I Cacciatori di Demoni amano rimarcare i propri sacrifici, ma c’è forse un personaggio della storia recente di Azeroth che ha davvero sofferto più di chiunque altro. Sto parlando di Koltira Deathweaver, Alto Elfo caduto durante l’invasione del Flagello a Quel’Thalas per mano di Thassarian, Cavaliere della Morte del Re dei Lich. Fu lo stesso Thassarian a far risorgere Koltira perché servisse tra le fila di Ner’zhul prima e di Arthas poi. L’Elfo, dopo la nascita dei Cavalieri della Spada d’Ebano e il recupero della sua volontà propria, decise di unirsi all’Orda laddove Thassarian, diventato ormai suo amico e compagno d’arme, si riunì invece all’Alleanza. E proprio questa scelta costò caro al Cavaliere. Dopo aver combattuto Arthas e aver partecipato alla sua caduta, guidò le forze dell’Orda alla Battaglia di Andorhal dopo il Cataclisma, ma stipulò una tregua momentanea con il suo vecchio alleato Thassarian che invece guidava le truppe dell’Alleanza.
Alla fine della battaglia, l’allora Lady Sylvanas – non ancora Warchief, ma come capo dei Reietti con cui Koltira si era affiliato – chiese conto a Koltira di questa tregua, accusandolo di debolezza e di tradimento. Per questi motivi, Sylvanas lo imprigionò nelle segrete di Undercity, allo scopo di piegarne l’animo e di insegnargli a dimenticare gli amici e servire i suoi veri signori – nello specifico, la Dama Oscura e i Reietti prima che l’Orda.
Koltira è rimasto prigioniero per anni. Solo durante la Terza Invasione della Legione (quindi, nell’espansione Legion) fu liberato da una strike-force guidata da Thassarian per volere del nuovo Signore della Morte dei Cavalieri della Spada d’Ebano. Koltira si unì alle forze dei Cavalieri contro la Legione, ma non volle mai parlare dei suoi anni di prigionia, sebbene sembra che la sua forza d’animo non sia mai venuta meno.
Illustrazione in evidenza di Wuika