Capitolo 7: La Grande Separazione

Sapendo che la distruzione del Pozzo gli avrebbe impedito di usare la magia, Illidan abbandonò la Resistenza e si si recò alla corte di Azshara per avvertire gli Eletti del piano di Malfurion. A causa dell’ormai totale dipendenza dalle energie del Pozzo e dal forte risentimento verso la relazione di suo fratello con Tyrande, Illidan non provò alcun rimorso nel tradire Malfurion e schierarsi con Azshara ed i suoi seguaci. Tuttavia, il primo obiettivo dell’elfo era quello di proteggere il potere del Pozzo con ogni mezzo necessario.

Col cuore spezzato dal tradimento di suo fratello, Malfurion condusse così i suoi compagni nel cuore del Palazzo di Azshara. Quando entrarono nella stanza principale, trovarono gli Eletti ancora all’opera sul portale per l’evocazione di Sargeras e mentre l’inquietante ombra del Titano Oscuro si avvicinava sempre più alla superficie del lago, Malfurion ed i suoi alleati si affrettarono a condurre il proprio attacco.

Azshara tuttavia, avendo ricevuto l’avvertimento di Illidan, era più che preparata al loro arrivo. Quasi tutti i seguaci di Malfurion infatti, caddero davanti ai poteri della Regina dei Kaldorei. Tyrande, tentando di attaccare Azshara da dietro, fu presa alla sprovvista dagli Eletti e sebbene riuscì a sconfiggere le guardie, venne gravemente ferita alle mani. Quando Malfurion vide le sofferenze del suo amore, fu preso da una furia omicida e decise di porre fine alla vita di Azshara, ricorrendo anche all’Anima dei Demoni, recuperata dalla tana di Deathwing.

Intanto, mentre la battaglia infuriava dentro e fuori dal Palazzo Reale, Illidan apparve dall’ombra vicino alle rive del grande Pozzo. Il cacciatore di demoni, che portò con se una serie di fiale, si inginocchiò e riempì ciascuna di esse (ben sette) con le acque scintillanti del Pozzo. Convinto che i demoni avrebbero infatti schiacciato la civiltà degli Elfi della Notte, Illidan aveva progettato di rubare le sacre acque e di tenere le loro energie per sé.

Contemporaneamente a questo, la battaglia tra Malfurion ed Azshara gettò nel caos gli incantesimi accuratamente elaborati dagli Eletti. Il vortice instabile all’interno delle profondità del Pozzo esplose ed innescò una catena catastrofica di eventi che avrebbe fatto a pezzi il mondo intero per sempre. La massiccia esplosione scosse il tempio fino alle sue fondamenta e provocò tremendi terremoti che devastarono la terra già dilaniata dai demoni della Legione Infuocata. In tutto questo, il solo orco membro della Resistenza, di nome Broxigar, capì che a Malfurion occorreva ancora un po’ di tempo per finire la battaglia contro Azshara e distruggere il Pozzo e così, decise di attraversare da solo il portale, cercando di intrattenere i demoni il più a lungo possibile. In quella che fu un’eroica impresa, Broxigar riuscì alla fine ad impedire a Sargeras di entrare ad Azeroth, riuscendo addirittura a ferire il Titano Oscuro ad una gamba, in una missione impossibile che gli sarebbe valso un posto nella leggenda di tutti i popoli futuri di Azeroth. Mentre l’orribile battaglia tra la Legione e gli alleati degli Elfi della Notte infuriava intorno e sopra la città in rovina, l’impetuoso Pozzo dell’Eternità, sconvolto dalle energie circostanti e dalla vicinanza con l’Anima dei demoni, si piegò su se stesso e collassò. Proprio quando l’arma creata da Deathwing stava per cadere nelle acque del lago però, dal nulla si manifestò un Nozdormu proveniente dal futuro, che afferrò il disco e lo portò con sè millenni avanti nel tempo.

Tuttavia, l’inevitabile esplosione catastrofica frantumò la terra e cancellò i cieli di Kalimdor. Mentre le scosse di assestamento provocate dall’implosione del Pozzo facevano tremare le ossa del mondo, i mari si ritirarono per migliaia di chilometri. Quasi l’80% della massa continentale di Kalimdor venne distrutta, lasciando solo quattro continenti che circondavano il nuovo mare in tempesta (quello che restava dell’originale Kalimdor ad ovest, Northrend a Nord, i Regni Orientali ad Est e Pandaria a Sud). Al centro del nuovo mare, nel punto esatto dove un tempo si trovava il Pozzo dell’Eternità, restò solo una tumultuosa tempesta di furia marina e di energie caotiche. Questa terribile cicatrice, conosciuta come il Maelstrom, non avrebbe mai cessato il suo girare furiosamente. Essa sarebbe rimasta come un costante ricordo della terribile catastrofe … e dell’era paradisiaca che era stata ormai persa per sempre.

In qualche modo, contro ogni previsione, (in realtà grazie all’aiuto dell’Old God N’zoth), la Regina Azshara e gli Eletti a lei ancora fedeli, riuscirono a sopravvivere. Torturati dai poteri che avevano liberato, Azshara ed i suoi seguaci furono trascinati giù sotto il mare in tempesta dall’implosione del Pozzo. Maledetti e trasformati essi assunsero nuove forme e divennero le creature note come Naga. La stessa Azshara. che era universalmente riconosciuta come la creatura più bella del mondo fu divorata dall’odio e dalla rabbia, diventando una creatura mostruosa, riflettendo così la malvagità e la malizia che si erano sempre nascoste nel suo io più interiore.

Lì, in fondo al Maelstrom, i Naga costruirono per sé una nuova città, Nazjatar, dalla quale avrebbero ricostruito il loro potere. Ci vollero comunque oltre 10.000 anni prima che i Naga rivelassero la loro esistenza al mondo di superficie.

Illustrazione in evidenza di Kevin Hooker