Rhonin Redhair: Cuore di Drago
Nella storia di Azeroth c’è un personaggio che spesso non riceve le stesse attenzioni dei suoi compagni, pur avendo assistito nella sua giovane vita a praticamente tutti gli eventi nodali della Storia accanto a eroi come Malfurion, Tyrande, Krasus, Vereesa Windrunner, Falstad Dragonreaver, Jaina Proudmoore, fino ai semidei Cenarius, Malorne, Aviana e al leggendario Broxigar il Rosso. Un ‘semplice’ mago umano conosciuto col nome di Rhonin Redhair.
Giovane studente del Kirin Tor, molto promettente ma dalla testa calda, conosciuto per essere anche un abile spadaccino, durante la Seconda Guerra fu congedato con disonore per aver provocato indirettamente la morte di tutti i suoi commilitoni. Ebbe l’opportunità di rivalersi durante una missione a Khaz Modan, dove fu arruolato assieme a Vereesa e Falstad da Krasus, l’alter ego umano del mago-drago Korialstrasz, consorte dell’Aspetto della Vita Alexstrasza. In questa missione Rhonin, utilizzando una gemma creata da una scaglia di Deathwing, riuscì a distruggere l’Anima dei Demoni, atto che fu determinante proprio per liberare la dragonessa e la sua stirpe dal giogo dello stregone Nekros Skullcrusher – ve ne abbiamo parlato qualche giorno fa! -.
Qui sbocciò l’amore con la bellissima ranger Elfo, da cui nacquero poi i due gemelli Galadin e Giramar. Rhonin e la sua nuova famiglia furono tra i pochi sopravvissuti alla caduta della città di Andorhal per mano del Flagello, dove il mago perse però il padre e gran parte dei propri consaguinei. Con Vereesa crebbe anche Arator, il figlio di Alleria e Turalyon, dopo che questi scomparvero a Draenor.

Rhonin ebbe un ruolo fondamentale soprattutto nella Guerra degli Antichi: insieme a Krasus, che aveva scoperto casualmente una distorsione temporale, fu risucchiato con l’orco Broxigar e spedito indietro di diecimila anni, durante la prima invasione della Legione Infuocata. Il terzetto si unì alla resistenza degli Elfi della Notte, combattendo fianco a fianco dei leggendari eroi comandati da Jarod Shadowsong. Rhonin, da abilissimo mago qual era, divenne il mentore di Illidan e il comandante delle Guardie della Luna quando quest’ultimo tradì. Si può dire che, senza Rhonin, la storia del mondo avrebbe preso una piega del tutto diversa. Per dono di Nozdorumu in omaggio all’eroismo dimostrato, riuscì a tornare da Vereesa in tempo per assistere alla nascita dei figli. Le sue imprese, soprattutto come amico e compagno di Krasus e dello stormo rosso, gli valsero l’epiteto di Draig’cyfail, ovvero Cuore di Drago in lingua draconica.
Nonostante il suo desiderio fosse ormai solo quello di dedicarsi alla famiglia, per senso di responsabilità rispose alla chiamata disperata del Kirin Tor che lo elesse suo leader. Sotto la sua guida, le difese magiche di Dalaran furono restaurate e potenziate, e la magica città fu infusa della magia che le consente di levitare. Per trovarsi in prima linea nella guerra al Flagello, Rhonin spostò la città a Northrend, dove si trovò ad affrontare la Guerra del Nexus contro il Signore della Magia, Malygos, fianco a fianco di Alexstrasza e lo stormo rosso. È stato grazie agli sforzi dell’arcimago che si riuscì a organizzare una forza d’attacco, nonostante gli screzi personali tra re Varian Wrynn e Garrosh Hellscream, per entrare a Ulduar e sconfiggere l’Antico Dio Yogg-Saron.

Ma l’impresa più grande dell’arcimago Rhonin è forse l’ultima. Il suo proposito principale è sempre stato quello di proteggere gli altri: ed è per questo che diede la sua vita. Dopo il Cataclisma, i rapporti diplomatici tra Orda e Alleanza andarono sempre più deteriorandosi anche a causa dell’ascesa a Capoguerra di Garrosh Hellscream. La sua politica espansionistica puntò alle Isole di Theramore, dove risiedeva Jaina, che chiese aiuto al Concilio dei Sei, che su consiglio di Rhonin e Aethas Sunreaver inviò Thalen Songweaver per aiutare la città. Thaelin, però, si rivelò essere una spia di Garrosh: al momento della battaglia, aiutò l’Orda a infrangere le difese di Theramore, costringendo Rhonin a scendere personalmente in guerra. Garrosh aveva però preparato tutto, facendo approntare un’enorme bomba di mana potenziata con l’Iride Focalizzante, l’artefatto magico rubato allo stormo blu dall’Occhio dell’Eternità. Rhonin non ebbe altra scelta: per limitare i danni e soprattutto salvare Jaina, che lui vedeva come il futuro di Dalaran e del Kirin Tor, sacrificò sé stesso attirando la bomba in un luogo dove l’esplosione sarebbe stata contenuta dalle difese magiche della città. Redirezionò il portale che Jaina aveva aperto e la spinse dentro contro la sua volontà, proprio un attimo prima che la bomba esplodesse e nonostante le proteste della giovane maga. Rhonin fu consumato dall’esplosione in una nuvola di cenere color lavanda, e il suo sacrificio non solo permise a Jaina di fuggire e riorganizzare il Kirin Tor, ma impedì che la bomba di Garrosh devastasse l’intera regione.
Durante la cerimonia funebre, Jaina ebbe a dire: “Non troppo tempo fa, il Kirin Tor prese una decisione avventata scegliendo Rhonin come suo leader. Era poco ortodosso, schietto, era impetuoso e testardo. Aveva un incredibile senso dell’umorismo e nutriva grande amore per gli amici e la famiglia. Aveva portato Dalaran verso una nuova direzione e guidato il Kirin Tor attraverso una guerra con lo stesso Aspetto che aveva scelto di guidare e controllare la magia. È morto com’è vissuto – proteggendo e aiutando gli altri”. Una sua statua campeggia a Dalran, a perenne memoria di uno dei più grandi arcimaghi della storia.
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