Il Sacro Silver Hand
Al contrario di quel che si può pensare, quello del Silver Hand è un ordine relativamente giovane. Fondato all’alba della Seconda Guerra per difendere Azeroth dall’avanzare dell’Orda, tutti conosciamo le gesta che furono compiute dall’ordine nel corso del conflitto e di come esse furono decisive per la vittoria dell’Alleanza di Lordaeron. Ma quali sono i fondamenti del Silver Hand? Quali sono i suoi princìpi, quale la sua missione, quali le sue credenze? Cerchiamo di rispondere insieme a tutte queste domande.
Il nostro viaggio parte da alcune parole arcaiche della lingua umana: “Esarus thar no’Darador”, che significa “per il sangue e l’onore, noi serviamo”. Queste parole sono il motto del Silver Hand, ed esse sono ricorrenti in moltissimi tomi religiosi sparsi in tutta Azeroth e perfino su statue ed altre sculture commemorative. Ma quel che davvero contraddistingue i paladini del Silver Hand è la loro formalità. Essi hanno praticamente migliaia di rituali e cerimonie per qualsiasi occasione. Per un paladino dell’Ordine qualsiasi atto, anche il più umile, che serva ad aiutare il prossimo viene direttamente dalla Luce Sacra, ma una tale devozione non è certamente esente dai suoi lati negativi. Diversi paladini sono inciampano infatti nell’ipocrisia e non raro che la fede di alcuni sfoci addirittura nel fanatismo, di cui il più celebre esempio è rappresentato senza dubbio dalla Crociata Scarlatta. Un tratto positivo, è sicuramente il fatto che non bisogna essere necessariamente nobili per diventare un paladino ed entrare nell’Ordine. Il Silver Hand accetta infatti uomini e donne di qualsiasi estrazione sociale, ed un esempio in questo senso è rappresentato da Ser Thomas Thomson, il quale era figlio di contadini. Inoltre, tutti i membri una volta all’interno dell’Ordine diventano fratelli e sorelle, ed alcuni possono persino cambiare nome. Inoltre, una volta ottenuto il proprio destriero, i paladini del Silver Hand danno loro un nome, seguendo un’antica tradizione ereditata dai cavaliere e dai nobili del Regno di Lordaeron, dando al cavallo il nome di una qualità che essi ammirano. Esempi in questo senso sono Invincibile e Risoluto, rispettivamente i nomi dei destrieri di Arthas Menethil ed Uther the Lightbringer.

Ma con quali occhi il Silver Hand guarda alla battaglia? Ebbene, anche in questo aspetto i paladini dell’Ordine hanno un approccio molto ritualistico, concentrandosi più sull’atteggiamento che si portava in battaglia che sui meccanismi reali del combattimento con la spada. Ciò tuttavia non toglieva nulla alla loro proverbiale risolutezza. Ogni membro del Silver Hand carica in battaglia i nemici sul proprio destrieri, usando principalmente spade e martelli da guerra, ma anche mazze, asce, scudi e aiutandosi ovviamente con i loro libram. Ma perfino in questi frangenti concitati ci sono delle regole da seguire. Durante un combattimento all’ultimo sangue, il Sacro Codice dell’Ordine chiede al paladino di concedere una tregua al nemico se egli crolla, poiché massacrare un nemico caduto nel bel mezzo di un singolo combattimento è indiscutibilmente disonorevole. Inoltre, essi non possono uccidere alcun nemico che non possa difendersi, in particolare qualcuno addormentato o privo di sensi, poiché la macchia sarebbe troppo grande per i loro giuramenti.
Ma il Codice non si ferma solo alla battaglia, ma le sue regole abbracciano praticamente qualsiasi eventualità. Ad esempio, prima di una pericolosa missione, i Paladini del Silver Hand non corrono rischi, con il leader del gruppo che dà il suo sigillo di comando al secondo nel caso succeda loro qualcosa. Se il leader muore, il secondo in possesso del sigillo di comando sale al rango del predecessore, prendendo così il comando delle truppe. Aspetti fondamentali che un paladino del Silver Hand non deve mai dimenticare sono poi rispetto e pietà. Un membro dell’Ordine non maltratta mai i suoi prigionieri, e non nega loro alcun diritto fondamentale, compreso il cibo, le bevande e il diritto di difendersi dando la propria versione dei fatti. Durante l’interrogatorio, disapprovano la pratica della tortura o della brutalità, chiedendo invece all’imputato di confessare o cercando di negoziare con lui. In caso di completo rifiuto, i paladini del Silver Hand usano la Luce per far rispondere i loro prigionieri alle loro domande, costringendoli a dire la verità anche se ciò è spesso molto doloroso.
Come abbiamo accennato poco fa, non ci sono vincoli di estrazione sociale per entrare nel Silver Hand. Tuttavia, gran parte dei membri dell’Ordine ha nobili origini, ma ogni singolo paladino ha la stessa risolutezza del suo fratello o della sua sorella all’interno dell’Ordine. Vale la pena poi soffermarsi un attimo alle celebri e splendide armature indossate dai paladini. La più nota, l’Armatura del Giudizio, è pensata per apparire simile alla veste di un Inquisitore, e c’è uno specifico motivo per cui è così. Essa infatti non rappresenta l’aspetto difensore dei santi cavalieri, ma quello dominante e senza volto della giustizia e del giudizio, poiché in un paladino del Silver Hand c’è di più che un’armatura splendente, in egli troviamo la risolutezza della Luce e della giustizia.
Ovviamente, regole esistono anche in caso di tradimento. In questi casi o con atti contrari alle regole dell’Ordine, i paladini possono essere scomunicati (il più celebre caso in questo senso fu quello di Tirion Fordring.) Dopo essere stati processati, i loro poteri dati dalla Luce vengono spogliati, ed i condannati vengono quindi banditi dall’Ordine ed esiliati. Sebbene una situazione del genere sia capitata solo poche volte, ogni paladino ne ha una paura mortale.

Ma veniamo adesso a ciò che davvero muove il cuore di un paladino del Silver Hand: la fede.
Come braccio armato della Chiesa della Luce Sacra, il clero dell’Ordine è rinomato per diffondere la bontà nei suoi fedeli. Questi nobili guerrieri impiegano sia un forte potere militare che potenti magie sacre nella difesa dei loro regni. Dotati delle antiche armi e armature dei loro antenati, vagano di città in città raddrizzando i torti della società. Sebbene l’Alleanza di Lordaeron sia quasi andata in pezzi, il Silver Hand è comunque rimasto sempre in piedi, ed i suoi membri non hanno mai smesso di impugnare l’acciaio contro i nemici di Azeroth.
Ogni paladino dell’Ordine è ovviamente seguace è devoto alla Luce Sacra, con le Tre Virtù (rispetto, tenacia e compassione) a fare da stella polare per ogni paladino. Ogni membro del Silver Hand le applica in ogni momento della sua vita per rendere il mondo un luogo che tutti possano apprezzare; un mondo di onore e giustizia. Compassione, pazienza, coraggio significano per un paladino tanto quanto la forza in battaglia, e il sacrificio è una componente chiave in ciò che serve per sostenere i propri doveri. Tutto questo perché ogni paladino del Silver Hand deve sempre mostrarsi degno di servire la Luce e non dimenticare mai le virtù che lo rende ciò che è.
Da tutto ciò che abbiamo detto finora nasce quindi la missione dell’Ordine, il quale nel corso del tempo è arrivato anche a rappresentare un simbolo di unità per tutti i popoli di Azeroth. Difendere i deboli, combattere l’Oscurità, rendere il mondo un posto migliore, questa è la missione di ogni paladino del Silver Hand. Indossare l’armatura e combattere i nemici in tempi di guerra e mettere le vesti per diffondere la speranza e gli insegnamenti di Alonsus Faol nel popolo in tempi di pace.
Da ciò che abbiamo detto, possiamo quindi concludere dicendo che quella del paladino del Silver Hand è una missione per la vita, un cammino di speranza e di giustizia che accompagna i membri dell’Ordine in ogni angolo di Azeroth.
IN ALTO: I membri fondatori del Silver Hand. Illustrazione di Jiang Feng.