Venticinquemila anni fa, il mondo di Argus era la patria della splendida civiltà degli eredar, una razza di natura affine alla magia. Kil’jaeden, rispettato per la sua intelligenza, un genio in una razza di geni, divenne velocemente uno dei leader più importanti fra gli eredar, assieme al suo migliore amico Velen, che considerava alla stregua di un fratello.
Un giorno, Kil’jaeden, Velen ed il circolo dei regnanti di Argus, assistettero ad una grande dimostrazione tenuta dall’arcanista Thal’kiel, il quale era a capo di un ordine di maghi chiamato Wakeners. Per prima cosa, Thal’kiel ed i suoi maghi, evocarono i costrutti arcani per i quali erano famosi, ma subito dopo, evocò un’orda di Infernali che distrussero i costrutti, presentandoli come una “prova visiva” della “nuova era” che egli aveva previsto per la sua gente grazie alle appena scoperte arti demoniache. Tuttavia, quando Thal’kiel si girò per guardare i suoi colleghi, non vide nei loro volti l’approvazione che si aspettava. L’espressione di Kil’jaeden apparì lontana ed imperscrutabile, mentre Velen condanno fermamente quello che aveva visto, e proibì all’arcanista di ripetere quello che aveva appena fatto, bollando quella “nuova era” come un esperimento fallito. Poco tempo dopo comunque, Thal’kiel riprese con i propri esperimenti sulla magia demoniaca, usando degli incantesimi di occultamento per nascondere l’armata di demoni che egli, insieme al Wakeners, avevano radunato per porre Thal’kiel come dittatore di Argus. La notte prima dell’attuazione del piano, tuttavia, il giovane ed ambizioso apprendista di Thal’kiel, Archimonde, andò ad informare Kil’jaeden e Velen dei piani del maestro. Per dimostrare la propria lealtà ai regnanti di Argus, Archimonde volle guidare in prima persona l’attacco contro il Wakeners, e con la propria spada, decapitò Thal’kiel. A seguito di questa prova di fedeltà, e per salvato il suo popolo, Archimonde fu posto al comando di Argus insieme a Kil’jaeden e Velen, formando così il Triumvirato.
La società degli eredar si spaccò in due quando tutti e tre i leader furono contattati da Sargeras, il Distruttore di Mondi. Sargeras propose loro un patto: in cambio della loro lealtà, gli eredar avrebbero guadagnato poteri inimmaginabili e prestigio. Kil’jaeden e Archimonde accettarono prontamente, ma Velen curiosamente si tirò indietro. Mentre gli eredar si preparavano a ricevere i loro nuovi poteri, Kil’jaeden scoprì che Velen e i suoi seguaci si erano schierati con i nemici di Sargeras, i Naaru, e stavano cercando di fuggire da Argus. Furioso per il suo “tradimento”, Kil’jaeden scagliò i suoi nuovi poteri e i suoi servitori dietro agli “esiliati” (o “Draenei” nella lingua eredar) e instancabilmente li inseguì per tutto il cosmo per cinquemila anni. Velen però era astuto tanto quanto lui, e i draenei ben presto svanirono. Tuttavia, da Kil’jaeden furono condotti la moglie ed il figlio di Velen, al quale l’Eredar diede il nuovo nome di Rakeesh (che significava macellaio), e subito dopo, l’Inquisizione Demoniaca lo torturò fino a farlo diventare un’agente a tutti gli effetti della Legione. Sargeras plasmò quindi l’innato grande intelletto di Kil’jaeden e le sue spiccate abilità lo incaricò di cercare e trasformare le razze della Grande Oscurità in demoni da assoldare nella Legione Infuocata. Le prima razza che l’Ingannatore riuscì a trasformare furono gli intelligentissimi Nathrezim, guidati da Tichondrius, mentre successivamente furono trasformati anche i barbari Pit Lords. In seguito al fallimento dell’invasione di Azeroth (durante la Guerra degli Antichi), circa quindicimila anni dopo aver accettato l’offerta di Sargeras, a Kil’jaeden venne ordinato di trovare un’armata di mortali che potesse essere usata per invadere i mondi in massa. Kil’jaeden cominciò a cercare, e un giorno uno dei suoi servi, Talgath, scovò su un pianeta segni del passaggio dei draenei. Dapprima pensò che si trattasse di uno degli innumerevoli pianeti che avevano appena sfiorato col loro passaggio ma poi scoprì che i draenei si erano stabiliti lì, tanto da dare un nome nella loro lingua al pianeta: Draenor, “Rifugio degli Esiliati”.
A condividere con loro il pianeta c’era una razza di esseri dalla cultura sciamanistica chiamati orchi. Intrigato dal loro potenziale, Kil’jaeden capì presto che erano proprio loro i combattenti dell’armata che stava cercando. I candidati individuati dall’eredar erano molti, ma nessuno sembrò essere più perfetto per l’occasione di Gul’dan. Kil’jaeden parlò così a Gul’dan, e gli promise poteri divini se egli in cambio avesse aiutato la Legione a far diventare gli orchi un’arma da usare contro di draenei. Gul’dan accettò subito. Lui infatti, non provava che disprezzo per il suo popolo. Così, Kil’jaeden iniziò ad addestrare Gul’dan alle vie della magia demoniaca, ma l’eredar era ben consapevole che queste energie avrebbero non solo cambiato fisicamente l’orco, ma avrebbero anche potuto attirare l’attenzione dei draenei, e così si adoperò per nascondere i nuovi poteri di Gul’dan, insegnando all’orco stesso come celarli ed ordinandogli di usarli solo e soltanto se strettamente necessario.
Tuttavia, Kil’jaeden era conscio che Gul’dan non potesse fungere come figura che avrebbe potuto riunire tutti i clan degli Orchi, e così ordinò allo stregone di allearsi con qualcuno che potesse guidarli. Così, Gul’dan si avvicinò e si unì al clan Shadowmoon, che era sotto la guida dello sciamano Ner’zhul. Con il tempo, lo stregone si guadagnò la fiducia dello sciamano e ne divenne l’apprendista. Intanto, mascherandosi come uno dei sacri antenati degli orchi Kil’jaeden contattò Ner’zhul e gli fece credere che i draenei stessero complottando contro di loro, e cominciò ad introdurre la stregoneria e la sete di sangue tra i clan orcheschi. Quando alla fine gli spiriti elementali rifiutarono di fornire i loro poteri agli sciamani, la magia di Kil’jaeden fece presa sugli orchi. I clan cominciarono a lanciare piccoli attacchi contro i draenei, credendo che i loro antenati ne volessero lo sterminio. Tuttavia i piani vacillarono quando Ner’zhul viaggiò ad Oshu’gun, un luogo sacro per entrambe le popolazioni, e gli fu mostrata la vera identità di Kil’jaeden. Ner’zhul tentò di fermare le sue azioni, ma l’eredar era un passo avanti a lui e tolse allo sciamano i suoi poteri, conferendo le più potenti ed oscure magie demoniache all’apprendista traditore di Ner’zhul, cioè proprio a Gul’dan.
L’enorme sete di potere di Gul’dan e la sua personalità egocentrica ne fecero la perfetta pedina per il demone. Agli orchi venne dato da bere il sangue di Mannoroth, facendoli piombare in una terrificante sete di sangue, quindi fece ordinare a Gul’dan di massacrare completamente i draenei in una epocale battaglia a Shattrath. L’attacco ebbe successo e Shattrath fu quasi interamente distrutta: a quanto sembrava, Kil’jaeden aveva finalmente trionfato sulla sua preda. Kil’jaeden, come il resto degli stregoni eredar, sentì forte e chiara la presenza di Medivh (il cui corpo era posseduto dallo spirito di Sargeras) quando cominciò a viaggiare tra i mondi. L’eredar lo prese come un segno che il Titano Oscuro richiedeva la sua presenza altrove, così si ritirò da Draenor e abbandonò l’Orda.
Medivh manipolò Gul’dan in modo da fargli aprire il Dark Portal e spedì l’Orda ad invadere Azeroth, devastando il regno di Azeroth, soggiogando quasi completamente il regno nanico di Khaz Modan e arrivando perfino ad intrappolare l’Aspetto della Vita, Alexstrasza. Tuttavia due eventi causarono il fallimento anche di questa seconda invasione: il primo fu l’assassino di Medivh, con il quale lo spirito del Titano Oscuro venne bandito nell’Abisso. Il secondo, ironicamente, fu causato dalla stessa sete di potere di Gul’dan che Kil’jaeden aveva sfruttato. Lo stregone voleva cercare la Tomba di Sargeras, dove la Guardiana Aegwynn aveva sigillato tempo prima, un avatar del Signore dei Demoni, per guadagnare i poteri del Distruttore di Mondi come lo stesso Medivh gli aveva detto. I suoi piani causarono al capo dell’Orda, Orgrim Doomhammer, la perdita di quasi metà delle sue forze, e diede il tempo agli umani di riorganizzarsi e sconfiggere gli orchi. Furioso, Kil’jaeden si preparò ad annientare il suo servo che con il suo tradimento aveva impedito una grande vittoria della Legione, ma accade qualcosa di incredibile.
Sargeras ordinò a Kil’jaeden di farsi da parte. Sarebbe stato il Titano Oscuro in prima persona ad occuparsi di Gul’dan, e il piano si rivelò degno della fama del Distruttore di Mondi. Sargeras fece entrare Gul’dan all’interno della Tomba, e gli concesse di pregustare il potere che lo stregone così bramosamente cercava, prima di farlo letteralmente a pezzi. Proprio come Gul’dan aveva fatto con le speranze di vittoria dell’Orda.
Kil’jaeden, infuriato, capì che era tempo di occuparsi della faccenda in prima persona; ricordando gli esperimenti dei Nathrezim con i non morti durante la Guerra degli Antichi e intuendo che era stata la libera volontà a causare la sconfitta degli orchi, formulò un piano più sinistro: creare un’armata di schiavi non morti, sotto il controllo di un’unica mente a sua volta obbediente alla Legione. Kil’jaeden allora cercò Ner’zhul e lo trovò nel Twisting Nether. Lo torturò per un tempo lunghissimo, distruggendo il suo corpo pezzo per pezzo fino a che dello sciamano non rimase che l’anima torturata. A quell’anima Kil’jaeden offrì una scelta: continuare ad essere torturato dagli eredar per sempre o diventare il capo di un’armata di non morti. Naturalmente Ner’zhul scelse la seconda alternativa, e Kil’jaeden lo trasformò nel potente Re dei Lich. Ricordando la doppiezza di Ner’zhul e il fallimento di Gul’dan, questa volta Kil’jaeden fece in modo che non potesse più accadere: rifiutò di dare un corpo al Re dei Lich, sigillando invece il suo spirito, assieme ad un’armatura forgiata appositamente, in un gigantesco cristallo, dopodiché lo scagliò nel mondo di Azeroth. Il cristallo con dentro Ner’zhul andò a schiantarsi sulla cima del ghiacciaio Icecrown, a Northrend; la curiosa forma del cristallo, che assomigliava ad un trono, gli valse il nome di Trono Ghiacciato. Nell’eventualità che Ner’zhul fosse scoraggiato dalla sua immobilità diede compito ai Nathrezim di aiutarlo nella sua missione, nonché di sorvegliarlo.
Il Re dei Lich ebbe successo dove gli orchi avevano fallito; i suoi servitori non morti sradicavano ogni possibile resistenza e poi resuscitavano i caduti inglobandoli nelle loro legioni. La forza del Flagello era semplicemente questa, ma riuscì a distruggere tutto il Reame Elfico di Quel’Thalas e buona parte de l Regno di Lordaeron preparando così la venuta della Legione. Quando Archimonde venne evocato ad Azeroth le restanti forze di Lordaeron non furono in grado di contrastarlo. Tuttavia, il Re dei Lich, conscio dell’odio dell’eredar verso gli immortali elfi della notte, tradì la Legione informando il cacciatore di demoni Illidan Stormrage del manufatto noto come Teschio di Gul’dan e facilitò la morte di uno dei più grandi tattici della Legione, Tichondrius, dando il primo colpo alla Legione che portò alla sconfitta nella battaglia del Monte Hyjal. Sebbene infuriato per la sconfitta e la morte di Archimonde, Kil’jaeden era intenzionato a prendersi la sua vendetta. Sapeva che il Re dei Lich si era liberato dal suo controllo, quindi si cercò una nuova pedina. Trovò così Illidan e gli disse, nonostante il suo ruolo nell’ultima sconfitta della Legione, che gli offriva una possibilità di incrementare il suo potere: se avesse distrutto il Trono Ghiacciato, e con esso il Re dei Lich, Kil’jaeden gli avrebbe conferito poteri che andavano oltre la sua immaginazione (sebbene non sia certo che il demone volesse poi rispettare il patto). Per prima cosa Illidan si guadagnò l’alleanza dei naga, che lo aiutarono a fuggire da Kalimdor e a recuperare l’Occhio di Sargeras, un altro potente oggetto magico. Con esso il Traditore iniziò un rituale volto a distruggere il ghiacciaio Icecrown, ma fu fermato dall’arrivo di suo fratello Malfurion che distrusse l’Occhio. Avendo così fallito il compito assegnatogli, Illidan andò a salvare l’amata Tyrande Whisperwind dalle grinfie dei non morti, e poi sapendo che la furia dell’eredar lo avrebbe presto raggiunto fuggì nelle Outland. Qui si alleò anche con gli elfi del sangue del principe Kael’thas Sunstrider, e prese possesso del Black Temple sottraendolo al demone Magtheridon e distruggendo i portali che permettevano ai demoni l’accesso a quel mondo, aperti da Ner’zhul molto tempo prima. Facendo ciò intendeva impedire a Kil’jaeden di seguirlo, ma l’eredar non era uno stupido: dato che il pianeta era stato abitato dai draenei e che vi risiedeva anche un agente della Legione (Magtheridon, appunto), sorvegliava di continuo il pianeta, e ben presto si presentò ad Illidan furibondo, ordinandogli di tornare ad Azeroth a finire ciò che aveva iniziato sotto la minaccia di eterne torture e sofferenze. Illidan però fallì un’altra volta, e il Re dei Lich esiste ancora, avendo giocato Kil’jaeden fondendosi col cavaliere della morte Arthas Menethil. La furia di Kil’jaeden verso Illidan prese la forma del mostruoso Doomwalker che assedia costantemente le porte del Black Temple, dimora del Traditore, ma il signore della Legione sta preparando altri piani.
L’eredar infatti, si alleò con Kael’thas che, tornato a Quel’Thalas, cercò di evocarlo ad Azeroth sfruttando il potere della giovane Anveena Teangue, incanalando il potere della ragazza (che altro non era che una trasfigurazione delle rimanenti energie del vecchio Sunwell), proprio all’interno del Pozzo situato a Sunwell Plateau. Kil’jaeden riuscì ad emergere dal Pozzo, ma alla fine, grazie al sacrificio di Anveena che diede la propria vita, fu riacacciato nel Twisting Nether da degli eroi.
Illustrazione immagine in evidenza di Wei Wang