L’uso della magia comunque continuò ad essere un aspetto centrale della cultura Apexis. Essi l’applicarono anche nella creazione di costrutti meccanici che avrebbero svolto svariati compiti per conto loro. Con il passare del tempo inoltre, gli Arakkoa divennero sempre più arroganti e superbi, arrivando a considerare chiunque altro al di fuori di essi come un essere inferiore.
Un giorno, quando la cultura Apexis era ormai al suo apice, un piccolo gruppo di sacerdoti Anhari cercò i resti di Rukhmar. Quest’ultimi ritrovarono le ossa carbonizzate della loro dea nei pressi della Guglia di Arak ed usarono la loro magia per resuscitarla. Ma quello che ottennero fu solo un successo parziale. Questa “nuova” Rukhmar possedeva solo una piccola parte del potere e dell’intelligenza dell’originale. Tuttavia, gli Apexis l’adorarono come se fosse la loro dea rinata. Gli Anhari la infusero inoltre con i loro poteri della Luce, garantendole una lunga vita in modo che potesse librarsi nei cieli per millenni.
Questi stessi sacerdoti costruirono poi uno scintillante Tempio del Sole attorno al Respiro di Rukhmar, l’arma usata secoli prima. Centinaia di arakkoa si riunirono ogni anno per commemorare la vittoria degli Apexis ed onorare Rukhmar. Altri invece visitarono santuari scavati nella roccia vicino ai piedi della Guglia dove gli stregoni Skalaxi eseguivano rituali per onorare Anzu ed il suo antico sacrificio.
Sebbene la cultura Apexis sembrasse destinata a continuare la sua ascesa, fu proprio in questo momento che iniziò l’inesorabile declino che avrebbe l’avrebbe portata alla rovina.
Si sviluppò infatti una rivalità tra gli Anhar e gli Skalax con ciascuna delle due fazioni che cercava di ingraziarsi maggiormente il popolo. Gli Anhari sapevano che per prendere il potere avrebbero dovuto controllare l’intera conoscenza Apexis, vero cuore della loro cultura. Il loro leader, il Lord Sacerdote Velthreek ordinò ai suoi seguaci di raccogliere quanti più cristalli Apexis potevano, e gli Anhari lo fecero in segreto per diversi anni, conservandoli nel Tempio del Sole in cima alla Guglia di Arak.
Gli Skalaxi e il loro capo, il Lord Stregone Salavass, scoprirono tuttavia cosa stava succedendo. Essi credevano che la conoscenza fosse un diritto fondamentale per tutti gli arakkoa e Salavass chiese il rilascio immediato dei cristalli. Tuttavia, Velthreek ignorò la richiesta. Egli dichiarò gli Anhari come unici governatori degli Apexis e che sarebbero stati solo loro a decidere chi avrebbe avuto accesso ai cristalli ed alla loro conoscenza. Inoltre, Velthreek affermò che lui stesso e gli Anhari erano i rappresentanti viventi di Rukhmar. Pertanto, seguire i loro insegnamenti era l’unico modo per ottenere il favore della dea.
Ma Salavas era scaltro e sapeva bene cosa sarebbe successo al suo ordine se non avessero agito: gli Skalaxi sarebbero stati emarginati dalla società e avrebbero gradualmente perso influenza. Il Lord Stregone decise così di radunare i suoi seguaci e colpì il Tempio del Sole per prendere con la forza i cristalli Apexis.
La battaglia che scoppiò alle porte del Tempio si estese rapidamente ai livelli inferiori della Guglia, con gli arakkoa che si schierarono chi da una parte e chi dall’altra.
La guerra civile inghiottì la Guglia di Arak per molti mesi e per invertire le sorti del conflitto che li vedeva perdenti, gli Anhari arrivarono ad utilizzare persino il Respiro di Rukhmar. Mentre l’arma si metteva in moto e si preparavano ad incenerire gli Skalaxi, Salavass condusse una manciata dei suoi maghi più dotati in cima alla Guglia, dove fecero irruzione. Mentre gli Ahhari abbattevano gli intrusi, Salavass intesseva un incantesimo per destabilizzare il Respiro di Rukhmar. Quest’ultimo funzionò, ma il risultato fu catastrofico: un’esplosione furiosa distrusse il Respiro di Rukhmar, uccidendo istantaneamente la maggior parte degli Arakkoa nella Guglia e frantumando la terra. Quando il bagliore dell’esplosione svanì, sugli Apexis calarono le tenebre.
L’esplosione aveva diviso la Guglia di Arak in diverse altre più piccole e la regione circostante, un tempo così scintillante e maestosa, si era trasformata in una landa desolata.
Ci sarebbero volute generazioni prima che la vita fiorisse di nuovo nell’area, e ancora di più affinché gli Arakkoa sopravvissuti si riprendessero da quello che era successo.
La società Apexis non esisteva più e l’Età dell’Ordine era finita, ma dalle sue ceneri, nuove società erano pronte a sorgere.
Illustrazione in evidenza di Alex Horley