Dopo la corruzione di Anduin, il Carceriere usò il suo nuovo campione per attaccare la leader di Bastione Kyrestia, mentre al contempo Sylvanas guidò personalmente l’esercito della Fauce in un attacco a Selvarden. L’obiettivo era quello di ottenere i sigilli dei due Eterni, entrambi essenziali per la riuscita dei piani di Zovaal.
Proprio durante l’attacco a Selvarden, Sylvanas si scontrò con Tyrande, in un duello che sembrò vedere la vittoria del Guerriero della Notte, ma che alla fine vide la fuga della Regina Banshee, la quale approfittò di un “calo dei poteri” di Tyrande per scappare assumendo la forma banshee.
Così, dopo aver recuperato con successo quattro dei cinque sigilli, il Carceriere iniziò a mettere in atto il suo piano per sfuggire dalla Fauce e rubare l’ultimo tassello del puzzle dall’Arbiter a Oribos. Ancora una volta Sylvanas comandò personalmente le difese di Zovaal contro i Calcafauce, che tentarono di fermare il Carceriere irrompendo nella sua sede del potere, il Santuario del Dominio. La Regina Banshee ordinò alle sue nove Val’kyr, rinate al servizio della Fauce, di impegnarsi contro gli invasori, ma sia loro che gli altri potenti luogotenenti del Carceriere furono gradualmente sconfitti fino a quando la stessa Sylvanas non rimase l’ultima linea di difesa in cima al Santuario.
Sebbene durante lo scontro Sylvanas non riuscì ad ottenere un chiaro vantaggio sui Maw Walker e sui loro alleati – ovvero Bolvar, Thrall e Jaina – ella riuscì a bloccarli abbastanza a lungo da permettere al Carceriere di “avvolgere” Oribos nella Fauce, ascendere al Crogiolo e strappare via l’ultimo sigillo dall’Arbiter, ritornando così alla sua piena forza e permettendogli di aprire un portale verso il suo vero obiettivo.
Sylvanas era ormai convinta di aver raggiunto i suoi scopi, ma proprio in quel momento Zovaal gettò finalmente la maschera e rivelò il suo vero piano: non rompere il sistema della Morte e dare a tutti il libero arbitrio, ma forgiare una nuova realtà in cui tutti sarebbero stati costretti a servirlo. Ricordando affermazioni già dette da Arthas, e rendendosi conto che lei stessa era inclusa in quella dichiarazione, Sylvanas riaffermò che non avrebbe mai più servito nessuno e scagliò una freccia nera contro il Carceriere in segno di sfida.
Ma fu qui che avvenne il colpo di scena: in segno di ringraziamento per averlo aiutato a raggiungere i suoi scopi, il Carceriere tirò fuori un frammento d’anima da un portale e lo lanciò contro Sylvanas, restituendole così lo stesso frammento della sua anima reciso da Frostmourne molti anni prima e facendo tornare i suoi occhi da rossi a blu.
Con la Regina Banshee non più di alcuna utilità per lui, il Carceriere abbandonò Sylvanas al suo destino nelle mani dei Calcafauce e dei loro alleati prima di partire con Anduin attraverso un nuovo portale. Sopraffatta da ciò che era appena successo, l’elfa si inginocchiò barcollando e tentò di avvertire i suoi aggressori che il Carceriere non doveva raggiungere un luogo, ma svenne prima di affermare quale fosse quest’ultimo. Successivamente i Cavalieri della Lama d’Ebano fecero prigioniera l’incosciente Regina Banshee all’interno di Oribos nella speranza che potessero interrogarla sul piano di Zovaal.
Qualche tempo dopo, il leggendario paladino Uther the Lightbringer che aveva subito un destino simile a quello di Sylvanas, esaminò la sua anima ad Oribos e scoprì che essa tuttora divisa: il frammento che le era stato strappato durante la sua prima morte e che rappresentava il Generale Ranger che era stata in vita, era ora costretto a rivivere all’infinito le atrocità che il resto della sua anima aveva continuato a commettere dopo essere stata rianimata nella non morte.
Addirittura, il Generale Ranger non riuscì a credere che lei e la Regina Banshee fossero la stessa persona, pensando invece pensava che quello fosse un essere separato, un mostro che indossava la sua faccia. Uther spiegò quindi che finché Sylvanas fosse rimasta divisa in quel modo, non si sarebbe risvegliata. Jaina, Thrall e Baine si espressero dicendo che quella sarebbe stato forse il miglior scenario, poiché non avrebbero mai potuto fidarsi di lei, ma Bolvar ricordò loro che Sylvanas era l’unica che poteva parlare loro del piano del Carceriere e di come salvare Anduin.
Alla fine, Uther ebbe un’idea e portò la mano di Sylvanas sulla sua stessa cicatrice provocata da Frostmourne, permettendogli di entrare nella sua coscienza e parlare con il frammento della sua anima rappresentante il Generale Ranger. Il paladino confermò che la Regina Banshee era la sua stessa persona, non un essere separato e il Generale Ranger all’inizio si rifiutò di accettarlo, ma Uther sostenne le sue parole rivelando come anche la sua stessa anima fosse stata divisa da Frostmourne. Quindi, chiese se Sylvanas avrebbe dimostrato che Zovaal aveva ragione permettendo a tutta questa situazione di distruggerla, o se avrebbe accettato l’eredità della Regina Banshee come sua e avrebbe detto agli eroi di Azeroth come fermare il Carceriere.
Il Generale dei Ranger sapeva che i crimini della sua controparte erano imperdonabili e che avrebbe dovuto affrontarne le conseguenze. Uther rispose che nonostante non si potesse cambiare il passato ed entrambi non avrebbero mai potuto trovare il perdono in futuro, sarebbero stati tutti condannati se Sylvanas non avesse fatto una scelta e non avesse agito presto. Il paladino si ritirò così dalla mente di Sylvanas e rimase al suo fianco a Oribos finché, finalmente, i suoi sforzi diedero i loro frutti e lei si risvegliò con un’anima nuovamente integra.
Uther portò Sylvanas a incontrarsi con Jaina e Bolvar all’ingresso del Sepolcro dei Primi a Zereth Mortis, ovvero il luogo in cui il Carceriere e Anduin si erano recati. Qui, la Regina Banshee spiegò loro che essi avevano bisogno di trovare un modo per resistere alla Magia del Dominio del Carceriere per sconfiggerlo e che Anduin poteva essere la chiave di tutto ciò.
Alla fine, gli eroi di Azeroth affrontarono e sconfissero Anduin all’interno del Sepolcro dei Primi e nonostante gli sforzi del Carceriere, il Re di Stormwind riuscì a liberarsi dal controllo di Zovaal dividendo a metà la lama runica Kingsmourne. Quest’atto liberò anche la fonte della corruzione del Re: l’ultimo, sbiadito residuo dell’anima di Arthas Menethil.
A parlare in quei momenti fu proprio Sylvanas, la quale notò che del suo carnefice non era rimasto nemmeno abbastanza per ricevere un giudizio adeguato. La Regina Banshee affermò poi che nella sua ricerca di vendetta contro la sua nemesi, alla fine non era diventata migliore di lui e che avrebbe dovuto rispondere di questo. Tuttavia, l’eredità di Arthas era giunta al termine. Si augurò infine che il nome dell’ex Re dei Lich venisse dimenticato, e lei insieme ad Anduin, Uther e Jaina, guardarono in silenzio mentre l’ultima scintilla di Arthas Menethil svaniva per sempre.
Successivamente gli eroi di Azeroth, aiutati anche da Sylvanas e dall’ormai liberato Anduin, riuscirono a sconfiggere Zovaal, facendo poi ritorno ad Oribos, dove ebbe luogo l’ultimo atto della campagna delle Shadowlands: il processo a Sylvanas Windrunner.
Alla presenza di Pelagos, che nel frattempo aveva assunto la posizione di nuovo Arbiter e di quasi tutte le personalità di Azeroth e non solo, Sylvanas accettò di essere giudicata, rimettendo la sentenza a quella che negli ultimi anni era stata il suo più acerrimo nemico: Tyrande Whisperwind.
Alla Regina Banshee venne risparmiata la vita, ma fu condannata a perlustrare tutta la Fauce per liberare tutte le anime in essa intrappolate affinché potessero essere giudicate dall’Arbiter, finché Sylvanas stessa non fosse stata l’ultima presenza in quel luogo.
Dopo aver incrociato lo sguardo delle sue sorelle, Sylvanas Windrunner balzò nella Fauce, seguita da Dori’thur, il gufo di Tyrande che l’avrebbe sorvegliata.
Da quel momento iniziò ed è tutt’ora in corso la lunga penitenza della Regina Banshee, che tuttavia non è sola. Alla fine infatti, Anduin decise di aiutarla nel suo compito, sentendo di dover espiare anche lui le sue colpe…
IN ALTO: Le “due anime” di Sylvanas Windrunner. Illustrazione di 沉溺深林 Linp