come hai perso la mia treccia!”
“Ah non vedo l’ora di raccontarti quella storia!” disse Æthelweard prima di baciare Rhenya. “Vieni, scendiamo. Scommetto che Torrhen è già davanti alla porta, pronto per partire!”
“Non mi stupirebbe affatto!” rispose Rhenya mentre seguiva l’umano giù per la scale.
Ed effettivamente, Torrhen l’Ombra era già sveglio e davanti all’ingresso del Leone Addormentato. Ma non era solo. Stava parlando con qualcuno, una strana elfa vestita completamente di nero. Æthelweard notò che aveva il viso particolarmente pallido.
“Pago e vi raggiungo” disse a Rhenya mentre, senza distogliere lo sguardo da Torrhen e la sua misteriosa interlocutrice, si dirigeva al bancone.
La locandiera non perse tempo. “Sono due monete d’oro, Ser Æthelweard.”
“Due monete d’oro?” quella richiesta aveva fatto tornare il suo sguardo davanti a sé. La locandiera sembrava ben riposata rispetto alla sera prima. Lo stesso invece non si poteva dire della piccola inserviente vicino a lei. Le sue occhiaie erano fin troppo evidenti. “Avete aumentato i prezzi?”
“Se la prenda con quegli idioti che servite, ser. La guerra colpisce più noi che loro… O voi!”
“Due monete d’oro…” ripeté amareggiato il paladino mentre posava il conio sul bancone. “Almeno una datela a quella povera ragazzina. E fatela riposare anche.”
“Ci penso io alla ragazzina, milord”, rispose la donna mentre si affrettava ad afferrare le monete. “Non vi preoccupate per lei”, concluse infine, lo sguardo avido sui due dischi di metallo. “Ci penso io.”
Æthelweard guardò la piccola inserviente, il cui sguardo stanco era rivolto verso il basso. Provò tristezza e rabbia. E anche una sensazione che da troppo tempo affliggeva la sua mente ed il suo animo. Stanchezza.
Si diresse verso l’entrata, Torrhen e Rhenya lo stavano aspettando.
“Vuoi sentire l’ultima?” iniziò l’arciera rivolta al paladino. “Il nostro Torrhen ha degli amici!”
“Ah sì?”
Fu il veterano a rispondere, con la voce ovattata a cui ormai si erano abituati. “Come stavo dicendo a Rhenya, ho incontrato una mia amica, che era qui di passaggio. Non me l’aspettavo davvero di vederla qui! Lo voglio prendere come un buon segno per la nostra missione.”
Intanto, due uomini stavano entrando alla locanda. Æthelweard pensò che fossero due contadini, a giudicare dall’abbigliamento.
“Ma stanno ancora aspettando che torni?” stava dicendo uno all’altro.
“Ma no, non capisci mai niente! La guardia ha detto che sono sicuri che il Principe Kael’thas gli darà una nuova casa e li guarirà tutti! Ma valli a capire questi elfi!”
“Ma si, che ci frega a noi! Quei traditori sembra che siano pure in contatto con l’Orda, andassero all’inferno!”
Æthelweard guardò Rhenya. “In altre occasioni ti saresti già fiondata su di loro…”
“Pensa che influenza hai avuto su di me…” rispose l’elfa con tono sarcastico. E in quel momento, successe qualcosa che Æthelweard non si sarebbe mai aspettato. Torrhen l’Ombra emise una sonora risata.
“Oh, non hai solo gli amici, ma anche il senso dell’umorismo! Questa si che deve essere una giornata incredibile!”
Anche Æthel riuscì a ridere.
I tre si misero quindi in marcia per percorrere il tratto finale che li separava da Stormwind. Seguendo il consiglio di Torrhen, evitarono la strada principale, tagliando per le campagne e cercando poi di passare inosservati tra i grandi alberi della Foresta di Elwynn.
“Lo’gosh probabilmente sarà già arrivato. È probabile che anche le strade siano teatri di possibili scontri”, aveva avvertito Torrhen.
Ovviamente, questo provocò qualche piccolo intoppo. Gli gnoll era numerosi nelle Westfall, ed anche i Koboldi non erano certo da meno ad Elwynn. Ma entrambe quelle mostruose razze non rappresentarono un pericolo per il trio. Rhenya ne uccise parecchi senza che nemmeno se ne accorgessero, trafiggendo il loro collo con le sue letali frecce. In lontananza, ogni tanto sentirono clangore d’acciaio, qualche urlo…
‘Aveva ragione’, pensò Æthelweard guardando il veterano.
Uscirono allo scoperto solo quando si ritrovarono a ridosso dei cancelli della città…. e quello che si trovarono davanti agli occhi fu uno spettacolo di sangue e acciaio. Diversi uomini erano riversi a terra nel loro stesso sangue, alcuni ancora con spade e lance in mano, altri con gli occhi sbarrati, rivolti verso il cielo. Altri ancora sembrava stessero ammirando le grandi statue della Valle degli Eroi, persi in una contemplazione che sarebbe stata eterna. Il furore montava dentro Æthelweard così come quella sensazione di stanchezza.
‘Non ne posso più di tutte queste lotte. Quanto sangue dovrà essere ancora sparso in questa città?’
Si rivolse a Rhenya e Torrhen, la risolutezza sul suo volto così come nella sua voce. “Troviamo Lo’gosh e mettiamo fine a questa follia.” Entrambi gli elfi annuirono.
Corsero per i canali di Stormwind, mentre la battaglia infuriava attorno a loro. Alcuni li attaccarono e sebbene Æthelweard non avesse nessuna intenzione di attaccare suoi concittadini, fu costretto a difendersi. A nulla valsero i suoi tentativi di spiegazione.
“Morte ai sostenitori del selvaggio!!” gridavano quelli che li attaccavano.
Con le vesti sporche di sangue, il trio arrivò infine al Palazzo Reale.
“Ci siamo”, disse Rhenya con il fiatone. “Sei pronto?” Dall’interno si udivano rumori di combattimento.
Æthel annuì. “Avrei tanto voluto tornare al Palazzo in una situazione più piacevole… Ma si, sono pronto a combattere per il mio Re, per onorare il Silver Hand.”
Entrarono. Il maestoso palazzo reale di Stormwind, ed il suo lunghissimo corridoio erano infestati dalla lotta. Soldati dell’Alleanza combattevano con esseri dal corpo di rettile, ma in piedi su due zampe. Erano armati di spade, altri usavano la magia del fuoco.
“Katrana Prestor è stata smascherata!” disse Torrhen. “Dobbiamo raggiungere Varian ed Anduin!”
Due dragonidi si avventarono sul trio. Æthel estrasse il suo spadone dal fodero che portava sulla schiena, ed invocò l’aiuto della Luce.
‘Luce Sacra, aiutami a ricacciare le tenebre dalla mia casa.’
L’arma si illuminò immediatamente. Æthelweard schivò l’attacco del mostro, e conficcò la lama nel suo petto. Sangue nero uscì a fiotti dalla ferita mortale. Allo stesso modo, Rhenya evitò agilmente l’attacco dell’altro dragonide, e con velocità fulminea gli scoccò due frecce dritte in testa. La bestia tremò prima di finire a terra in un gran tonfo che scosse il pavimento di marmo bianco, diventato rosso per il sangue.
“Cerchiamo di raggiungere la sala del trono”, spronò Æthelweard, poi guardò Torrhen. “Stai dietro di noi.” L’elfo ed il suo occhio dorato annuirono.
Il corridoio era lungo, ma arrivare alla sala del trono di Stormwind richiese una fatica ben oltre quel fatto. I combattimenti non risparmiavano nessuna stanza. Il sangue, le spade ed il fuoco invadevano tutto, come un fiume di morte di cui erano stati distrutti gli argini. Lo spadone di Æthelweard aveva preso un colorito nero, e molte frecce mancavano alla faretra di Rhenya. Si sentivano esausti ma entrambi sapevano che la battaglia più dura, forse, doveva ancora arrivare.
“E criticate tanto i dissidi interni a Quel’Thalas!” esclamò in tono affannoso Rhenya.
“Farei volentieri a meno di tutto questo!” Rispose il paladino, anche lui con lo stesso affanno nel corpo e nella voce.
La sala del trono era paradossalmente più calma dei corridoi. Trovarono Lo’gosh e Varian intenti a combattere l’un l’altro. Erano incredibilmente identici, così come le loro armi. Æthelweard ebbe come l’impressione che i due Re stessero danzando più che combattendo. Tale era la loro abilità con la spada. Poco distante da loro, un grosso orso affrontava quattro dragonidi contemporaneamente. Æthelweard capì che doveva trattarsi di Broll. Si sentiva frastornato, ma allo stesso tempo deciso. Proprio in quel momento, un’ombra catturò la coda del suo occhio. Si voltò, e vide un soldato dallo sguardo innaturalmente maligno avventarsi su Rhenya alle sue spalle. Aveva un pugnale in mano che puntava dritto alla gola dell’elfa.
Æthel si sentì lentissimo nel girarsi, nel pronunciare quelle parole. Troppo lento.
“ATTENTA RHENYA!!!”
Si mosse per proteggere l’elfa ma era lento. Troppo lento per tutto. Il pugnale del dragonide arrivò ad un palmo dal collo dell’arciera, ma non lo raggiunse mai. Prima che Rhenya si voltasse, il suo aggressore aveva già un pugnale conficcato al centro della testa ed un’espressione ebete dipinta sul viso. Ad emergere da terra fu un’altra ombra, questa volta rossa e dai capelli dorati.
“Non toccare il mio zuccherino, razza di scherzo della natura.”
“Valeera!” Rhenya avrebbe voluto abbracciare l’elfa del sangue, ed Æthelweard avrebbe sicuramente fatto lo stesso in altre circostanze. Ma fu la stessa Valeera ad esortare il trio.
“Mi ringrazierai dopo, bel tipino”, disse rivolto a Rhenya. “C’è bisogno anche di voi qui. Guardate…”
Lo sguardo Æthelweard si spostò sul trono di Stormwind. Lady Katrana Prestor era in piedi davanti ad esso. Era la stessa donna seducente che Æthel ricordava, ma adesso due ali nere gli spuntavano dal centro della schiena e uno dei suoi occhi era come quello di un serpente, di colore giallo. Accanto a sé teneva Anduin il Senza Corona, come lo chiamavano i suoi sostenitori. Tutti e tre i Re di Stormiwind erano riuniti in quella sala del trono.
“Che possibilità abbiamo contro un drago?” chiese Rhenya mentre preparava l’arco e le frecce che le erano rimaste.
Æthelweard impugnò saldamente il suo spadone. “Probabilmente nessuna. Ma non mi importa. Proteggerò la mia gente e il mio Re dall’oscurità a qualsiasi costo.” Si voltò verso l’elfa. “E proteggerò te dall’oscurità a qualsiasi costo.”
Rhenya gli sorrise. “Le intenzioni sono reciproche, ser Æthelweard.”
“Torrhen, trovati un posto e nasconditi. Alla fine avevi ragione, era davvero come ci avevi detto. Finita questa storia dovremo parlare.”
Detto quello, Æthelweard e Rhenya, con un grido di battaglia entrarono nella sala del trono di Stormwind, puntando dritti verso Lady Katrana Prestor.
Quest’ultima non si mosse di un centimetro, limitandosi ad osservare con quel suo sguardo malvagio la scena. I due Varian stavano continuando la danza dei Re mentre Æthelweard impugnava lo spadone con entrambe le mani e Rhenya incoccava due frecce nel suo arco.
“Insolenti umani, come osate sfidare la figlia di Deathwing?”
Le parole di Lady Katrana non facevano trasparire rabbia o paura. Era sicura del suo potere, sicura della sua forza. Senza apparente sforzo, sulle sue mani si formarono due globi oscuri, che immediamente si scagliarono sul paladino e sull’arciera. Æthelweard riuscì a scudare sia se stesso che Rhenya con la magia sacra. I globi oscuri colpirono lo scudo, ed esplosero, facendo indietreggiare l’umano e l’elfa ma non atterrandoli.
“Stormwind è mia. Così come tutta l’Alleanza!”
Stavolta Katrana fece intravedere dell’irritazione. Le ali coprirono il suo corpo, e ben presto, dove prima c’era una donna, nella sala del trono di Stormwind comparve un drago. I ruggiti di quel mostruoso drago nero riempirono la sala, tanto forti e potenti da portare Rhenya ed Æthelweard a coprirsi le orecchie. Getti incandescenti fuoriuscirono dalle fauci della bestia, andando a bruciare preziosi quadri e gli stendardi con il Leone di Casa Wrynn.
Il drago attaccò con le sue fiamme i presenti, con tutti che cercarono disperatamente di trovare un riparo. Æthelweard e Rhenya lo trovarono dietro una colonna, correndo verso di essa. Meno fortunate furono delle guardie reali, che furono consumate dal fuoco del drago prima di trovare la salvezza.
“Non usciremo mai vivi di qui!” urlò Rhenya per cercare di farsi sentire da Æthel in mezzo a quel caos.
Il paladino ebbe un gesto di stizza. “Maledizione!!!”
Si scudò nuovamente e tentò l’assalto. Una mossa che gli sarebbe potuto costare la vita, ma non ne poteva più. Doveva mettere fine a quella spirale di sangue una volta per tutte. Basta lotte, basta morte.
Corse verso il drago con lo spadone alzato sopra la sua testa, brandito con entrambe le sue mani.
‘La Luce è con me…’
“Æthelweard!! Cosa fai, fermo!!!”
Sentì la voce di Rhenya, ma ormai era troppo tardi. Vide il drago, spalancare le fauci, il bagliore del fuoco nella sua gola. Æthelweard chiuse gli occhi….
Ed un bagliore invase la sala del trono. Æthel si sentì accecato e cadde in ginocchio, la spada gli scivolò dalle mani. Cercò di guardare, ma la sua vista era ancora annebbiata. Vedeva una figura, in piedi, poco distante da lui. Una chioma nera.. Poi il mondo intorno a lui tornò a prendere forma. E dove prima c’erano due Varian Wrynn, ora ve ne era solo uno. In qualche modo, le due personalità si erano ricongiunte, ed ora il Re di Stormwind era davvero tornato a casa.
Tutti i presenti furono scioccati da quell’evento. Tutti gli sguardi erano su Varian Wrynn.
Æthelweard, come gli altri, era incredulo. Solo una parola uscì dalla sua bocca, la più naturale che potesse pronunciare a quella visione.
“Maestà…”
Chi non prese affatto bene il ritorno ad un’unica personalità del Re di Stormwind fu invece il drago Katrana Prestor. Quest’ultima ruggì di disperazione e rabbia. Fumo uscì dalle sue narici… e la sua bocca era ancora puntata verso Æthelweard.
La sala del trono sembrò avvampare. Il paladino vide il getto infuocato uscire dalla bocca del drago.
‘Finisce così…?’
Chiuse gli occhi.
‘Rhenya… ricordati la promessa….’
Era pronto ad accettare la fine. Almeno era servita a qualcosa, aveva visto con i suoi occhi Varian Wrynn tornare a Stormwind. La sua casa avrebbe avuto finalmente di nuovo un sovrano. L’Alleanza sarebbe stata in buone mani, di questo ne era certo. E Rhenya… anche Rhenya avrebbe combattuto per la giustizia.
Ma qualcosa lo spostò. Æthelweard si sentì spinto di lato con violenza. Cercò di girarsi mentre era in volo per vedere… era stata Rhenya. L’aveva spinto per proteggerlo dal fuoco del drago. Æthelweard sentì la disperazione e la paura assalirlo. Gridò. Con tutta la forza che aveva in corpo, gridò.
“RHENYA!!! RHENYA!!!!”
Ripensò alla prima volta che l’aveva vista.
‘Blackfire… Fuoconero non è un nome che si adatta a quell’elfa. Rhenya La-Troppo-Bella dovrebbero chiamarla.’
Il fuoco di Katrana Prestor colpì Rhenya e l’onda d’urto la scaraventò contro un muro.
Æthelweard avrebbe voluto urlare ancora, ma le parole gli morirono in gola. La spinta di Rhenya gli fece battere la testa su una colonna, ed il mondo intorno a lui crollò di nuovo nel buio.
Non seppe dire quanto tempo passò prima che si risvegliasse, ma il pensiero di Æthelweard nel momento stesso in cui aprì gli occhi fu uno soltato.
“Rhenya..?”
Si mise faticosamente a sedere e si guardò intorno. La testa gli girava. La sala del trono era un vero e proprio campo di battaglia. Sedie e quadri bruciati, cadaveri di dragonidi e soldati di Stormwind costellavano il pavimento, ma non c’era traccia né di Varian ed i suoi compagni, né del Principe Anduin e di Katrana Prestor. Poi un gruppo di uomini attirò l’attenzione di Æthelweard. Erano riuniti in un punto. Il paladino ne contò tre in piedi con lo sguardo rivolto verso il basso, e due seduti intenti a curare qualcuno. Il paladino capì immediatamente.
“Rhenya…Rhenya…!”
Non aveva la forza di alzarsi, o forse aveva troppa fretta. Raggiunse il gruppetto muovendosi a quattro zampe.
“Levatevi di torno voi!!!” urlò impaziente.
Gli uomini lo guardarono. Æthel vide nei loro occhi tristezza. Poi si spostarono per farlo passare.
Æthelweard desiderò non aver mai visto quello che aveva davanti. Rhenya aveva ferite sul petto, sulle braccia, sulle gambe.. era piena di sangue. I due sacerdoti accanto a lei stavano tentando di curarla, ma non sembrano avere tanto successo.
“Rhenya!” si precipitò accanto a lei. Le alzò delicatamente la testa. “Rhenya sono qui!”
L’elfa, con uno sforzo enorme, riuscì ad aprire gli occhi.
“Æ…the…lweard…”
“Non parlare! Ci penso io adesso! La Luce… la Luce ti guarirà!”
Il paladino invocò il potere della Luce Sacra ancora una volta, con più intensità di quanta ne avesse mai messa in tutte le preghiere che aveva fatto.
La sua mano si illuminò.
“Ci penso io, Rheya, tranquilla… tranquilla…”
Æthelweard si sentiva nervoso, impaziente. Si concentrò più che poteva.
“È…inutile….”
L’umano non volle ascoltare le parole della sua amata. Al contrario mise ancora più intensità nelle cure. Sentiva la sua mano bruciare.
“Milord..” iniziò uno dei sacerdoti presenti. “Le ferite sono troppo profonde…. Il fuoco del drago è mortale…”
Æthelweard gridò. “Fate silenzio, branco di incompetenti!!!” Poi tornò su Rhenya e la sua voce si addolcì. “Adesso ti salvo io, Rhenya, stai tranquilla…tranquilla…”
Ma anche Æthel notò che nonostante i suoi sforzi, le ferita dell’elfa non guarivano.
“Æthel..mi sa che…dovrai…dirmi ora…come…hai perso la…treccia…”
Rhenya provò a ridere, ma anche quella piccola risata le provocò dolore. Dolore che Æthelweard sentì tutto.
“Sei una stupida, Rhenya! Una stupida!!! Perchè ti sei messa in mezzo!!?”
Æthelweard si maledisse. Maledisse sé stesso, Katrana Prestor, l’Alleanza, Varian Wrynn, maledisse tutti. La Luce abbandonò la sua mano, come se anche essa si fosse arresa. Æthelweard abbracciò Rhenya. Sentì le lacrime rigargli il viso. Poi, una mano gli toccò la spalla.
“Io posso salvarla, Æthelweard.”
Era Torrhen l’Ombra. Da dove era spuntato? Era sempre stato lì? Il paladino non aveva fatto caso alla sua presenza.
“E come?” rispose, mentre piangeva. “Nemmeno la Luce è riuscita a curarla.”
“Lasciami tentare, Æthelweard”, insistette l’elfo bendato. Il paladino lo guardò. Il suo occhio dorato stava brillando. Era disposto a tutto pur di salvare Rhenya.
Si alzò. Torrhen si avvicinò. “Qualsiasi cosa succeda, nessuno deve intervenire. Se qualcuno lo fa, Rhenya morirà.”
Æthelweard lo fissò. “Ucciderò chiunque si avvicini, ma salvala.”
Con calma, Torrhen si sedette accanto a Rhenya Blackfire. Emise un profondo respiro. Æthelweard non distolse lo sguardo nemmeno un secondo.
“Ma chi è costui?” chiese uno dei sacerdoti. “Cosa vuole fare a questa ragazza?”
Æthel scattò. “Nessuno si avvicini!” esclamò in tono minaccioso. “O vi ammazzo con le mie mani!”
Intanto, Torrhen l’Ombra aveva steso la mano sopra il corpo di Rhenya, a qualche centimetro di distanza.
Lo spostò avanti ed indietro lungo il corpo dell’elfa… ed una strana luce azzurra iniziò a pulsare dal suo braccio. Rhenya iniziò ad urlare. Erano urla strazianti, come se la stessero torturando. In pochi secondi la luce azzurra si fece più intensa insieme alle urla. Æthelweard strinse i pugni, costringendosi a stare fermo.
“Se le fai del male morirai con lei, Torrhen!!” gridò all’elfo bendato. I sacerdoti si erano ritratti indietro, inorriditi da quella scena. Poi, il movimento del braccio di Torrhen cessò, e la luce azzurra si spense. Anche Rhenya non urlava più. Era calato il silenzio. Æthelweard si avvicinò..
‘Giuro che se è morta lo ammazzo…’
Ma lo stupore fu tutto ciò che Æthelweard poté provare una volta vista Rhenya. Le ferite del suo corpo erano totalmente scomparse. Non una bruciatura, non un livido, il suo respiro era regolare. Il paladino guardò Torrhen, che intanto si stava alzando. Quest’ultimo si rivolse ai sacerdoti con la solita voce calma.
“Fatela stendere. Le serve un po’ di riposo.”
Gli uomini si mossero per prendere Rhenya e farla stendere in una panca vicina, anche se era mezza distrutta era ancora possibile stendersi su di essa.
Æthelweard si avvicinò a Torrhen. “Come hai fatto?”
L’elfo lo guardò, il suo occhio dorato ancora più brillante di prima. “Ha importanza? O è importante che Rhenya sia viva?” Poi si mosse in avanti, portandosi davanti al paladino. “Piuttosto, abbiamo altro di cui parlare adesso.”
Æthelweard fu stranito da quella frase. “Cosa intendi?”
“Quando ci siamo incontrati a Kul Tiras ti dissi che avremo trovato un modo per sdebitarti. Ecco, quel momento è arrivato.”
La voce di Æthelweard si indurì di colpo. “Cosa vuoi?”
“Voglio che mi aiuti. Anzi, che aiuti due miei amici. Si trovano in difficoltà.”
“E dove sono questi amici? Nascosti qua intorno? E dove sono Varian, il drago, Anduin…”
“No, sfortunatamente sono nelle Paludi Grigie… E Re Varian è andato a salvare suo figlio, rapito da Lady Prestor.. o meglio da Onyxia. “
“Era questo che ti ha detto quell’elfa vestita di nero, stamattina? Dei tuoi amici?”
“Esattamente. Æthelweard, io ti ho aiutato a riportare il Re di Stormwind sul suo trono. Ho salvato Rhenya.” Fece una breve pausa. “Me lo devi.”
Æthel si voltò a guardare Rhenya. Sembrava serena.
“E chi dovrei aiutare? Perché? E come ci arrivo alle Paludi Grigie da qui?”
Torrhen l’Ombra rispose a tutto. “Come ti ho detto, sono due miei amici elfi. Sono partiti qualche giorno fa da Brill. Ma ora hanno combattuto contro uno spettro ed uno di loro è ferito… Ma non è questo l’importante.” Torrhen si portò ad un passo da Æthelweard e lo guardò negli occhi. Abbassò la voce.
“La loro missione è vitale non solo per l’Alleanza ma per tutto Azeroth. Devi aiutarli Æthelweard, solo tu puoi farlo. E ti chiedo di non fare il mio nome. Si preoccuperebbero per me, fallirebbero la missione e per Azeroth sarebbe la fine.”
Si scostò di nuovo dal paladino. “E per rispondere alla tua ultima domanda… tra quei trucchetti di magia che ti dicevo a Boralus, c’è anche questo.” Finita quella frase, Torrhen l’Ombra iniziò a togliersi le bende dal braccio destro. Quello che vide Æthelweard fu un arto nero come il carbone, attraversato da linee dello stesso azzurro che avvea pulsato fino a pochi minuti prima. Quella sul braccio di Torrhen non gli sembrò nemmeno pelle.
‘Sono…scaglie…?’
Il paladino vide l’elfo concentrarsi, e poi, in un battito di ciglia, un portale apparì alla sua destra. Æthelweard lo guardò.
“Come faccio a fidarmi?”
“Se avessi voluto farti del male non ti avrei condotto qui… non avrei salvato Rhenya dalla morte.”
“E Rhenya?”
“Resterà qui a riprendersi. Appena si sveglierà gli spiegherò tutto, hai la mia parola.”
Æthelweard sospirò. Poi si voltò e raggiunse la panca su cui era distesa la sua amata. Si inginocchiò, le accarezzò il volto.
“Aspettami. Sistemo quest’ultima cosa e poi vivremo insieme a Quel’Thalas… e ti racconterò tutte le storie che vuoi.” La baciò sulla fronte, lei mugugnò qualcosa…
Poi Æthel si alzò e si diresse davanti al portale. La guardò un’ultima volta… poi attraversò il varco.
Si ritrovò in un posto grigio, come il nome che portava. Non c’era nessuno lì, a parte… un cavallo.
‘Anche questa è opera tua, Torrhen?’
Montò e iniziò a cavalcare verso sud. Passarono diversi minuti senza che nessuno si vedesse.
‘Cosa mi aspetta adesso…?’
Æthelweard chiuse gli occhi un istante. Li riaprì e vide davanti a sé la città di Hearthglen. Era una giornata assolata, i bambini giocavano per le strade… e poi vide due giovani ragazzi intenti a portare un’armatura dentro una locanda. Uno di loro, si voltò, sembrava vederlo. Un ragazzo alto, un semplice cavaliere con il sogno di diventare un paladino. Lasciò andare l’armatura e fece qualche passo nella sua direzione. Lo guardò fisso. Poi con gesto della mano, gli fece cenno di raggiungerlo…
Æthelweard scosse la testa, e le Paludi Grigie tornarono davanti ai suoi occhi. Ma stavolta, vide due elfi poco distanti. Un uomo ed una donna. Il primo sembrava stesse curando la gamba alla seconda, ma quando lo vide si mise in piedi e lo guardò. Ser Æthelweard si avvicinò ancora, fino a trovarsi davanti a loro. Non gli restava che chiedere…
“Ragazzò, serve aiuto?”
Illustrazione in evidenza di krysdecker.
Interpreti e personaggi:
Pietro Ranieri: Narratore, Ser Æthelweard il Dorato
Alice Palma: Rhenya Blackfire
Nicoletta Rosellini: Alys Redspark
Francesco “Relance” Radoani: Renault Mograine, Torrhen l’Ombra/Zihark dell’Infinito.
Un enorme grazie a loro per aver prestato la loro voce ed il loro tempo alle Avventure di Æthelweard, ed a voi per essere rimasti con me durante questo viaggio. Ci vediamo nel racconto principale… o nelle prossime avventure!