La Battaglia del Massiccio Roccianera fu una delle più sanguinose e decisive battaglie della Seconda Guerra, combattuta tra le varie razze dell’Alleanza di Lordaeron e l’Orda degli Orchi, alle pendici dell’omonima montagna nelle Steppe Ardenti. Avvenuta circa 7 anni dopo l’apertura del Portale Oscuro, la battaglia vide le due fazioni scontrarsi per la supremazia sui Regni Orientali.
Per oltre un anno, Alleanza ed Orda avevano combattuto una guerra brutale in tutto il continente. Tuttavia, con la sconfitta strategica della fazione rossa durante l’assedio della capitale di Lordaeron, l’Alleanza iniziò ad avere sempre più una posizione di vantaggio. L’allora Warchief Orgrim Doomhammer si ritirò successivamente con le sue forze a sud, radunandosi presso la roccaforte principale dell’Orda situata a Roccianera per prepararsi a quello che, con tutta probabilità, sarebbe stato l’atto conclusivo del conflitto.
Anche se la vittoria finale nella Seconda Guerra rimase in bilico durante tutto il conflitto, gli eventi che accaddero durante l’assedio alla città capitale di Lordaeron finalmente permisero ad una delle contendenti di assicurarsi il sopravvento. Tradito dallo stregone Gul’dan e sconfitto dai suoi nemici dell’Alleanza, il Warchief Orgrim Doomhammer fu infine costretto a interrompere il suo tentativo di conquistare la capitale. Successivamente l’Orda iniziò un lungo ritiro da Lordaeron stessa, sperando di riorganizzarsi a sud e riuscire a salvare la propria campagna militare.
Anduin Lothar, il “Leone di Azeroth”, aveva comandato gli eserciti dell’Alleanza sin dalla nascita di quest’ultima e aveva combattuto con l’Orda in lungo e in largo per il continente. Comprendendo che la vittoria si trovava adesso a portata di mano, Lothar inseguì spietatamente gli orchi in ritirata, liberando il Regno nanico di Khaz Modan lungo la strada. Sostenuto da queste nuove razze ( i Nani e gli Gnomi che si unirono rapidamente all’Alleanza), l’esercito di Lothar continuò la sua avanzata. Intanto, dopo essersi assicurati che Lordaeron fosse stata ripulita dalle ultime le forze dell’Orda ancora lì presenti, il Paladino Uther ed suoi uomini si unirono a Lothar e al principale esercito dell’Alleanza.
Anche Doomhammer riconobbe che la conclusione della guerra era imminente e che una battaglia finale avrebbe presto deciso il destino della sua Orda e del suo popolo. Con questo in mente, il Warchief ordinò di fermare la ritirata, e cominciò a radunare le sue forze e fortificare la sua posizione in uno dei più potenti baluardi dell’Orda su Azeroth: il Massiccio Roccianera nelle Steppe Ardenti.
L’Orda ora aveva bisogno di rinforzi dai quali potesse attingere, e Doomhammer inviò dei messaggeri nel mondo di Draenor per convocare i clan rimasti indietro durante l’iniziale invasione di Azeroth. Inoltre, gli ordini furono inviati a Zuluhed del clan Dragonmaw a Grim Batol per radunare eventuali draghi rossi rimasti ancora lì (compresa la loro regina Alexstrasza) e portarli alle Steppe Ardenti. Infine, messaggi furono inviati anche al clan dei Black Tooth Grin, che al momento stava ancora tornando via mare dopo aver ucciso Gul’dan nella Tomba di Sargeras. Questi furono informati della posizione attuale dell’Orda e sollecitati ad affrettarsi lì in previsione dell’imminente battaglia.
Intanto, nonostante l’azione di ostruzione da parte del clan dei Guerci Sanguinari, la marcia dell’Alleanza a sud proseguì a un ritmo impressionante, aiutata in gran parte dalle azioni dei Paladini del Silver Hand. In poco tempo, e troppo presto per i gusti di Doomhammer, l’esercito sotto Anduin Lothar arrivò alle Steppe Ardenti. Non restava altra scelta, se non quella di prepararsi per la battaglia finale che avrebbe deciso le sorti della Seconda Guerra.
Doomhammer osservò così il vasto esercito dell’Alleanza, migliaia e migliaia di uomini, che iniziava a farsi strada nella regione delle Steppe, avvicinandosi sempre più alla posizione dell’Orda. Il comandante degli orchi non attaccò immediatamente il nemico; l’Orda era in inferiorità numerica (anche se non di molto) ed i rinforzi da Draenor non erano ancora arrivati. Attaccato durante il viaggio per mare dalla flotta del Grand Ammiraglio Daelin Proudmoore, il clan dei Black Tooth Grin non sarebbe arrivato in tempo, così come i Guerci Sanguinari e le forze da Draenor. Anche il clan Dragonmaw non era ancora arrivato da Grim Batol ed i loro draghi erano disperatamente necessari per vincere la battaglia.
Anduin Lothar non perse tempo e sistemò rapidamente le sue unità attorno alla roccaforte nemica, iniziando quello che sembrava a tutti gli effetti un assedio. Sebbene la guglia fosse protetta da formidabili cancelli, l’Alleanza si mise immediatamente al lavoro con le proprie armi d’assedio, martellando implacabilmente le difese orchesche.
Nonostante Doomhammer fosse profondamente turbato dal corso che aveva preso la guerra durante gli ultimi mesi, egli si rifiutò di disperare e darsi per vinto in questo momento di crisi. Invece, fu risoluto a combattere i suoi nemici con tutta l’energia che riuscì a raccogliere, anche se questo avesse portato ad una morte certa, ma comunque onorevole. Il Warchief radunò così la sua gente entro i confini del Massiccio. Ricordò loro il potere dell’Orda, le molte vittorie che avevano conseguito e la natura decisiva della battaglia che li aspettava. Esortò ciascuno di loro a mostrare la propria devozione alla causa gettandosi sugli eserciti dell’Alleanza prima che lo facesse il nemico.
Mentre le forze di Lothar si stavano ancora preparando per un assedio, le porte della Montagna si spalancarono improvvisamente e le guarnigioni dell’Orda invasero il campo di battaglia. Sebbene sapesse di non poter sconfiggere l’Alleanza attraverso i meri numeri, Doomhammer adottò un nuovo piano che riteneva potesse ancora assicurare la vittoria. Avendo osservato molto della cultura umana durante la guerra, il Warchief era convinto che se fosse riuscito ad uccidere il Comandante dell’Alleanza, il resto delle truppe nemiche avrebbe perso il morale e si sarebbero sgretolate. Così, ordinò una carica per crearsi un sentiero diretto verso Anduin Lothar, e guidò personalmente l’attacco alla testa della sua guardia d’élite.
Le truppe di Lothar, benché numericamente molto più di quelle dei loro avversari, furono completamente ignorate dall’assalto improvviso e inaspettato. L’Alleanza si era in gran parte preparata ad aspettare l’Orda, e gli orchi ora si erano impossessati delle loro linee d’assedio in mezzo al caos iniziale. In poco tempo, la carica di Doomhammer aveva raggiunto la posizione di Anduin Lothar, ed il leggendario comandante accettò la sfida piuttosto che fuggire. Così, Lothar e Doomhammer, Comandante Supremo dell’Alleanza e Warchief dell’Orda, iniziarono un epico duello, mentre la Battaglia del Massiccio Roccianera imperversava attorno a loro.
Tuttavia, man mano che il loro scontro progrediva, una sorta di silenzio cadde sull’area e ogni soldato cominciò a guardare, paralizzato, mentre i due leader si scontravano ancora e ancora con la spada e il martello. Entrambi i guerrieri erano praticamente alla pari, e l’esito della lotta rimase incerto per dei lunghissimi minuti. Alla fine, tuttavia, la forza pura, la giovinezza e la ferocia di Orgrim Doomhammer gli valsero il sopravvento. Con un colpo del suo leggendario martello da guerra, il Warchief distrusse lo spadone di Lothar, riducendo il Comandante in ginocchio. Con un ultimo colpo, Orgrim posò la sua arma sul cranio di Lothar, uccidendolo all’istante. Il Leone di Azeroth era caduto, la vittoria dell’Orda era ormai ad un passo.
Doomhammer si affrettò a proclamare la sua vittoria a coloro che lo guardavano, e dopo aver assistito all’esito di quella lotta titanica, i guerrieri dell’Orda si ritrovarono ispirati dal loro Warchef ed iniziarono ad inneggiare alla loro grande vittoria. Intensificarono il loro assalto, spingendo spietatamente contro le truppe dell’Alleanza ora demoralizzate dalla morte del loro Comandante. Con Lothar ucciso davanti ai loro occhi, molte delle truppe dell’Alleanza cominciarono a disperarsi e persero la volontà di combattere. La resistenza all’attacco degli orchi era seriamente a rischio di collasso, quando il secondo del Leone di Azeroth, il paladino Turalyon, decise di agire.
Il giovane aveva agito come luogotenente di Lothar dall’inizio della Seconda Guerra, e (come molti) aveva guardato al suo comandante come una guida ed un’ispirazione. Tuttavia, vedere il suo amico e mentore ucciso davanti ai propri occhi, non ebbe su Turalyon l’effetto rovinoso che sperava Doomhammer. Armandosi dei suoi valori come Paladino del Silver Hand, e comprendendo che cedere al dolore non avrebbe riportato Lothar indietro né vendicato la sua morte, Turalyon rivolse invece la sua attenzione alla situazione intorno a lui.
Egli radunò i suoi uomini sulla scia della morte di Lothar prendendo il controllo delle forze dell’Alleanza, ed in quel momento, Turalyon scatenò finalmente i suoi poteri legati alla Luce Sacra, che per molto tempo non era mai riuscito ad invocare. La Luce irradiava dalla sua persona, accecando coloro che lo circondavano (incluso lo stesso Orgrim Doomhammer) e costringendo gli Orchi ad indietreggiare. Senza esitazione, raccolse la spada spezzata di Lothar da dove era caduta e disse a Doomhammer che avrebbe pagato per i suoi crimini contro questo mondo e la sua gente. In risposta, Doomhammer sollevò il suo martello accettando la sfida ma Turalyon, guidato ora dalla Luce Sacra, lo disarmò con la lama della spada spezzata. Sorpreso e riconoscendo la sua fine, Doomhammer abbassò la testa per accettare la morte.
Turalyon, invece, scelse di colpire l’orco con la parte piatta della lama, facendolo cadere in ginocchio prima di perdere i sensi accanto al corpo di Lothar, quindi chiamò i suoi alleati attorno a lui per riunirsi insieme in quell’ora buia, come Lothar avrebbe fatto e si sarebbe aspettato da ciascuno di loro. Il giovane paladino ricordò loro perché l’Alleanza era stata creata, e perché si trovavano in quel luogo. Avevano bisogno di fermare l’Orda, per evitare che facesse ancora del male ai loro cari e al loro mondo. Per l’Alleanza e per Lothar, Turalyon esortò tutti coloro che erano lì riuniti a combattere con lui per la vittoria finale.
Alla fine, Turalyon si rivolse a Doomhammer ed ai suoi soldati, condannandoli per le loro azioni e promettendo loro una rapida morte, fatta eccezione per lo stesso Warchief che sarebbe stato processato nella capitale che aveva tanto disperatamente desiderato di conquistare.
Con la speranza e la fede ritrovate, i soldati dell’Alleanza si esibirono in un grande grido di battaglia prima di schiantarsi contro le ormai terrorizzate linee dell’Orda. Lo stesso Turalyon guidò e caricò e diede il primo colpo, con i suoi compagni paladini al suo fianco. Gli eserciti degli Orchi si sciolsero rapidamente sotto il rinnovato assalto, la loro organizzazione e disciplina ormai in gran parte disintegrata. Alcuni fuggirono a nord, est e ovest per sfuggire alla morte, mentre molti altri si precipitarono nella direzione del Portale Oscuro, cercando di fuggire verso Draenor.
Sotto gli ordini di Turalyon, le truppe dell’Alleanza sopraffecero gli ultimi soldati dell’Orda, disarmandoli ma non uccidendoli. Come ringraziamento per averlo spronato durante tutta la Guerra ed in particolar modo durante quella battaglia, il giovane Paladino diede al “collega” Uther il soprannome di “the Lightbringer”, mentre tra i cadaveri degli orchi stregoni, uno dei comandanti dell’Alleanza, Alexandros Mograine, trovò uno strano cristallo oscuro, che decise di prendere e portare con sé.
Doomhammer venne condotto in catene per le strade della capitale di Lordaeron dagli eserciti dell’Alleanza con Turalyon ora alla loro testa, e con la popolazione festante di Lordaeron ad acclamarli. La Battaglia del Massiccio Roccianera, così come la Seconda Guerra, era finita. E l’Alleanza aveva vinto.
Illustrazione in evidenza di Wei Wang
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