La società orchesca è sempre stata caratterizzata da una vita che non si fatica a definire spartana. Di conseguenza, il popolo degli Orchi è da sempre particolarmente pragmatico ed essi non hanno generalmente alcuna esitazione nell’uccidere per proteggere se stessi o il loro clan. In questa cultura, indipendentemente dal sesso o dallo status sociale, molta importanza è data alla prestanza fisica e la debolezza è spesso considerata una grave “colpa”. Questo perché nella società orchesca la debolezza di uno contamina la forza di tutti ed è punibile con la più grande umiliazione che un orco possa ricevere: l’esilio.
Per diversi clan comunque, esistono personalità diverse; Thrall ed i Lupi Bianchi sono noti per aver portato una certa dose di misericordia e compassione all’interno dell’Orda, cambiamento che si è avuto già nel gentile trattamento di Go’el verso i peoni, una volta visti come una sub-razza spregevole. D’altra parte tuttavia, restano tutt’oggi clan come i Cantaguerra che si aggrappano ancora alle rigide tradizioni spartane apprezzate dalla prima Orda nata sul pianeta Draenor.
Eppure, indipendentemente dalle loro affiliazioni ai vari clan, gli Orchi premiano l’onore sopra ogni altro aspetto della loro vita. In primo luogo per rendere onore al loro clan (e, per estensione, all’Orda) ed in secondo luogo per renderlo a se stessi ed al loro senso di autostima come individui. Allo stesso modo, l’ospitalità è considerata uno dei più grandi onori che possono essere concessi. Gli Orchi ed i Tauren, ad esempio, sono diventati velocemente grandi alleati proprio in virtù del fatto che il popolo di Mulgore ha offerto volentieri rifugio agli Orchi in quella che era, per questi ultimi, una terra estranea, oltre alla loro totale assistenza indipendentemente dal costo che essa avrebbe avuto per gli stessi Tauren.
Da quando Thrall assunse la guida dell’Orda comunque, non vi è più alcuna discriminazione tra i sessi nella società orchesca. Le donne sono in grado di perseguire le stesse scelte di vita degli uomini, assumere posizioni di potere e ci si aspetta anche che rispondano alla chiamata alle armi. Forza (sia fisica che mentale), coraggio, iniziativa ed indipendenza sono inoltre tratti preziosi in tutti gli Orchi. Tradizionalmente, i bambini sono visti principalmente come figli dei propri genitori, ma essi vengono spesso cresciuti come “figli del clan”. Tuttavia, a causa della recente espansione politica dell’Orda, questa tradizione si è andata man mano perdendo, con una visione della famiglia ora più “nucleo-centrica” rispetto al passato.
A questo proposito, una tradizione degli Orchi su Draenor consisteva in una cerimonia per i neonati del clan. I genitori del bambino si ritrovavano in uno specchio d’acqua vicino all’accampamento con l’intero clan che osservava dalla riva. La madre avrebbe consegnato il bambino al padre, che poi avrebbe sollevato il piccolo verso il cielo e l’avrebbe proclamato suo, attraverso se stesso ed il di lui padre, ed avrebbe presentato il bambino per le benedizioni del clan. Il capo del clan avrebbe quindi preso il bambino e dichiarato quest’ultimo sotto la sua protezione, con la speranza di portare onore e gloria a tutto il gruppo. L’erede del capo avrebbe quindi dato la benedizione al piccolo. Alla fine, l’anziano sciamano avrebbe chiesto la benedizione degli Spiriti Elementali e Selvaggi ed avrebbe pregato affinché anche gli Antenati vegliassero sul neonato.
Esisteva però anche l’altra faccia della medaglia di questa tradizione. In alcuni clan infatti, se il bambino appariva malato o fragile, sarebbe stato invece annegato, nella maggior parte dei casi dal padre. I clan Roccianera e Tritaossa erano i più propensi a praticare quest’usanza senza scrupoli, mentre i Lupi Bianchi decisero di ripudiarla, considerandola crudele e barbarica.
Generalmente, gli Orchi iniziano l’addestramento con le armi all’età di sei anni quando hanno quasi raggiunto le dimensioni di un umano adulto. In seguito, raggiunti i dodici anni, essi sono considerati abbastanza forti da combattere e vengono autorizzati a partecipare alle battute di caccia. Questa è anche l’età in cui diventano pronti per il rito dell’ “om’riggor” ovvero il passaggio all’età adulta che “apriva le porte” al corteggiamento.
Nella società orchesca, grande importanza è data al sangue. Per un orco, esso rappresenta il legame definitivo. Il sangue lega giuramenti, sancisce alleanze e segna il vero guerriero in combattimento. Contaminare un legame di sangue è ancora oggi uno dei peggiori crimini immaginabili.
Inoltre, gli Orchi sono attualmente uno dei popoli con il tasso di natalità più alto in tutta Azeroth.
La spiritualità orchesca prende la forma di una fede animistica che ha strani parallelismi con le pratiche dei Kaldorei. Gli sciamani Orchi traggono il loro potere dagli Spiriti della Natura, gli Elementi, formando un legame intimo con il mondo che li circonda. Questa consapevolezza ha portato gli Orchi nel corso del tempo a scoprire la vera natura della loro razza, poiché essi hanno preso coscienza di poter vivere in armonia con il mondo molto più facilmente rispetto a molte altre razze.
Un altro elemento caratteristico di questa società è stato a lungo quello della schiavitù. Questa pratica è storicamente esistita nelle prime società degli Orchi e nonostante nei tempi moderni sembra essere caduta sempre più in disuso, essa è ancora presente, sebbene non sia chiaro quanto sia realmente diffusa. Nonostante il lavoro di Thrall per garantire che la pratica della schiavitù venisse debellata dalla società orchesca, essa è rimasta comunque presente in piccole comunità restìe ad abbandonare i vecchi costumi. Inoltre, la schiavitù non riguardava i soli Orchi ma spesso coinvolgeva anche prigionieri delle altre razze, sia dell’Orda che dell’Alleanza.
C’è da dire comunque che questi schiavi erano spesso criminali che scontavano così la loro pena, alcuni venendo addestrati come gladiatori per combattere nelle arene di tutta Azeroth (dopo la Seconda Guerra).
E’ molto suggestivo però, che proprio da uno schiavo, Thrall, sia partita la rinascita dell’Orda dopo lunghi anni bui.
Illustrazione in evidenza di Jeremy Chong