Capitolo 31: Kel’Thuzad e la formazione del Flagello
Ci furono una manciata di potenti individui sparsi in tutto il mondo che ascoltarono il richiamo del Re dei Lich da Northrend. Il più potente tra loro era il mago di Dalaran Kel’Thuzad, uno dei membri più anziani del Kirin Tor, l’organo governativo della città dei maghi. Egli era stato considerato un anticonformista per anni a causa della sua insistenza nello studio delle arti proibite della negromanzia. Spinto a imparare tutto ciò che poteva sul mondo magico e sulle sue oscure meraviglie, dopo aver ascoltato l’affascinante richiamo proveniente da Northrend, il mago impiegò tutte le proprie forze nel tentativo di comunicare con quella voce misteriosa. Convinto che il Kirin Tor fosse troppo chiuso per comprendere il potere e la conoscenza inerenti le arti oscure, Kel’Thuzad si convinse ad imparare ciò che poteva dal potente Re dei Lich.
Lasciandosi alle spalle la sua fortuna e la prestigiosa reputazione politica, Kel’Thuzad abbandonò Dalaran per sempre. Guidato dalla voce persistente del Re dei Lich nella sua mente, vendette tutti i suoi vasti possedimenti e nascose i suoi guadagni. Viaggiando da solo per molti chilometri di terra e leghe di mare, raggiunse finalmente le coste ghiacciate di Northrend. Intento a raggiungere Icecrown ed offrire i suoi servizi al Re dei Lich, il mago passò attraverso le rovine devastate dalla guerra di Azjol-Nerub, in compagnia del suo ultimo Re, Anub’arak, inviato dal Trono Ghiacciato ad accogliere Kel’Thuzad. Quest’ultimo vide così in prima persona la portata e la ferocia del potere di Ner’zhul. Cominciò a rendersi conto che allearsi con il misterioso Re Lich poteva essere sia saggio che potenzialmente fruttuoso.
Dopo lunghi mesi di cammino attraverso le rigide terre artiche, Kel’Thuzad raggiunse finalmente il ghiacciaio oscuro di Icecrown. Si avvicinò coraggiosamente all’oscura cittadella di Ner’zhul e rimase scioccato quando i soldati non morti lo lasciarono passare silenziosamente come se egli fosse atteso. Kel’Thuzad ascese nella cittadella, raggiungendo infine la cima del ghiacciaio. Lì, si prostrò davanti al Trono Ghiacciato ed offrì la sua anima all’Oscuro Signore dei Morti.
Il Re dei Lich, compiaciuto, promise l’immortalità a Kel’Thuzad ed un grande potere in cambio della sua lealtà e obbedienza. Desideroso di conoscenza e dei poteri oscuri, Kel’Thuzad accettò la sua prima grande missione: tornare nel mondo degli uomini e fondare un nuovo culto che avrebbe adorato il Re dei Lich come un dio.
Per aiutare il suo nuovo luogotenente a portare a termine la sua missione, Ner’zhul lasciò intatta l’umanità di Kel’Thuzad. Il vecchio mago, con tutto il suo carisma che non aveva perso, usò i suoi poteri di illusione e persuasione per parlare alle masse oppresse e diseredate di Lordaeron. Poi, una volta attirata su di sé l’attenzione del popolo, avrebbe offerto loro una nuova visione di ciò che la società poteva essere.
Kel’Thuzad tornò a Lordaeron sotto mentite spoglie, e nell’arco di tre anni usò i guadagni che aveva nascosto ed il suo intelletto per radunare una fratellanza clandestina di uomini e donne che la pensavano come lui. Questa fratellanza, che chiamò “Culto dei Dannati”, promise ai propri accoliti l’uguaglianza sociale e la vita eterna su Azeroth in cambio del loro servizio e della loro obbedienza a Ner’zhul. Con il passare dei mesi, Kel’Thuzad trovò molti entusiasti volontari per il suo nuovo culto tra i lavoratori stanchi e sfiduciati di Lordaeron. Fu sorprendentemente facile per il negromante raggiungere il proprio obiettivo: valeva a dire “trasferire” la fede dei cittadini dalla Luce Sacra all’oscurità di Ner’zhul. Mentre il Culto dei Dannati cresceva in dimensioni ed influenza, Kel’Thuzad si assicurò di nascondere i suoi piani e l’esistenza del Culto dei Dannati alle autorità di Lordaeron.
Con il successo di Kel’Thuzad, il Re dei Lich portò a termine gli ultimi preparativi per il suo assalto alla civiltà umana. Instillando la Piaga in alcuni calderoni, Ner’zhul ordinò al suo negromante di trasportare quest’ultimi a Lordaeron, dove sarebbero stati nascosti all’interno di vari villaggi controllati dal culto. I calderoni, protetti dai fedeli cultisti, avrebbero poi agito da “generatori di Piaga”, verso le ignare terre coltivate e le città del nord del Lordaeron.
Il piano del Re dei Lich funzionò perfettamente. Molti dei villaggi settentrionali di Lordaeron furono contaminati quasi immediatamente. Proprio come a Northrend, i cittadini che contraevano la Piaga morirono e vennero rianimati come schiavi del Re dei Lich. Mentre la pestilenza si diffondeva e sempre più feroci non-morti comparivano nelle terre del nord. Kel’Thuzad guardò all’esercito crescente del Re dei Lich e decise di chiamarlo “Flagello”, poichè presto avrebbe marciato sulle case di tutto il Regno di Lordaeron e spazzato via l’umanità dalla faccia di Azeroth.
Illustrazione in evidenza di Abe Taraky