Bentrovati ragazzi e ragazze in questo nuovo approfondimento riguardante la lore di Shadowlands! Oggi parleremo di Folk & Fairy Tales, il nuovo libro di World of Warcraft uscito da pochi giorni (in lingua inglese.) In particolare ci soffermeremo in uno dei racconti di questo nuovo libro, un testo che ci dona delle informazioni inedite ed apre nuove prospettive per quello che è il personaggio di spicco dell’attuale universo di Warcraft: Sylvanas Windrunner. Come sempre in questi casi quindi, seguiranno SPOILER!
Partiamo dall’inizio. Di cosa tratta questo racconto? Chi sono i suoi protagonisti? Innanzitutto dobbiamo fare una precisazione. Nel nostro racconto non vengono fatti nomi diretti né di personaggi, né di luoghi, ma viene tutto lasciato intendere (anche abbastanza facilmente.)
La storia inizia con il narratore che percepisce la morte di sua sorella. Sebbene, come abbiamo appena detto, non vengono fatti i nomi ne di una, né dell’altra, diventa chiaro che colei che sta raccontando la storia altri non è che Vereesa Windrunner e che questo stesso racconto sia ambientato poco dopo la morte di Sylvanas Windrunner per mano di Arthas durante la Terza Guerra. In questo preciso momento della storia, Vereesa aveva sposato il mago umano Rhonin ed era uno dei pochi sopravvissuti alla distruzione di Lordaeron e di Quel’Thalas da parte del Flagello. Troviamo Vereesa impegnata in prima linea nel conflitto dell’Alleanza contro il Flagello al momento della morte di Sylvanas, ma l’elfa sembra abbandonare il campo di battaglia per seguire una “canzone” che la conduce in un lungo e difficile viaggio verso una sorta di cimitero, nel quale troviamo le statue di due elfi, uno chiamato “rimpianto” e l’altro “accettazione”.
È interessante notare come, all’interno del libro, questa non sia l’unico racconto in cui un vivente segue un qualche misterioso suono che lo conduce verso i suoi cari ormai defunti. All’interno di Folk & Fairy Tales è infatti presente un’altra storia simile con protagonista un Vulpera.
In questo cimitero misterioso, Vereesa incontra lo Spirito Guaritore Elomia, che accetta di permetterle di entrare nelle Shadowlands per trovare sua sorella, promettendole di riportare l’anima di Sylvanas nel mondo dei viventi solo se Vereesa riuscirà a convincerla a lasciare l’aldilà di sua spontanea volontà. Ed è qui che il viaggio della più giovane delle Windrunner comincia. All’inizio di questo viaggio, Vereesa si ritrova in una “bellissima foresta” (che presumiamo essere Selvarden) ma non riesce a trovare l’anima di Sylvanas. Mentre l’elfa chiama il nome di sua sorella, essa si ritrova quindi a cadere in un luogo terribile e tortuoso. Anche in questo caso possiamo presumere di quale luogo si tratti: la Fauce.
Ed è proprio nel più terribile luogo delle Shadowlands che Vereesa incontra un altro personaggio, che nel racconto viene identificato come “L’Esiliato”. È ovvio che questo personaggio sia proprio il Carceriere. Quest’ultimo informa l’alta l’elfa che Sylvanas non si trova in quel luogo, aggiungendo poi due parole che potrebbero dare una nuova lettura a tutta la storia della Regina Banshee: “non ancora.” Tenete bene a mente questo elemento perché ci torneremo più tardi.
Andiamo avanti con il nostro racconto nel frattempo. Mentre il Carceriere le parla, Vereesa nota un lampo d’argento che salta dal suo palmo, il quale “nuota” via attraverso il fiume delle anime come un pesce. L’elfa è convinta che questo lampo d’argento sia proprio l’anima di Sylvanas, ed inizia così ad inseguire il “lampo dalla forma di pesce”, riuscendo infine a catturarlo. In quello stesso momento, il lampo si trasforma davanti agli occhi di Vereesa, prendendo la forma di Sylvanas per come era in vita. Tuttavia, il Carceriere arriva di nuovo che bandisce la giovane Windrunner dal suo regno, colpendo però prima con la sua arma la stessa Sylvanas, causandole apparentemente un grande dolore.
A questo punto Vereesa implora Sylvanas di seguirla, ma quest’ultima non ci riesce, poiché viene detto che “è contro le regole di questo luogo”. Il sogno di Vereesa termina qui e la ranger torna subito a combattere il Flagello. Attenzione però, perché la Windrunner si dimentica immediatamente del sogno fatto, che quindi non verrà mai raccontato a nessuno.
Questo che abbiamo appena letto è quindi il racconto presente in Folk & Fairy Tales, ma quali informazioni possiamo ricavare da esso? Cerchiamo di mettere un po’ di ordine.
La prima informazione che il racconto ci dà è che, presumibilmente, la destinazione dell’anima di Sylvanas in origine fosse Selvarden. La teoria secondo la quale l’anima della Regina Banshee non fosse destinata alla Fauce sin dall’inizio non è nuova, ed un indizio in tal senso viene dato nel racconto breve “Ai Confini della Notte“, quando Sylvanas intravede brevissimamente un aldilà pacifico prima di essere riportata nel mondo dei vivi da Arthas.
Sylvanas Ventolesto galleggia in un mare di benessere: piacevoli sensazioni fisiche, sostituite dalla purezza delle emozioni. Può afferrare la beatitudine, vedere la gioia e sentire la pace. Questo è il suo destino, l’Aldilà, il mare eterno in cui è caduta, dopo essere morta in difesa di Lunargenta. Questo posto è casa sua. A ogni reminiscenza, la memoria di questo luogo diventa più debole, il suono si allontana e il calore diminuisce. La visione assume i contorni sfumati di un sogno ricordato a metà. Eppure, con orribile chiarezza, finisce sempre allo stesso modo: lo spirito di Sylvanas viene strappato via. Il dolore è così intenso, che la sua anima ne risulta lacerata per sempre. Il volto ghignante di Arthas Menethil, con il suo sorrisetto sbilenco e gli occhi privi di vita, la sbircia mentre viene trascinata nuovamente nel mondo. La profana. Il ricordo di quella risata… della sua risata vuota… le fa accapponare la pelle!
Da “Ai Confini della Notte”
Da quello che abbiamo letto, il primo luogo che vede Vereesa è la foresta di Selvarden, ma in quel luogo non trova l’anima di Sylvanas. Questo perché, come leggiamo nell’estratto sopra, la stessa anima della Generale Ranger viene riportata nel mondo dei viventi da Arthas e dal potere di Frostmourne. Ma ecco che qui abbiamo l’elemento nuovo. Il “lampo d’argento” sembrerebbe essere una parte dell’anima di Sylvanas, che quindi non è stata imprigionata totalmente all’interno della potentissima spada runica.
Poniamo adesso l’attenzione su un altro aspetto che può emergere da questo racconto. Fino ad oggi, abbiamo saputo che il patto che Sylvanas ha stretto con il Carceriere sia avvenuto dopo la sua “seconda morte”, ovvero il suicidio ad Icecrown. Ma questa storia ci sembra suggerire tuttavia che Zovaal sia entrato in possesso di un frammento dell’anima della Regina Banshee già nel momento della sua prima morte. In questi mesi di Shadowlands siamo venuti a conoscenza che Frostmourne poteva creare danni permanenti alle anime e persino strappare frammenti dalle stesse. Esempio principe di questa cosa è l’anima di Uther, la quale come ben sappiamo è ancora danneggiata anche quando il paladino si trova a Bastione.
Dopo la lettura del racconto presente in Folk & Fairy Tales, possiamo presumere che la stessa identica cosa sia successa all’anima di Sylvanas, con un pezzo dell’anima preso da Frostmourne e un altro finito direttamente nelle mani del Carceriere, il quale è stato in grado di portarlo direttamente nelle Fauce senza preoccuparsi delle regole che governano la destinazione delle anime nelle Shadowlands.
Un altro elemento ancora che emerge da questo racconto è la visione (forse per la prima volta), di quanto sia abusiva e unilaterale la relazione tra il Carceriere e Sylvanas, con un tratto che viene a galla e si palesa chiaramente. Vediamo Sylvanas avere paura del Carceriere.
Ma l’uomo con il cuore vuoto non colpì me. Colpì lei. La testa appuntita di quella mazza scese nell’aria densa e vulcanica, […] Rimase a fissarla per un momento. Si strinse il petto, la bocca spalancata senza grida a riempirla. Poi barcollò. […] I suoi occhi scivolarono verso l’Esiliato e la paura si insinuò nella loro calma lucentezza argentea.
Da Folk & Fairy Tales of Azeroth
È inoltre chiaramente evidente che il possesso di questo frammento d’anima di Sylvanas non corrispondeva esattamente ad avere il totale controllo su di lei, ma è altrettanto evidente che il Carceriere aveva intenzione di avere entrambe le cose. E qui torniamo a quel “non ancora” che abbiamo detto sopra, che suggerirebbe proprio questo scenario.
“Non la troverai qui,” tuonò finalmente la sua voce. “Lo so,” mormorai. “Non potrebbe mai essere qui.” “Non ancora.” Qualcosa di simile alla sicurezza ed alla presa in giro ribolliva nel tono della voce.
Dialogo tra Vereesa ed il Carceriere, da Da Folk & Fairy Tales of Azeroth
E questa, ragazzi, è un’informazione nuova ma soprattutto fondamentale per il personaggio di Sylvanas, perché ci da una nuova prospettiva sull’incontro avvenuto dopo il suicidio ad Icecrown. Sylvanas credeva (come lo credevamo anche noi) di essere che la sua alleanza con Zovaal fosse iniziata in quel momento, ma questo racconto ci dice che in realtà il Carceriere aveva quel fine già da anni prima. Ed una domanda a questo punto sorge spontanea: quante volte Sylvanas ha fatto una “scelta” che non è mai stata veramente sua?
Ma c’è anche un altro aspetto che va attentamente analizzato, il quale può essere altrettanto importante: il frammento mancante dell’anima di Sylvanas.
Per tutta la durata del racconto, Vereesa si riferisce a Sylvanas con il nome di “Coraggio”, definendo invece se stessa come “Dolore”. Per un curioso caso (che ovviamente non è affatto un caso), troviamo una battuta del Carceriere in cui egli dice “Il coraggio non può essere trovato qui”, e quando Vereesa trova il frammento dell’anima di Sylvanas, quest’ultimo viene chiamato proprio “Coraggio”. E come se ciò non bastasse, ecco un altro elemento interessante. Questo frammento d’anima a questo punto non della Regina Banshee ma del Generale dei Ranger sembra amare tantissimo Vereesa, in un modo così viscerale quasi da sorprendere la stessa giovane Windrunner.
Coraggio annaspò per respirare aria. Ma trovò solo sangue e amore. Non lottò, ma mi tenne più stretta, accarezzandomi il viso con la mano, cercando di memorizzarmi, desiderando l’amore più della vita.
Da Folk & Fairy Tales of Azeroth
Tuttavia, vedere l’amore come parte del personaggio di Sylvanas non ci deve sorprendere, poiché ha fatto parte del personaggio per come l’abbiamo visto per diverso tempo, iniziando proprio dalla sua “origine”. In Warcraft III infatti abbiamo visto come il coraggio di Sylvanas fosse direttamente legato all’amore. A quei tempi era l’amore per la sua gente che la faceva combattere così ferocemente per proteggerli, non solo arrivando a sacrificare la sua vita, ma combattendo così a lungo, duramente e coraggiosamente prima della terribile punizione che Arthas decise di infliggerle. Ricordiamo tutti “dopo tutto ciò che mi hai fatto passare, la pace della morte sarà l’ultima cosa che ti concederò”, no?
Ma quell’episodio non è l’unico in cui è possibile vedere dell’amore (o una qualche sua forma) nel personaggio di Sylvanas. Può essere visto come un altro esempio in questo senso il rapporto della Regina Banshee con i Forsaken. È infatti indubbio che questi ultimi provassero una qualche forma di amore per la loro Regina e l’abbiano seguita ciecamente fino ai recenti eventi di Battle for Azeroth. Ma come possiamo interpretare questo amore? La sensazione è sempre stata che Sylvanas proteggesse e rendesse forti i Forsaken perché essi a loro volta erano la sua protezione e la sua forza.
Durante il corso degli anni (e delle espansioni) questo amore si è man mano ridotto, ma non è mai completamente scomparso. Sue tracce (benché piccole) possono essere intraviste nel rapporto con le sorelle… Si direbbe quindi che nel corso del tempo, l’amore di Sylvanas si è trasformato, diventando egoista. Certamente nel personaggio della Regina Banshee non troviamo più nessuna traccia di quell’amore eroico del Generale dei Ranger, ma è possibile che la “tortura” inflitta dal Carceriere a quel frammento abbia causato tale cambiamento in Sylvanas?
Ma spostiamoci ora brevemente proprio sulla figura di Zovaal. Da ciò che emerso finora in Shadowlands, noi sappiamo che, secondo gli Eterni, essi furono costretti ad imprigionare il loro stesso fratello nella Fauce a seguito di un tradimento. Tuttavia, il Carceriere suppone la tesi esattamente contraria. Ovviamente non sappiamo ancora quale delle due parti sia nel vero, ma in questo racconto l’ipotesi che Zovaal cerchi continuamente di manipolare il prossimo non può essere scartata, anzi. Il Carceriere ha infatti tutto l’interesse nel far si che Vereesa perda ogni speranza nei confronti di Sylvanas.
“La famiglia è solo un titolo per coloro che possono ferirti in modo più penetrante degli altri”, disse, e la sua voce divenne improvvisamente morbida, morbida come la cenere rimasta alla fine della distruzione. “I consanguinei mi hanno tradito per questo scopo. Non muoverei un dito per il bene delle loro anime. Né dovresti farlo tu. Non c’è legame nel sangue che unisce, ma solo in quello che viene versato. Devi andartene. Il coraggio non può essere trovato qui.”
Il Carceriere a Vereesa. Da Folk & Fairy Tales of Azeroth
Un tratto caratteristico del design del Carceriere è sicuramente il buco al centro del suo petto. Ebbene, nel nostro racconto viene accennato anche questo aspetto, in un modo piuttosto curioso…
“Ho un buco nel cuore”, dissi gentilmente. I suoi occhi ardenti bruciavano inespressivi nei miei. Scintille arancioni dai milioni di fuochi della landa desolata rotolarono nell’aria, scomparendo nell’abisso del suo petto. “Lo hanno tutti”, disse lentamente. “È solo che il mio è facile da vedere.”
Dialogo tra Vereesa ed il Carceriere. Da Folk & Fairy Tales of Azeroth
Per concludere, ci resta un’ultima domanda da porci. Quanto può essere affidabile questo racconto? Un elemento che distingue questa storia dalle altre presenti in Folk & Fairy Tales è sicuramente che essa sia inedita. La maggior parte dei racconti del libro sono presentati come “favole” che vengono raccontati ai bambini, o intorno ai fuochi da campo – letteralmente fiabe popolari di Azeroth spesso “raccontante ai bambini per farli addormentare”. La nostra storia, tuttavia, è raccontata dal punto di vista diretto di Vereesa Windrunner, eppure finisce con lei che se ne dimentica immediatamente prima di poterla condividere con chiunque.
Con questi elementi in mano si potrebbe azzardare ad affermare che la storia di Vereesa sia effettivamente canonica. Dato che nessuno su Azeroth ha sentito questa storia, l’unico pubblico che potrebbe esistere siamo noi, i giocatori di World of Warcraft. Come se fossimo noi stessi i destinatari di questa “rivelazione”. Ai più arguti però potrebbe essere sorta una domanda… è possibile che Vereesa abbia realmente viaggiato nelle Shadowlands piuttosto che averle semplicemente sognate?
Questa teoria è da escludere. Questo perché nel racconto viene detto che l’alta elfa subisce dei cambiamenti fisici evidenti durante il suo viaggio, che tuttavia non sono presenti al momento del “risveglio”. Oltre a ciò, il cimitero da cui parte tutta la storia sembra non essere presente su Azeroth e quindi non realmente esistente. Tutto questo comunque non esclude un’altra possibilità, che al contrario potrebbe essere molto probabile. Quello di Vereesa Windrunner potrebbe essere stato si un sogno, ma al tempo stesso una visione reale delle Shadowlands e di ciò che stava accadendo in quel preciso momento lì.
Se così fosse, è possibile che vedremo in futuro Vereesa prendere attivamente parte nella storia di Shadowlands e questo ricordo venga in qualche modo riattivato? È possibile che questo racconto costituisca davvero una base per il tanto chiacchierato (e da alcuni temuto) redemption arc di Sylvanas? Il nuovo raid sarà fondamentale per avere delle risposte… non possiamo far altro che aspettare…
N.B. Questo articolo è una traduzione e rielaborazione di un articolo di Wowhead.com
Illustrazione in evidenza di Cherlin Mao.
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